SIMON'S POV

Ormai è passata mezz'ora da quando Julia se ne andata, o meglio Zack l'ha trascinata fuori. Non riuscivo a credere ai miei occhi, non avrei mai pensato di poterlo rivedere. Spero che non pensi ancora che faccia le merdata che facevo prima. Chissà se avrà detto la verità a Julia, ma credo proprio di no, lo si capiva dalla sua espressione confusa che non stava capendo nulla. Vive ancora nel dolore ma non lo sa e farà ancora più male quando scoprirà tutto, la sua forza si sbriciolerà come la rimanenze del suo cuore, ma io le starò affianco come lei ha fatto con me.
"Simon" è Sofie. Ormai la conosco bene per quante volte sono venuto qui, triste da dire.

"Si" mi alzo e spero che tutto vada bene. Prego i suoi occhi castani di darmi una buona notizia e che le sue uniche parole siano 'sta bene'. Si avvicina e chiudo gli occhi come se stessi per spegnere la candelina mentre esprimo un desiderio. Dimmi che sta bene, dimmi che sta bene, dimmi che sta bene ti prego. Le gambe mi iniziano a tremare per la tensione e il terrore che non dica quelle due piccole parole che pur piccole mi salveranno.
"Sta bene" sento la sua voce pronunciare questa frase e sbarro gli occhi. Sta bene! Ha detto che sta bene! Gli occhi iniziano di nuovo a lacrimarmi e la abbraccio

"Grazie!" dico tra i suoi capelli biondi

"Non abbiamo fatto nulla, lo sai che è forte" oh si che lo so.

"Posso vederla?" dico sciogliendomi dall'abbraccio

"Certo" mi sorride e apre la porta della stanza. Zoe è stesa sul letto avvolta tra le coperte.

"Piccola principessa Zoe" dico tra le lacrime stringedole la piccola manina morbida. Apre piano piano gli occhietti chiari e mi sorride

"Fratellone" la sua voce debole, è distrutta.

"Come va piccola?" le lacrime scorrono ma devo essere forte

"Bene ma tu non piangere"

"Si vedi non piango più piccola principessa!" e tolgo le lacrime rimaste sorridendo

"Tu non devi piangere! Tu sei il mio re e i re non piangono!"

"Hai ragione principessa!"

"Lo so!" e ride. Quei piccoli pezzi di cuore si riuniscono ogni volta che la vedo ridere. La mia forza è lei, tutto quello che faccio e sono è per lei. Sbadiglia e si strofina gli occhi, è stanchissima.

"Piccola Zoe è meglio che dormi ma ti prometto che appena aprirai gli occhi troverai me affianco. Annuisce e chiude gli occhi sprofondando nel sonno e nella tranquillità.

"Mi occuperò io di lei tranquillo" mi dice Sofie quando esco dalla stanza.

"Grazie!"

Esco dall'ospedale e prendo l'auto diretto a scaricare tutta la mia rabbia sugli unici colpevole della sofferenza di Zoe.

"Zia!!!" sbatto il pugno sulla porta di casa di zia Margaret.

"Cosa vuoi Simon!" sbraita

"Tu! Perché hai lasciato Zoe a casa da sola!!!" sono incazzato nero ma lei rimane impassibile

"L'ho lasciata solo 10 minuti a casa e poi quando sono ritornata c'era solo il tuo lurido padre collassato sul tavolo, allora sono ritornata a casa" è tranquilla, come se tutto fosse normale

"Tu devi badare a Zoe, lo capisci! Non la puoi lasciare neanche un minuto da sola perché potrebbe venire mio padre ubriaco fradicio da un momento all'altro e farle del male! Ti avevo chiesto di fare una sola cosa!"

"Cosa le potrà mai fare?" ora basta, giuro che ora la uccido

"Zoe soffre di attacchi di panico lo capisci!!!"

"È solo colpa tua se ne soffre!" quelle parole mi lacerano l'anima come se un pugnale ha trapassato le mie carni. Scaravento il vaso affianco a me in preda alla rabbia. Non capisco più niente: rabbia, dolore, timore, odio, ansia. Mi sto distruggendo piano piano. Ha ragione cazzo, ha ragione! È stata solo colpa mia! Tiro un pugno al muro sfiorando il viso di mia zia. Incontro i suoi occhi ma sono sempre gli stessi, maledettamente indifferenti.

"Esci fuori da casa mia!"

"Questa non è casa tua stronza" mi dirigo verso la porta sputando per terra per dimostrare il mio schifo verso di lei. Non si merita nulla di tutto questo, di tutto quello che ha fatto zio Chuck. Sbatto la porta e ritorno in macchina.

Finalmente a casa, ma mi aspetta ancora un'altra faccia di merda da vedere.

Entro spedito in cucina ma non c'è nessuno, solo una bottiglia di vodka vuota. Sento nei rumori nel salotto e vedo mio padre seduto a terra disperato. Tutta la rabbia che avevo si sta trasformando in pena e odio.

"Esci di qui" la mia voce è ferma e profonda

"Mi dispiace" sussurra tra le lacrime "Mi dispiace"

"Esci subito da questa casa!" continua a piangere.

"Mi dispiace" si volta verso di me e mi supplica con i suoi occhi nocciola.

"Esci fuori!" ripeto a voce più alta e rabbiosa. Si alza ancora piangendo e barcolla verso l'uscita. Il rumore della porta si propaga nella stanza per poi lasciare spazio a un silenzio assordante. Solo. Mi sento così ora. Terribilmente solo. Altri rumori aleggiano in casa, sono forti, potenti, profondi, scanditi, tristi, tormentati, esausti. Continuo a dare pugni sul muro senza sosta, devo scaricare tutta la rabbia e l'ira. Le mie nocche sono di nuovo intrise di sangue con alcune parti violacee per i colpi di prima.

Zoe sta soffrendo.

Un pugno.

Mio padre è solo un peso disastroso.

Un pugno.

Io sono disastroso

Un altro pugno

Io ho causato il dolore di Zoe.

Un altro ancora

Io sono un fallimento

Uno più debole

Sono rotto

Accarezzo la parete e appoggio le spalle ad essa scivolando e atterrando sul pavimento.
Sono rotto, ancora.

Sono rotto, ancora

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