Capitolo 18.

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«Pronti? Via!», urlò Malfoy, poi partimmo tutti.
Stavo volando il più veloce possibile, tenendo la pluffa e seminando Rosier e Zabini.
Volai a slalom e lanciai la pluffa nell'anello centrale.
«Wood!», urlò Malfoy, «non puoi non parare un tiro così!».
Stava urlando da due ore, ed era diventato abbastanza insopportabile.
Se facevo goal Amelia era un pessimo portiere, se non lo facevo ero una pessima cacciatrice.
Lo stesso valeva per glia altri cacciatori.
In ogni caso, tutti ricevevano strigliate per non ‘star giocando bene’.
L'unico immune a questo trattamento era Al, che girava per il campo cercando il boccino.
Per completare il bellissimo quadro, pioveva anche.
«Ci porterai alla sconfitta! Hai saltato anche due allenamenti! Perderemo per colpa tua!», urlò di nuovo.
«Ora basta!», urlai, stanca di quel comportamento, «siamo qui da due ore sotto la pioggia, con te che non fai altro che urlare! Amelia ha saltato gli allenamenti perché è stata con la febbre. Anzi, ce l'ha ancora, e ce l'avremo anche noi se continuiamo a stare qui! Pensi che questi impermeabili ci proteggano? Beh, ti sbagli.».
Era lunedì, era passato solo un giorno dalla festa, ed io e lui non ci eravamo più rivolti la parola.
Ma magari ci fossimo limitati a quello.
Gli sguardi che ci scambiavamo erano assassini e le frecciatine erano taglienti.
«Non parlarmi così!», sbottò.
Di tutto quello che avevo detto -solo la verità!- lui aveva fatto caso solo al tono?!
Com'è odioso!, pensai.
«Parlo così perché è la verità!».
«Bene, se pensi che ti stia facendo perdere il tuo prezioso tempo, allora va' via!», urlò.
«È quello che farò!», scattai.
Scesi in picchiata ed atterrai.
Se non avessi tenuto molto alla mia Nimbus 2023 Plus, l'avrei sbattuta a terra per fare più effetto.
Invece mi limitai a camminare verso gli spogliatoi.
«Weasley! Torna in dietro!», mi urlò il biondo ossigenato da dietro.
Per tutta risposta lo ignorai.
«Weasley, se fai un altro passo, dimenticati di giocare la partita questo sabato!», urlò ancora più forte, nonostante fosse atterrato anche lui.
«Ah si? E sentiamo, chi pensi di prendere come cacciatore? La riserva che, guarda un po', è anche lei ammalata?!», dissi, girandomi di scatto, con tono di superiorità.
Intanto tutta la squadra era atterrata e spostava lo sguardo da uno all'altro, come in una partita di tennis.
«La nostra riserva, anche da ammalata, è migliore di te!», sibilò il furetto.
«Si beh, allora fa' giocare lei! Poi però non azzardarti a lamentarti quando la squadra perderà contro Grifondoro e James non farà altro che umiliarci, anzi, umiliarti!», replicai.
«Stai sicura che con me non perderemo!».
«Non dubito della tua bravura, ma di certo non potrai vincere con sette giocatori ammalati.».
A darmi corda, Amelia starnutí.
Scorpius sobbalzò a quel suono.
Rimase qualche secondo in silenzio, poi, riluttante, disse: «Bene, ragazzi, per oggi basta così! Riprenderemo quando il tempo permetterà, ora andate a farvi una doccia calda e poi tornate al castello. E vedete di non prendere freddo!».
Tutti mi rivolsero un'occhiata piena di gratitudine, poi uno ad uno andarono verso gli spogliatoi.
Mi voltai per andarci anche io, ma fui afferrata per il braccio.
Mi girai di scatto ed il viso di Malfoy era a due centimetri dal mio.
«Weasley, non provare mai più a mettere in dubbio il mio ruolo di capitano!», sibilò.
Il suo alito era fresco e sapeva di menta.
Odorava di pino e limone.
Ma non era quello il momento di pensare al suo odore.
«Beh, Malfoy, non è colpa mia se oggi non hai la testa per ragionare.
E poi, qualcuno doveva pur dirti che stavi combinando un casino, prima di ritrovarci sabato con tutti i giocatori ammalati ed una grande umiliazione da sopportare per il resto dell'anno, no?», dissi, con un sorrisetto, allontanandomi da lui.
Sapevo di avere ragione.
«Si beh, ma così mini la mia autorità!».
«Qui nessuno vuole ‘minare la tua autorità’, ma dovresti capire che essere capitano non ti dà il diritto di fare come ti pare, mettendo così a repentaglio la nostra vittoria e, soprattutto, la nostra dignità! Essere capitano è un compito importante, e si devono mettere da parte tutti i rancori personali.», risposi, fiera delle mie parole.
«E tu che ne sai di cosa vuol dire essere capitani?», domandò, squadrandomi.
«Ero capitano di una delle squadre, a Beauxbatons. So cosa vuol dire esserlo, ed ho la stoffa e la grinta giusta, anche per tenerti testa.», chiarii.
«Beh, spero per te che tu mantenga questa grinta per quando dovrai rubare la pluffa al tuo fidanzatino.
Oppure quando lo vedrai la tua “grinta” svanirà come hai fatto la sera della festa?», disse, con tono schifato.
Ah, lui era quello schifato? Faceva sul serio?
Lui che appena mi ero girata un attimo aveva preso a strusciarsi con una biondina qualunque?
Insomma, sapevo di non avere nessuna esclusiva su di lui solo perché mi aveva accompagnata, ma allora neanche lui poteva dire niente.
«E tu attento a non colpire uno di noi con i bolidi mentre sbavi per la biondina.», dico, con lo stesso tono.
«E tu stai attenta che le mani di Parker non finiscano sul tuo corpo, anzi che sulla pluffa.»
«E tu non lasciare il campo a metà partita per andare a giocare individualmente con Bree la pecora!».
Questo lo spense, e non gli permise di replicare.
Rimase in silenzio qualche secondo in silenzio, poi annullò nuovamente le distanze.
«Gelosa, Weasley?», sussurrò, alzando un sopracciglio.
«Ti piacerebbe, Malfoy.», sussurrai anche io.
Eravamo tanto, troppo, vicini.
I nostri nasi si toccavano e le nostre bocche erano pericolosamente vicine.
Di nuovo quell'odore buonissimo di menta mi invase le narici.
Anche tutto sudato e bagnato per via della pioggia, era affascinante.
Posò le sue mani sui miei fianchi e mi spinse contro il suo petto.
La sensazione delle sue mani su di me, però, non era fastidiosa, anzi.
Era un tocco delicato, ma allo stesso tempo saldo e forte.
Mi aveva attirata a sé in modo possessivo e sicuro, ma le sue mani non avevano mai perso la delicatezza.
La sue dita si insinuarono nei miei capelli, in una morbida carezza.
I nostri respiri erano sempre più affannati.
Si avvicinò ancora di più e..
«Guardate chi abbiamo qui! Questo è il campo di Quidditch, cuginetta, non un posto per una fantastica dichiarazione d'amore sotto la pioggia!», disse la voce di James, che era a meno di un metro da noi, con tutta la squadra.
Mi ricordai che il nostro turno di occupare il campo finiva alle sei, e sicuramente erano lì per quello.
Gli allenamenti per la partita.
Era il loro turno.
James aveva uno sguardo disgustato, Dominique e Lily malizioso, e Roxanne, la mia cara cugina che aveva il ruolo di battitore, abbastanza sorpreso.
«Però cuginetta, potevi scegliere meglio.», continuò James.
Provai a scostarmi, ma le mani di Scorpius mi avvicinarono di nuovo a lui.
«Pensa ad allenare la tua squadra, Potter, così almeno quando perderete potrete dire di averci veramente provato.», disse Scorpius, freddo.
James rise.
«Perdere? E come pensi di farci perdere, baciando mia cugina in mezzo al campo a metà partita?», disse.
«Noi non-», iniziai, ma fui interrotta dal biondo, che disse: «Tu non preoccuparti di me e tua cugina, pensa ad allenarti e prova a convincerti che vincerai, in fondo si sa che l'importante è crederci.».
«Vuoi scommettere, Malfoy?», chiese beffardo James.
«Malfoy, non fare cretinate.», sibilai.
«Cosa ci giochiamo?», rispose lui per nulla preoccupato, come se non avessi nemmeno parlato.
«Dopo la partita, tutti i componenti della squadra che perderà, dovranno bere il Veritaserum davanti a tutta la scuola, e la squadra vincente potrà fare ogni tipo di domanda, a chi vorrà, finché l'effetto non svanirà.», disse mio cugino, sempre pronto a fare giochetti del genere.
«Intrigante, Potter.», disse Malfoy.
«Non ci provare, Malfoy!», sussurrai, piazzandomi davanti a lui.
«Spostati.», disse, guardandomi negli occhi, mettendomi le mani sulle spalle e spostandomi di lato.
Tornai nella mia posizione iniziale.
«Devo ricordarti che abbiamo il portiere ammalato ed anche le riserve?», sussurrai, per non farmi sentire da James e la squadra, «Ricordi il discorso dell'essere capitano? Non puoi mettere in ridicolo la squadra per il tuo orgoglio nei confronti di mio cugino!».
«Allora, piccioncini, dateci una risposta o andate ad amoreggiare da un'altra parte, noi dobbiamo allenarci.», disse James.
«Malfoy.», lo guardai negli occhi.
Non l'avevo convinto.
«Scorpius.», sussurrai.
Mi guardò intensamente, poi mi scostò di nuovo.
«Va bene.», disse.
Tirai un sospiro di sollievo per il fatto che mi avesse ascoltato.
«Accettiamo la sfida.», disse, tendendo la mano a James.
Mi cascò la mascella.
Il “va bene” non era affatto per me.
James la strinse.
«Ora andate a consumare il vostro amore da un'altra parte. Devo allenare bene la mia squadra, perché non ho solo intenzione di farvi perdere, ma di stracciarvi!», esultò James.
«Ci vediamo in campo, Potter. Preparati alla sconfitta», disse il furetto.
«Non ne sarei così sicuro, Malfoy.», replicò mio cugino, prima di girarsi e salire in volo, seguito dal resto della squadra.
Io mi incamminai furiosa verso gli spogliatoi.
«Weasley!», mi venne dietro il biondo.
Continuai a camminare, ignorandolo.
«Lo so che siete una ventina di Weasley, ma io sto parlando con te!», disse, prendendomi per il braccio.
Mi girai di scatto ed urlai fuori tutto quello che avevo trattenuto davanti agli altri.
«Ah, adesso mi prendi in considerazione?! Prima non mi sembrava nemmeno che sapessi della mia esistenza, visto che mi hai ignorata completamente ed hai accettato una sfida che non possiamo vincere!», urlai.
«Vedo che hai molta fiducia nella tua squadra!», disse, sprezzante, «Che c'è, non ci consideri all'altezza dei tuoi preziosi cugini?!».
«Non è affatto così, so che siamo un'ottima squadra, ma, se non te ne sei accorto, Amelia ha la febbre, così come le riserve, e noi in questo mese non ci siamo esercitati quasi per nulla, al contrario di loro, che lo hanno fatto giorno e notte. Inoltre, pur volendo esercitarci di più in quest'ultima settimana, il tempo non lo permette. Si può dire tutto di James, ma non che non prende il Quidditch seriamente. Per lui conta tantissimo e ha fatto allenare i suoi giocatori ogni fottuto giorno di questo fottuto mese. Noi invece, noi ci siamo lasciati andare.», sbottai.
«Mi stai dando la colpa?!», chiese, inviperito.
«Non ti sto dando la colpa per gli allenamenti mancati, ero con te quando facevamo i compiti di pozioni, ma ti sto dando la colpa di aver condannato la squadra ad essere ridicolizzata davanti a tutta la scuola!»
«Io mi sono lasciato prendere la mano..»
«È proprio questo quello di cui ti parlavo prima. Dovresti mettere da parte le questioni personali ed imparare ad essere obbiettivo.», lo ammonii.
«Come te.», disse solo.
«Aiutami!», disse, dopo qualche minuto di silenzio.
«Aiutarti a fare cosa?», chiesi, perplessa.
Diciamo che la rabbia era quasi del tutto sbollita.
«A farci vincere. Hai ragione, tu hai la grinta giusta.».
«Non sto cercando di scavalcarti, Scorpius..», dissi.
Ed era così.
Per quanto il suo comportamento fosse stato immaturo, non volevo di certo rubargli il ruolo di capitano.
«Non ti sto dicendo di scavalcarmi, solo aiutami a portare la squadra a alla vittoria e ad evitare l'umiliazione.», disse, guardandomi negli occhi e prendendomi le mani.
«Vuoi collaborare con me, Scorpius?», chiesi.
«Si, collaboriamo, Rose.».
Sorrisi.
«Li stracceremo!», dissi, in risposta.
Sorrise mostrando i denti bianchi e luminosi.
«È perfetto!», esultò.
«Già..senti una cosa, Scorpius.», iniziai, cercando di trattenere un sorrisetto.
«Dimmi, Rose.».
Okay, questa cosa del chiamarci per nome fa strano, pensai.
«Facciamo che la collaborazione inizia dopo che avrai detto della scommessa al resto della squadra.», dissi, non riuscendo più a trattenerlo, quel sorrisetto.
Lui strabuzzò gli occhi.
Io sorrisi.
«Aiutami!».
«Io vado a farmi una bella doccia calda, Malfoy, chiamami quando lo avrai fatto!», sorrisi beffarda.
Poi mi voltai e me ne andai, ancora col sorriso stampato in faccia.

•||Dirty love.||•Where stories live. Discover now