Capitolo 16: Halo

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Perché ti voglio bene veramente

E non esiste un luogo dove non mi torni in mente

E avrei voluto averti veramente

E non sentirmi dire che non posso farci niente

Fisso un punto indefinito mentre il vento leggero mi scompiglia i capelli, sono distesa sull'erba bassa nei pressi della riva del lago a bearmi del silenzio rilassante che mi permette di liberare la mente da tutti i pensieri negativi. Ogni tanto lancio un piccolo sasso nell'acqua facendogli fare un gran tonfo e creando delle circonferenze concentriche che si ritirano immediatamente all'interno come il mio povero cuore che sembra essere stato risucchiato da un vortice. Non è facile pensare lucidamente in questo momento, mi sento vuota, devastata e lacerata. Ogni volta che ripenso a Noah non faccio che sentirmi in colpa, nonostante tutti continuino a ripetermi che non è colpa mia, che sarebbe successo comunque e non avrei potuto fare nulla, pensare che io ero al piano di sotto mentre il mio fratellino moriva mi uccide. Mi sento come fossi in balia del mare, è un sentimento estraneo, oscuro, che ti distrugge l'anima portandoti all'esasperazione. E' come gettarsi nell'oceano gelido e lottare contro corrente, è riscendere sempre più in basso e non riuscire più a risalire in superficie, respirare diviene impossibile. Cercare invano di sopravvivere aggrappandosi alla disperazione, ma alla fine trovare la resa risulta meno assurdo, meno doloroso e sono costretta ad abbandonarmi alla forza del mare che mi fa scendere giù nei suoi fondali più oscuri esamine, fredda, vuota.

Mi sistemo una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio per poi asciugare una lacrima amara posatasi sulla mia guancia. Sento freddo anche se il sole è cocente, mi sento sola anche se ad una centinaia di metri è pieno di gente, sento una forza misteriosa dentro di me urlare, ma nessuno può udirla al di fuori di me. Afferro la scatolina di Diazepam dall'astuccio dentro la mia borsa ed estraggo una pillola per poi farla scivolare giù in gola chiudendo gli occhi. 'Solo pochi minuti e tutto passerà' penso stringendo le gambe al petto e poggiando il viso sulle ginocchia 'Andrà tutto bene' mi consola la mia coscienza, forse anch'essa troppo in pena per me per potermi rimproverare. "Andrà tutto bene" sussurro al vento abbandonandomi ad un pianto liberatorio, disperato, infelice.

"Dove sei stata? Ti ho cercato dappertutto!" afferma Antoine una volta arrivata all'accampamento, continua a fissarmi in attesa di una risposta mentre io scrollo semplicemente le spalle e mi siedo sull'erba bassa con la schiena poggiata su un tronco

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"Dove sei stata? Ti ho cercato dappertutto!" afferma Antoine una volta arrivata all'accampamento, continua a fissarmi in attesa di una risposta mentre io scrollo semplicemente le spalle e mi siedo sull'erba bassa con la schiena poggiata su un tronco. "Sono andata a fare un giro" sussurro prendendo tra le dita una ciocca del miei capelli e rivolgendole la mia totale attenzione. Sento i suoi passi decidi farsi spazio tra l'erba fino a fermarsi a qualche metro da me, alzo lo sguardo per trovarlo ad osservarmi con un grosso cipiglio sul viso e le braccia incrociate in cerca di una spiegazione. "Che c'è?" sbotto stizzita "Adesso non posso neanche fare un passo senza prima chiederti il permesso? Ti ricordo che ho vinto la scommessa, quindi non hai alcun potere su di me" gli punto il dito contro infuriata più con me stessa che con lui per poi alzarmi e fare qualche passo nella direzione opposta alla sua. "Ero preoccupato per te, e poi quando avresti vinto sentiamo?" domanda alzando gli occhi al cielo e muovendo le braccia in un gesto teatrale "Quando sono riuscita a montare da sola la mia tenda" puntualizzo avvicinandomi a lui di qualche passo con fare prepotente. Lui si abbandona ad una risata amara per poi far ricadere le mani sulla vita "Okay, come vuoi tu, te l'ho già detto, non ha senso parlare con te, devi sempre averla vinta tu" sbuffa girando i tacchi e lasciandomi impalata a fissarlo mentre si allontana velocemente seriamente incazzato.

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