Capitolo 14.

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Ero in biblioteca a studiare per il test di trasfigurazione che ci sarebbe stato il giorno dopo.
Era tardo pomeriggio, il cielo era già scuro e il freddo ottobrino iniziava a farsi sentire.
Erano passati quasi due mesi dal mio rientro ad Hogwarts, e le cose erano normali.
Era come se non me ne fossi mai andata, tanto velocemente mi ero riambientata.
La cosa che adoravo di più del mio ritorno, era che mi aveva permesso di riavvicinarmi tantissimo alla mia famiglia.
Durante i pasti, durante gli allenamenti ed in sala comune stavo con Albus.
Purtroppo, di conseguenza, c'erano anche con Emily, Joshua, Damian, Sarah, Sophia e Malfoy.
Le tre mi stuzzicavano ancora, ma la mia indifferenza aveva fatto diminuire le loro frecciatine.
Parlavo con Amanda e le ignoravo.
Durante i fine settimana io e le ragazze andavamo ad Hogsmeade con James, Louis, Fred ed i loro amici.
Più di qualche volta aiutavo Hugo con lo studio e cercavo di coprirlo con mamma se combinava qualche guaio.
Sfinita, guardai l'orologio: erano le sette di sera, erano passate ormai due ore da quando avevo iniziato a studiare, così decisi di smettere.
Mi alzai, indolenzita, ed iniziai a mettere i libri nella borsa.
Ad un certo punto, sentii una mano sulla spalla e sussultai.
«Rose!».
«Albus! Mi hai fatto prendere uno spavento.», dissi, rilassandomi alla vista di mio cugino.
«Ancora a studiare?», chiese, sorridendo.
«Si, abbiamo il test la prossima settimana, dovresti studiare anche tu.», lo ammonii.
Raccolsi i libri da dover lasciare e mi avviai verso i loro scaffali.
Al mi seguí.
«Vieni a cena?», chiese.
«Certo, finisco qua ed arrivo. Se vuoi, puoi cominciare ad andare.».
«Ti aspetto.»
«Va bene.», risposi sorridendo.
«Allora, come va con Emily?», chiesi, cercando di fare conversazione.
«Tutto bene.».
«Ma cosa ci trovi in lei?», chiesi, diretta. «Si, insomma, parla solo di cose come gonne, vestiti, borse. Ma di cosa parlate quando siete insieme?».
«Ecco, noi non è che parliamo molto..», ammiccò.
Alzai gli occhi al cielo.
«Quindi andate solo a letto insieme?», chiesi.
«Si, la nostra relazione non va molto oltre.», rispose.
«E la cosa ti va bene? Insomma, non ti importa che lei vada con altri? Non ti infastidisce non avere una vera relazione, esclusiva?», domandai, alzandomi sulle punte e saltellando per cercare di mettere l'ultimo libro al suo posto.
Al rise.
«Dà qua!», disse, togliendomelo dalle mani e mettendolo a posto.
Ci avviammo in silenzio verso la Sala Grande.
«Comunque no.», disse dopo un po', «Per il momento non mi interessa avere una relazione esclusiva, non dopo.. Bah, lasciamo stare.».
Sapevo a cosa si stesse riferendo.
Tory.
Mio cugino, nonostante la sua dolcezza, era sempre stato molto cascamorto con le ragazze, ma c'era stata una ragazza che gli aveva rapito il cuore.
Questa ragazza era Tory.
L'avevo intravista qualche volta in sala comune, anche lei era Serpeverde, ma stava al settimo anno.
Si, mio cugino si era innamorato di una ragazza più grande.
Era successo l'anno prima.
Io ero a Beauxbatons, ma Al mi raccontava di lei in ogni lettera.
Era perso.
La riempiva di attenzioni, dolcezza, di piccoli gesti che dimostravano il suo amore.
Lui era così accecato dall'amore, che non si rendeva conto che il comportamento di Tory non era affatto da innamorata.
Se ne rendevano conto tutti, almeno era quello che mi raccontava James.
Ed aveva ragione.
Dopo otto mesi di relazione, a Giugno, il giorno prima del rientro a casa, Albus l'aveva vista con un altro.
Un Serpeverde dello stesso anno di lei.
E nonostante lei avesse cercato di scusarsi, mio cugino non ne aveva voluto sapere.
Lui si era messo contro tutti per lei, aveva smentito tutti quelli che dicevano che lei lo stesse usando.
Eppure, alla fine era stato lui ad essere stato smentito.
Quella storia aveva distrutto Albus, ma lui non lo aveva dato a vedere molto.
Aveva iniziato ad essere molto più Don Giovanni, però.
Ogni notte una ragazza diversa.
Sempre allegro, sempre solare e socievole, ma con quel menefreghismo in fatto di amore.
Dopo quella delusione, per lui “l'amore”era diventato solo sesso.
E me dispiaceva, perché lui era in realtà così dolce, e tante ragazze avrebbero potuto amarlo come meritava.
Tante ragazze diverse da quelle come Tory.
«Rose.», disse mio cugino, risvegliandomi dai miei pensieri.
«Dimmi, Al.».
«Ecco, non so se hai saputo, ma sabato James, Fred e Louis hanno organizzato una festa per Halloween.».
«Clandestina, immagino.».
«Nella stanza delle necessità. Inizia alle nove e finisce..beh, di solito finisce quando ormai sono tutti ubriachi e lasciano la festa.»
«Perchè mi stai dicendo questo? È contro le regole. Dovrei denunciarlo alla preside.».
«Ma quale denuncia, vieni anche tu.», disse sorridendo.
Sapeva che non avrei accettato.
Non ero fatta per quel tipo di cose.
«Al, non mi piacciono le feste, lo sai.», dissi in risposta.
«Ma sei tornata ad Hogwarts dopo tanto tempo, è tradizione partecipare alla festa di Halloween per quelli dal quinto anno in poi, e tu ti sei già persa quella dello scorso anno!», cercò di convincermi.
«Non so, Al. E poi, non sentierei comunque mia questa “tradizione”.».
«Andiamo! Dimmi che almeno ci penserai.».
«Ma non mi va di venirci.».
«Se vieni ti faccio i compiti per tutto il mese.», disse, mettendosi in ginocchio e congiungendo le mani.
Risi.
«Non ho bisogno che tu mi faccia i compiti, ed alzati, stai pulendo il pavimento!», dissi tra le risate.
Si alzò, ridendo anche lui.
«Almeno dimmi che ci penserai!».
«E va bene. Ma non ti prometto nulla.».
«Manca una settimana, hai tutto il tempo per cambiare idea!», sorrise.
«Sono sicura che non lo farò.», dissi dandogli una pacca sulla spalla.
Alzò gli occhi al cielo.
In quel momento entrammo in Sala Grande ed andammo verso gli altri.
Vidi Amanda, stava parlando fitto fitto con Joshua.
Sospettavo che tra i due ci fosse qualcosa.
Glielo avevo chiesto, ma aveva negato che le piacesse.
Ovviamente non le credevo.
Mi giarai verso il tavolo di Grifondoro e salutai le ragazze.
Dominique mi fece segno, voleva dirmi di aspettarle dopo cena.
Annuii e proseguii.
Arrivammo al tavolo e mi sedetti vicino ad Amanda, con Al al mio fianco.
Alzai la testa ed incontrai lo sguardo di Malfoy, che mi sorrise.
Ricambiai il sorriso.
In quei due mesi si era stabilita una tregua.
Ci vedevamo due volte a settimana per lavorare al progetto di pozioni.
Una in laboratorio, e l'altra in camera sua.
L'imbarazzo ancora c'era, ma era diminuito.
Eravamo in dietro con le pozioni, però.
Quelle due volte a settimana erano poche, ma tra le lezioni, lo studio, il Quidditch e tutto il resto, non avevamo molto tempo.
Il Quidditch era ciò che ci impegnava di più.
Il sette Novembre avremmo avuto la partita contro Grifondoro, e ci stavamo allenando tantissimo.
Malfoy aveva anche litigato con James per l'affitto del campo.
Prendevano la cosa abbastanza sul serio.
James era arrivato anche a zittirsi quando arrivavo io per paura che io dicessi qualcosa al '‘mio amichetto Malfoy’ su come avevano intenzione di giocare.
Anche Lily e Dominique (che erano in squadra, rispettivamente come Cacciatrice e Battitore) evitavano di parlare dell'argomento con me.
Ma in fondo le capivo, nemmeno io accennavo mai all'argomento.
Cugine o no, eravamo avversarie in gara, ed io avevo intenzione di vincere.
Ero tanto, troppo competitiva.
Ma ero fatta così.
«Rose, ma allora sei viva!», esclamò Amanda, interrompendo il flusso di pensieri che ero solita portarmi dietro, «pensavo fossi morta di noia in quella biblioteca!».
«Ah ah, spiritosa.», dissi facendo la finta seccata. In realtà stavo nascondendo una risata.
«Allora, di che parlate?», chiese Al.
«Della festa!», disse civettuola Emily.
«Devo ancora decidere cosa indossare..è così difficile, mi sta bene tutto!», piagnucolò.
«Quanta modestia.», sussurrai, tra me e me.
«Hai detto qualcosa?», chiese, con quel suo solito sguardo superbo.
«Non ho parlato.», risposi, prendendo un po' di pollo e mettendolo nel piatto.
Mi scoccò un'occhiataccia, poi sorrise in modo altezzoso.
«E tu verrai alla festa?», chiese.
Stavo per rispondere, quando la Bulstrode parlò.
«Em, figurati se una come lei va alla festa!».
«Una come me?».
Mi guardò come se stessi negando l'ovvio.
«Una che passa tutte le sue giornate in biblioteca, invece che farsi una vita sociale.».
Ormai nessuno parlava, silenzio.
Stai calma, mi dissi.
Presi un respiro profondo.
«Non che debba darti spiegazioni, ma, solo perché tu lo sappia, sono stata invitata da qualcuno, perciò verrò alla festa.», mentii.
Non ci volevo andare, e nessuno mi aveva invitata, ma la sua faccia da pesce lesso fu epica.
«E, chi sarebbe questo qualcuno?», chiese, vacillando.
Sorrisi.
«La cosa non ti deve minimamente interessare. Ora dovresti finire il pollo, è davvero buono, ma tra poco sparirà. Su, mangia.», dissi, sempre sorridendo, cercando di nascondere il nervosismo.
Non ebbe nulla da ridire.
Io ripresi a mangiare tranquillamente, e così fecero gli altri.
Il momento di imbarazzo passò e la conversazione si concentrò sul Quidditch.
Finita la cena, aspettai Dominique e Lily fuori la Sala Grande.
Non arrivavano più, ed io stavo per sfollare.
Nonostante l'apparente calma, sapevo di aver combinato un disastro dicendo quella bugia alla Bulstrode, e dovevo assolutamente rimediare.
Solo non sapevo come.
Finalmente arrivarono e Dominique iniziò a parlare a raffica.
«Rose, scusa se ci abbiamo messo tanto, ma sai, James non la finiva di parlare di Quidditch, delle strategie, della partita..»
«Dominique.», la interruppi.
«Ho bisogno del vostro aiuto.».
***
«Quindi, tu mi stai dicendo che hai detto alla Bulstrode, davanti a mezzo tavolo Serpeverde, che saresti andata al ballo con un ragazzo che ti ha invitata, però questo ragazzo non esiste.», disse Dominique, ripetendo quello che le avevo appena raccontato.
«Si. Aiutatemi, ragazze, non ho idea di come fare!», le implorai.
«Ma perché hai detto una cosa del genere?», chiese Lily.
«Perchè la Bulstrode mi ha accusata di essere un topo da biblioteca senza vita sociale!».
«Ma a te piace stare in biblioteca, dov'è il problema?», disse Dom.
«Si, mi piace, ma non sono un'asociale!», sbottai.
Le mie cugine si guardarono.
«Voi pensate che io sia un'asociale?!», urlai.
Lily parlò.
«No, Rose, non pensiamo questo. Solo..»
«Solo cosa?!», sbottai.
«Solo, che te ne stai sempre chiusa in biblioteca, quindi la gente inevitabilmente lo pensa.», disse Dominique.
«Oh, ma noi lo sappiamo non è così!», aggiunse, vedendo il mio sguardo inviperito.
Sapevo di non essere una festaiola, ma sapere che anche le mie migliori amiche pensassero che io fossi una persona noiosa, beh, mi feriva e non poco.
«Certo. Io vado.», dissi alzandomi dal divanetto della Stanza delle Necessità.
«Ti accompagnamo.», disse Lily.
«No, grazie. Preferisco andare da sola.», risposi.
«Rose, non intendevamo offenderti.», disse Dominique.
«Non mi sono offesa. Sono stanca e voglio andare a letto. Voi siete già al vostro piano. Non serve accompagnarmi.», dissi.
Loro si guardarono ed annuirono.
Uscii e mi avviai verso i sotterranei.
Volevo solo dormire e dimenticarmi per un attimo che nel giro di una settimana sarei diventata lo zimbello della scuola.
Il mio intento di passare inosservata si stava rivelando sempre più difficile, se non impossibile.

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