Capitolo 6: Revenge

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"Partiamo domani mattina alle sei" mi avverte Antoine tra un boccone e l'altro, lo guardo come se avesse appena bestemmiato ed inspiro profondamente "Antoine possiamo partire anche ad un orario più convenevole, non è necessario partire all'alba" r...

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"Partiamo domani mattina alle sei" mi avverte Antoine tra un boccone e l'altro, lo guardo come se avesse appena bestemmiato ed inspiro profondamente "Antoine possiamo partire anche ad un orario più convenevole, non è necessario partire all'alba" rispondo cercando di mantenere la calma. Posso vedere i suoi occhi irritati alzarsi al cielo e le sue labbra stringersi in due linee sottili per poi nascondersi all'interno della sua bocca. "Voglio dire" continuo notando la sua espressione seccata "Non abbiamo degli orari prestabiliti, non perdiamo mica il treno se partiamo un po' più tardi" pronuncio girando la forchetta nel piatto. "Perché devi sempre ribattere su qualsiasi cosa io abbia da dire" risponde infastidito "Non ti va mai bene niente" continua facendomi rabbuiare. "Okay, come vuoi tu, partiamo all'alba" rispondo sconfitta, ma dalla sue espressione posso capire che non si aspettava una simile risposta, per quel poco che mi conosce avrebbe sicuramente immaginato che avrei combattuto fin quando non avrei vinto io. "Come mai sei così docile stasera?" mi fissa con aria insistente facendomi perdere un battito nel momento in cui porta le labbra al sue bicchiere con una movenza tremendamente seducente "Niente" rispondo semplicemente continuando a guastare la meravigliosa ratatouille preparata da Antoine apposta per me. "Ti ho stregata con la mia cucina" pronuncia battendo le mani, ed un sorriso giocoso gli increspa le labbra facendomi sorridere istintivamente 'No, sono stati i tuoi occhi' avrei voluto rispondere, ma mi limito a portare gli occhi al cielo e fare cenno negativo con la testa "No, credo sia stata la tua innata modestia" lo prendo in giro facendolo ridacchiare. Continuiamo a mangiare e l'enorme casa si riempie di un silenzio piacevole, solo il rumore delle forchette o dei bicchieri poggiati sul tavolo di tanto in tanto riescono a destarlo, ma il tutto è tremendamente pacifico.

"Sembri molto allegra stasera" dice Antoine rompendo il silenzio che si era creato "E non hai neppure voluto bere del vino" constata facendomi sorridere "Mi piace stare in tua compagnia" ammetto per poi pentirmene subito dopo quando un sorriso malizioso scopre i suoi bellissimi e perfetti denti bianchi "Ah si?" dice ammiccando "E come mai?" chiede. 'E' tutta colpa tua' mi rimprovera la mia coscienza 'Devi sempre parlare troppo' continua facendomi sospirare "Non c'è un motivo, è piacevole parlare con te, non sei come gli altri" decido di ammettere ormai rassegnata. Lui scruta il mio viso e il suo silenzio vuole incitarmi ad andare avanti "Nel senso, sembri sincero, rispetto a tutte le altre persone che conosco, non hai un secondo fine" il suo sguardo da stupito diventa confuso ed io mi maledico mentalmente per aver forse rivelato troppo. "Che vuoi dire, con non hai un secondo fine?" mi chiede, ed io sento il sangue congelarmi nelle vene quando la risposta alla sua domanda mi porterebbe a rivelare la mia identità facendolo scappare via da me per sempre. 'Menti' mi suggerisce la mia coscienza, e per la prima volta mi trovo d'accordo con lei. "La maggior parte dei ragazzi che conosco non mi avrebbero di certo portato a casa sua per mangiare della ratatouille, sono sicura che avrebbero preferito fare altro, ma tu non stai facendo assolutamente niente per farmelo pensare" e questa è davvero una mezza verità, perchè lui non si sta comportando affatto come se volesse approfittarsi di me se non della mia compagnia. "Non sono il tipo di ragazzo minet" mi rassicura portandosi poi il bicchiere alle labbra, "L'avevo intuito" rispondo facendolo sorridere. "Sei così innocente" mi scruta così intensamente che posso sentire il mio cuore battere così forte da far vibrare la mia gabbia toracica "Sei così pura ai miei occhi, che non ti torcerei neppure un capello per paura di rovinarti" la sua voce così roca e bassa è troppo per il povero cuore che galoppa in modo sconsiderato costringendomi a tenere le braccia strette al petto per paura di vedermelo catapultato fuori da un momento all'altro.

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