Capitolo 2.

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«Scorpius, non mi sembra il caso di fare scenate.», disse Zabini, muovendo impercettibilmente la testa verso di me.
Lo sguardo di Malfoy seguì quello dell'amico.
«E tu saresti?», domandò guardandomi con quello sguardo di superiorità.
«Io sarei Rose Weasley, ed ora, se volete scusarmi, devo tornare dalle mie cugine.», dissi girandomi ed uscendo dallo scompartimento.
Ero arrabbiata e ferita. Non volevo farmi vedere fragile da quelle persone.
«Rose!», mi sentii chiamare. Accellerai il passo, ma non fui abbastanza veloce.
Mi sentii afferrare per il polso.
Mi girai molto lentamente.
«Dovevi andare a cercare la signora del carrello, eh.»
«Rose mi dispiace. Io volevo solo che tu lo sapessi.», si scusò mio cugino.
«Cosa volevi che io sapessi, che sei amico di quelle persone? Non mi importa.», sbottai.
«Non sapevo come dirtelo. In tutti questi anni ci ho provato, ma la paura della delusione che avresti provato era più forte.», si giustificò Albus.
«Perchè sarei dovuta essere delusa? Perché quelle persone mi hanno reso la vita impossibile per due anni?», dissi sarcastica. «Tranquillo, non sono delusa da questo. Sono più delusa dal fatto che tu non me l'abbia detto.».
«Non te l'ho detto perché non avresti capito.»
«Si, hai ragione, sinceramente non capisco come fai ad essere amico di certe persone.», dissi stupita.
«Non sono tanto cattive come pensi. Scorpius-»
«Non nominarlo.», lo interruppi.
«Non nominare nessuno di loro. Hai ragione, sono delusa dal fatto che tu stia con persone simili.», ammisi. Non volevo sembrare infantile, ma davvero non riuscivo ad accettarlo.
«Ed ora che farai? Non mi parlerai più?».
«Non ho detto questo. Solo non aspettarti che io stia con loro.».
«Rose ti assicuro che non sono cattive come pensi tu. Non ti dico di starci insieme, solo non essere arrabbiata con me. Ti prego.»
«Ora devo tornare da Dom e Lily. Ci vediamo dopo.»
«Rosie..»
«Albus non sono arrabbiata, ho solo bisogno di tornare dalle ragazze. Ci vediamo dopo.», ripetei.
«Va bene..», mormorò.
Mi girai e proseguii dritta senza girarmi indietro. Appena mi sembrò di non sentire più nessuno dietro di me mi rigirai, ed ottenni conferma. Albus era andato via. Cambiai direzione: avevo bisogno di riflettere, da sola.
Non capivo come poteva essere possibile che le persone di cui mi fidavo di più mi avevano mentito.
'Il fine non giustifica i mezzi.'.
È proprio vero.
Due non volevano che mi sentissi in colpa e che mi arrabbiassi, uno non voleva che mi sentissi delusa.
Non avevano pensato alla rabbia ed alla delusione che si prova nel sentirsi presa in giro dalle persone di cui ti fidi di più?
Eh no, evidentemente non ci avevano pensato.
Trovai uno scompartimento vuoto e mi ci chiusi dentro. Cacciai dalla tasca il mio Mp3.
Ad Hogwarts non si potevano usare gli oggetti tecnologici babbani, ma ero ancora sul treno, quindi ne approfittai. Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla musica.
****
Aprii gli occhi improvvisamente. Guardai l'orologio e scattai in piedi, facendo cadere a terra l'Mp3. Era tardissimo e mancava poco all'arrivo. Uscii dallo scompartimento e tornai in quello dove avevo lasciato le ragazze, sperando di trovarle ancora.
Quando arrivai trovai vuoto anche quello.
Iniziai a girare a vuoto per il treno, volevo solo trovare un volto familiare.
«Rose!», ad un tratto mi sentii chiamare.
Mi girai e fui felice di vedere James davanti a me.
«Jamie!», gli corsi incontro e lo abbracciai.
«Ti abbiamo cercata dappertutto, dove eri finita?», mi domandò preoccupato.
«Mi ero addormentata con la musica in uno scompartimento vuoto. Scusa.».
«Stai tranquilla. Dai ora andiamo, arriveremo a minuti e tu devi ancora mettere la divisa.», disse spingendomi a camminare.
«James sono andata nello scompartimento dove ero prima con le ragazze, ma era vuoto. Dov'è il mio baule?», domandai.
«Dominique e Lily si sono spostate nel nostro scompartimento qualche ora fa, lo hanno portato lí.»
«Okay, andiamo.», dissi seguendo mio cugino.
«Come stai?», mi domandò con aria preoccupata.
«Bene», mentii, «tu?»
«Io bene.», rispose. Lo vedevo strano. Era come se avesse paura, come se volesse dire qualcosa ma non riusciva.
«James, mi devi dire qualcosa?», domandai guardandolo negli occhi nocciola, gli stessi dell'uomo di cui portava il nome, suo nonno James, e della sorella Lily.
«Mh, io..volevo solo dirti che mi dispiace per come sei venuta a sapere degli amici Albus. All'inizio neanche io ci potevo credere, ma ormai dopo quattro anni ci ho fatto l'abitudine.», rispose.
«Lo sapevi?», domandai. Certo che lo sapeva, che domanda stupida.
«Lo sapevano tutti, vero?», continuai.
Lui annuì.
«Su, andiamo.», dissi superandolo.
Camminammo in silenzio finché non arrivammo dagli altri.
Appena entrai nello scompartimento, Dominique mi saltò addosso.
«Oh, Rosie! Ero così preoccupata. Scusami, scusami, scusami.», disse mentre mi soffocava in un abbraccio.
«Tranquilla.», risposi staccandomi, «Ora devo andare a mettermi la divisa.».
Ci rimase male, ma non mi sentivo di fare come se niente fosse, non ancora almeno.
«Certo, eccola qua, te l'ho preparata.», disse porgendomela.
«Grazie.», dissi prendendola ed avviandomi verso il bagno in fondo allo scompartimento.
Mi cambiai velocemente. Mi sciacquai il viso e mi guardai al piccolo specchio appeso alla parete della locomotiva.
Rispetto all'ultima volta che mi ero guardata allo specchio dell'Espresso per Hogwarts, i capelli erano più lunghi, poi quel giorno li avevo lisciati ed era ancora più evidente, ero più alta ed il mio viso era più magro, così come il mio fisico.
Ero cambiata moltissimo in quei quattro anni, ne ero consapevole,
ma non capivo come avevano fatto a non riconoscermi. Probabilmente era perché si erano dimenticati della mia esistenza.
Rose Weasley? E chi è? Nessuno ovviamente.
Non ero mai nessuno per nessuno.
Il treno iniziò a perdere quota, rallentava sempre di più. Uscii dal bagno e tornai indietro. I miei familiari erano radunati tutti alla fine del vagone. C'era anche mio fratello. Mi avvicinai.
«Fratellino, come stai?», gli dissi all'orecchio.
Si spaventò per il mio arrivo alle spalle.
«Rose! Mi hai fatto prendere un colpo.», disse scompigliandosi i capelli. Era una cosa di famiglia farlo. Credo che fosse partito tutto da James Potter 1°.
Non era un mio parente di sangue, ma credo che avesse trasmesso con i geni quel gesto a James Sirius e poi, stando a contatto con lui, mio fratello e gli altri miei cugini l'avessero acquisito.
«Potresti fare la spia.», continuò Hugo, risvegliandomi dai mie pensieri, «comunque io sono eccitato per il ritorno. Non vedo l'ora di arrivare. Non ne posso più di stare chiuso qua dentro.», continuò.
«Già, a chi lo dici.», avrei voluto solo buttarmi sul letto con la mia musica ed addormentarmi di nuovo.
Ma non era possibile.
Mancava tanto all'ora di andare a dormire ed inoltre in quel castello non si potevano usare oggetti babbani.
Il nervoso che avevo dentro cresceva come un bambino dentro il grembo di una donna.
«Rosie, dobbiamo scendere.», disse mio fratello, muovendomi una mano davanti al viso. Mi ero persa nei miei pensieri, di nuovo.
Mi capitava sempre.
Scesi dal treno e fui investita da una folata di vento freddo.
Chiusi gli occhi e mi rilassai al tocco del vento sul viso e tra i capelli.
Un brivido mi attraversò.
«Andiamo?», chiese Lily, con la sua voce dolce.
Annuii e ci avviammo alle carrozze, trainate dai Thestral.
Rimasi impressionata alla loro vista. Distolsi lo sguardo e seguii la mia famiglia, guardando a terra.
'Fingi che non ci siano.', mi ripetevo.
Cercai di guardarli il meno possibile e salii sulla carrozza con Lily, Dominique ed Hugo.
Non avevo più visto Albus e sinceramente per il momento andava bene così.
Non volevo vedere i suoi 'amici '.
Certo, ci avevo pensato molto ed ero arrivata alla conclusione che non gliel'avrei data vinta di nuovo, che mi sarei fatta rispettare, ma almeno per il momento preferivo non incrociarli.
In poco tempo arrivammo al castello. Quando varcai l'enorme cancello d'entrata provai una strana sensazione. Non potei negare a me stessa che Hogwarts aveva il suo fascino e che mi era un po' mancato. Continuai a seguire mio fratello, quando sentii una voce chiamare il mio nome e quello delle mie cugine, Dominique e Lily.
Mi girai e sorrisi.
Mi avvicinai seguita dalle ragazze.
«Zio Neville!», sussurrai. Non volevo che nessuno mi sentisse chiamarlo così, non volevo far spargere le solite vecchie chiacchere sul fatto che fossi raccomandata. Volevo almeno far passare il banchetto.
«Che succede?», domandai.
«Ora vi spiego, venite.», disse girandosi e facendoci strada.
Attraversammo un corridoio ed arrivammo in una stanza familiare. Era quella dietro la Sala Grande, dalla quale si arrivava alle cucine. Una volta, al mio secondo anno, James mi ci portò.
«Ora che siamo soli potete anche abbracciarmi!», esclamò zio Neville.
Lo facemmo, ed in quel momento mi sentii felice. Il lato positivo dell'essere tornata era poter stare con la mia famiglia. Già, perché Neville era parte della mia famiglia, era uno dei migliori amici dei miei genitori ed in pratica mi aveva cresciuta.
Appena ci staccammo Lily parlò.
«Allora, come mai ci hai portate qui? Non solo per un saluto, immagino.», disse.
«No, infatti. C'è una cosa dovete sapere..», mormorò.
«Cosa?», chiedemmo in coro.
«Non ve lo posso dire io. Ve lo dirà-», non ebbe il tempo di finire la frase, che la porta si aprí di nuovo. La preside, Minerva McGranitt, entrò in tutta la sua compostezza. Era sempre uguale, solo qualche ruga in più ed i capelli più bianchi. In fondo, l'età si faceva sentire.
«Buonasera, ragazze.», disse, aprendosi in un impercettibile sorriso.
«Buonasera, professoressa McGranitt.», rispondemmo educatamente in coro.
«È un piacere riavervi qui con noi.».
«Anche per noi è un piacere essere tornate.», risposi io.
«Sono felice di potervi accogliere al nostro banchetto di inizio anno, tuttavia temo di dovervi informare del fatto che non potrete accedervi subito.», continuò.
«Cosa vuole dire, professoressa?», domandò Dominque.
«Dovrete partecipare alla cerimonia dello smistamento.», ci informò.
«C-come?», chiese Lily, «ma noi apparteniamo già ad una casa.», ribadì mia cugina.
«Appartenevate. Sono passati quasi quattro anni dalla vostra permanenza nella nostra scuola. Avevate tredici anni, lei, signorina Potter, addirittura dodici. Sapete che il cappello parlante smista gli alunni in base alla personalità. Tanti vostri aspetti potrebbero essere cambiati in questi anni. Comunque non preoccupatevi, anche se sono stati pochi i casi come i vostri, il cappello ha sempre riconfermato la casata assegnata il primo anno.», concluse la professoressa.
«Ora io professor Paciock vi accompagnerà nella Sala Grande, dove si svolgerà la cerimonia. Non siate nervose, tutto sarà veloce e poi potrete cenare tranquille.», disse. Ci sorrise lievemente, poi uscì, lasciandoci sole con Neville.
«Come state?», domandò lo zio.
«Nessuno ci aveva informate di questo.», gli feci notare.
«Nessuno voleva farvi affrontare il viaggio in ansia. Ora state tranquille ed andiamo.», disse spingendoci fuori dalla porta. Ci ritrovammo subito nella Sala Grande. Tutti gli occhi erano puntati su di noi. Ci unimmo al gruppo di primini, altrettanto nervose.
Una volta finito la loro cerimonia,toccò a noi.
Neville ci chiamò in ordine alfabetico.
«Potter Lily Luna!», esclamò.
La piccola rossa di avvicinò e si sedette. Il cappello le venne poggiato sulla testa.
Lo squarcio si aprì e la voce del cappello parlante invase la sala.
«Mh, di nuovo qui, signorina Potter. Sono passati diversi anni e tu sei cambiata, ma sono convinto di non aver sbagliato con te, all'inizio. Quindi..Grifondoro!», urlò. Un applauso arrivò dal tavolo rosso-oro, composto prevalentemente da nostri familiari.
James si alzò in piedi ed urlò, infischiandosene delle occhiatacce della McGranitt.
Lily raggiunse felice il fratello e si sedette con i Grifoni.
«Weasley Dominique!», urlò poi il cappello.
Mia cugina si sedette.
«Weasley, eh. La tua casa era Grifondoro, come quella di tua cugina. Beh, anche di te posso dire che sei cambiata. Sei coraggiosa e leale, molto leale. Le tue qualità rispecchiano molto la casata dei tassorosso, dove tra l'altro si trova Lucy Weasley, un'altra delle tue cugine. In fondo Hogwarts è invasa da voi Weasley.»
Passò un minuto, nel quale il capello fu indeciso se riconfermare mia cugina tra i Grifondoro, o metterla in Tassorosso per la sua lealtà. Alla fine riconfermò la prima, e quando urlò «Grifondoro!», anche per lei si udirono boati ed applausi provenire dal tavolo rosso-oro.
Era arrivato il mio momento. Al sentire chiamare il mio nome, l'ansia salì alle stelle.
Mi sedetti su quello sgabello e attesi il verdetto del cappello.
«Rose Weasley. Mi ricordo bene di te. Non sei un soggetto facile, non sei per niente facile. Ricordo che il primo anno ero indeciso se collocarti in Grifondoro, per il tuo coraggio, o in Corvonero, per il tuo gran cervello. Ora, tre anni dopo, sono ancora pervaso dall'indecisione.»
Passarono diversi minuti, minuti nei quali il cappello borbottò versi e parole.
«Ambizione.», disse infine, «ecco cosa è cambiato in te, ecco cosa c'è di diverso. Tanta ambizione maturata in questi anni. Ho capito dove collocarti.», continuò. Iniziai a sudare freddo, non volevo crederci, non volevo pensarci.
«Serpeverde!», esclamò infine.

•||Dirty love.||•On viuen les histories. Descobreix ara