"Zoe!" urlo ma non mi risponde.

"Zoe ti prego!" inizio a piangere. Non posso perdere lei! Lei no!

"Zoe!!!" la supplico. Ora apre gli occhi, sì ora li apre e inizia a ridere perché sono cascato nel suo scherzo. Sì ora li apre.

"Zoe" ma non mi risponde.

Esco fuori di casa con ancora in braccio Zoe e mi dirigo in macchina al pronto soccorso. Sto correndo come un pazzo, ma non mi interessa. Devo salvarla.

Corro verso l'entrata e Sofie mi viene incontro

"Cosa succede?!"

"Non lo so. Ha avuto un attacco, poi si è calmata e infine è svenuta. Non risponde e non capisco se respira ancora. Non so che fare, ti prego aiutami, non posso perdere anche lei!"

"Sta calmo Simon ci penso io a lei. Farò di tutto per farla stare bene" annuisco e le porgo il piccolo corpicino.

Tutto a causa sua! Tutta colpa di quello stronzo bastardo, ma anche mia. Dovevo essere lì con lei! Dovevo proteggerla! E invece ero a fare la passeggiata con quella! Stupido, stupido, stupido! Tiro un pugno al muro e il sangue inizia a scorrere sulle nocche come le lacrime sul mio viso. La mia piccola principessa. La mia dolce sorellina. Non se lo merita! Non si merita di stare così, non si merita di avere un padre del genere, non si merita di avere un fratello così stronzo, non si merita tutto questo dolore e sofferenza... Non si merita questa vita! Tiro un altro pugno, e un altro, e un altro ancora. La mano inizia a farmi male ma non me ne frega. Sono stato uno stronzo, stupido, menefreghista bastardo! È tutta colpa mia! La rabbia cede il posto al dolore. Le lacrime continuano a scorrere imperterrite solcando il mio viso. Mi appoggio a muro e rimango lì a sperare. Sperare che la mia sorellina si riprendi, sperare che quel bastardo non si presenti mai più, sperare che tutto vada meglio, sperare un po' di felicità e spensieratezza, sperare che Zoe viva la sua infanzia felice e non triste, sperare ad un futuro migliore... ad una vita migliore. Rimango lì a pregare che tutto vada meglio, infondo posso fare solo questo ormai, pregare.
Una mano si poggia sulla mia spalla, mi volto piano e incontro quelle due pupille color ghiaccio.

"Julia?"

"Cosa succede? Perché sei qui?" la sua voce trema e ha gli occhi sbarrati, sembra che non abbia mai visto qualcuno piangere.

"Nulla" sussurro

"Non è nulla Simon!" il suo tono è deciso

"Mia sorella ha avuto un attacco di panico e mentre la tenevo in braccio per calmarla è svenuta! Sei contenta ora?! È stata solo colpa mia! Io la devo proteggere, invece ero a fare una scampagnata felice e spensierato mentre lei soffriva!" sbotto.

"Ti senti meglio?"

"Cosa?!" ma che cazzo dice?!

"Ti sei sfogato" scuoto la testa e ritorno a fissare il pavimento. Ha ragione però, mi sento più libero, anche se di pochissimo, infondo mia sorella è ancora là dentro e non so come sta.

"Non è colpa tua" sussurra

"E invece sì!"

"No!" quasi urla "poteva succedere in qualunque momento e non ha avuto l'attacco a causa tua e di' grazie che sei arrivato in tempo per portarla qui! Che sei riuscito a salvarla!" il suo sguardo è quasi arrabbiato. Ha ragione, di nuovo.

"Vieni" mi prende per mano e mi porta fuori.

"Tieni" mi dice porgendomi una sigaretta. Iniziamo a fumare. Chiudo gli occhi sperando che sia tutto un brutto incubo, ma li riapro e mi accorgo che è tutto vero. Faccio tiri sempre più lunghi, per fare più del male ai miei polmoni, per fare male a me stesso. Mi volto verso di Julia e sta facendo lo stesso anche lei. Chiude gli occhi, butta fuori e reintroduce quel veleno nel corpo.

"Aspetta ma perché tu sei qui?!" ora me lo chiedo

"Perché hai le nocche ricoperte di sangue?" dice fissando la mano in cui ho la sigaretta

"Perché ho dato dei pugni al muro"

"Capito. Io non ti rispondolo stesso" sorride. Antipatica, odiosa, stronza. La guardo male.

"Perché mio fratello è stato picchiato"

"Da chi?!"

"Non si voleva far vedere neanche in faccia e secondo te mi ha detto chi l'ha ridotto in quelle condizioni?!"

"Okay va bene stai calma!"

"Come stai?" mi chiede seria

"Verità o bugia?"

"Bugia..."

"Bene tu?"

"Verità o bugia?"

"Bugia"

"Bene grazie"

Continuiamo a guardare davanti a noi. L'aria fredda mi ricorda le mie lacrime sul viso, facendomi sentire debole. Una mano stringe la mia, causando una piccola fitta di dolore ma non fa nulla. Mi volto e osservo le nostre dita intrecciate e poi salire per vedere il viso di chi la stringe. Continua a fissare davanti a sé e le circondo più forte la piccola mano. Sembra così debole e indifesa, ma è tutto il contrario. È forte, tenace quasi indistruttibile, anche se ha dei momenti di debolezza ma sa nasconderli bene... vorrei essere come lei. Fisso le nostre mani unite. Mi sento meglio come se lei mi avesse trasmesso un po' della sua tenacia. È forte e io debole...
Come fa? Questa domanda continua a girare nella mia testa, come le foglie d'autunno in preda al vento vorticoso.

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