Entro in camera mia e riprendo la lametta. Ha torto Joseph, non sono forte, sono più debole di un fiore sotto una tempesta, di una barchetta in balia della rabbia dell'oceano, di un foglio immerso nel fuoco... tutti questi oggetti sono destinati a rovinarsi o a scomparire, proprio come me. Le lacrime iniziano ad uscire dai miei occhi di ghiaccio; ormai conosco a memoria il percosso che intraprendono sul mio viso: alcune escono dal lato dell'occhio e scendono giù, accarezzandomi la guancia altre dalla parte interna dell'occhio che scorrendo arrivano alla bocca, facendomi assaggiare il sapore del dolore. Premo, premo sempre più forte sulla mia pelle, sui miei polsi ormai rigati da piccoli fiumiciattoli di sangue. Il mio braccio sembra un quadro di Pollock, la mia mente uno di Van Gogh, confuso, il mio animo uno di Monet, malinconico e io uno di James Ensor, sola. Lancio la lametta e continuo a piangere.

7:00. Spengo la sveglia e mi alzo. Osservo i miei polsi e sono inguardabili. Basta, non posso continuare a fare questa merda. Basta con tutto questo dolore. Devo essere forte per Joseph, per Zack, per i miei genitori, ma soprattutto per me stessa. Inizio a prepararmi e per fortuna a casa non c'è nessuno. Mi guardo allo specchio e ho un aspetto orribile, gli occhi gonfi, le labbra rosso sangue e delle occhiaie enormi. Coprirò tutto col trucco.
Arrivo finalmente a scuola. Fumo una sigaretta, un po' di ossigeno finalmente. Prima ora: storia. Monotona; l'uomo ha fatto sempre una cosa sola: guerre. Mi piace la materia ma la odio allo stesso tempo per i suoi argomenti. Le ore procedono tranquille, nessuna presentazione, nessuna interrogazione, nulla di nulla. Di Simon neanche l'ombra per foruna mentre Mary e Marcus si sono fatti vedere eccome.

"Allora esci dai! Ti prego, ti prego, ti prego!" siamo usciti da scuola e Mary mi sta assillando

"Non lo so Mary, non lo so!" forse ho usato un tono troppo brusco perché ha cambiato espressione, è triste quasi.

"Facciamo così, dammi il tuo numero così ti farò sapere okay?"

"Si!" i suoi occhi si illuminano di felicità. È una ragazza dolcissima e tenera, è davvero difficile dirle di no.

"Ciao!" la saluto dopo averle dato il mio numero e mi dirigo verso la macchina, ancora rovinata. Vedo da lontano Simon alle prese con la sua bici. Ha una t-shirt bianca, dei pantaloni neri strappati e le solite vans nere. Alcune ciocche bionde gli cadono sulla fronte mentre sforza i suoi muscoli per staccare la catena dalla bici

Se studiassi così tutte le materie avresti già tre lauree

Ah ah ah simpaticata

Sei giustificata dai, è troppo bello

Odioso

Odioso ma bellissimo

Si va beh hai ragione tu

Salgo in macchina e arrivo a casa cercando di andare velocemente in camera senza farmi vedere da nessuno

"Julia" merda.

"Joseph" dal mio tono e sguardo si capisce benissimo che sono arrabbiata.

"Devo parlarti siediti" sposto la sedia del tavolo e mi ci siedo

"So tutto" scatta verso di me con gli occhi intrisi di timore "perché ci vuoi abbandonare anche tu?"

"Io non vi abbandonerò Julia, non lo farei mai"

"Allora perché non ti vuoi curare" alzo la voce e le lacrime vogliono mostrarsi, ma mi trattengo

"Julia la chemio è pesante e mi distrugge davvero, ma mi distruggerebbe di più lasciarti. Principessa mia io non ti abbandonerò mai e lotterò con tutto me stesso contro questa malattia per riuscire a stare anche un giorno in più con te"

"Joseph" inizio a piangere

"Non pinangere piccola mia, non piangere. Io sarò sempre con te, sempre. Non ti lascerò mai" annuisco con le lacrime che continuano a scendere

"Però devi promettermi una cosa. Se qualcosa andrà storto tu devi rimanere forte capito. Devi essere sempre forte e non ti devi far fermare da niente e nessuno. Devi sorridere sempre perché sei bellissima quando lo fai. In questi mesi ti ho visto poche volte felice e questo non va bene. I tuoi genitori non ci sono più ma in realtà sono sempre con te, qui" punta il mio petto "nel tuo cuore. Ma sono anche nell'aria che respiri, nel fiore che nasce tra le crepe dei muri, nei raggi di sole che riscaldano tutti gli animi, negli uccelli che volano liberi nel cielo, nelle onde dell'oceano. Loro non sono nella tomba, loro non sono lì" inizio a piangere più forte

"Vieni qui principessa" allarga le braccia alzandosi e io lo abbraccio forte nascondendo la testa nel suo petto. Mi accarezza la nuca rilassandomi e finalmente il mio singhiozzo e il mio pianto si calmano.

"Qualunque cosa accada sii forte. Promesso?"

"Promesso. Ma anche tu devi promettermi una cosa: quando avrai qualcosa da dirmi, dimmelo e basta, non me lo tenere nascosto"

"Promesso" Il mio cellulare squilla. Un messaggio. Mary me ne ero completamente dimenticata!

-Ciao Julia sono Mary. Allora cosa fai oggi pomeriggio?-
Guardo lo schermo ferma. Cosa faccio?

"È una tua amica?" mi chiede premuroso Joseph

"Si"

"Ti ha chiesto di uscire?" Annuisco

"Ma tu non sai che fare vero?"

"Sei un chiromante o leggi nel pensiero fammi capire!" ridiamo

"Esci"

"Non so..."

"Esci Julia, divertiti non ti costa nulla. Dai fidati di me"

"Va bene"

"Brava la mia principessa! Ora va a prepararti dai"

"Okay. Hai bisogno di qualcosa?"

"No tranquilla. Vai ora dai!"

-Ciao Mary a che ora ci vediamo?-

-Tra mezz'ora allo skate park!!! xoxo-

-Okay a dopo-

-A dopo-

Vado in camera e inizio a prepararmi. Allora devo andare ad uno skate park quindi per forza vans e abbigliamento casual. Un pizzico di mascara e sono pronta. Quanti ricordi ho legati a quel posto, ma non posso ripensarci, non posso permettere al passato di distruggere il presente; devo dimenticare.

"Ci vediamo dopo!" saluto Joseph ed esco fuori casa.

Devo essere forte ora e continuare la mia vita. Sono stata troppo tempo nel buio freddo è ora di uscire alla luce.

LETTERSWhere stories live. Discover now