Capitolo 5.

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Eravamo sedute sotto un albero sulla riva del lago nero.
Le mie cugine avevano insistito per andare là.
Avevano detto di voler parlare, ma nessuna lo aveva fatto da quando eravamo arrivate, ed erano già passati dieci minuti.
«Allora..», dissi infine rompendo il silenzio.
«Allora, perché ci hai evitate ieri sera?», domandò Dominique.
«Non ero in vena di parlare con nessuno.», ammisi.
«Noi non siamo 'nessuno', siamo le tue migliori amiche!», esclamò Lily.
«Si beh, avevo bisogno di pensare, okay?», spiegai.
«Pensare a cosa?», chiese la rossa.
«A come sarà d'ora in poi.»
«Come vuoi che sia, Rose?! Sarà tutto normale.», disse Dominique.
«Già..», risposi, più a me stessa che a loro.
«Ehi, Rose ascolta, il fatto che tu sia capitata in Serpeverde non significa niente, okay? Sei sempre la stessa Rose di ieri e dell'altro ieri e di sempre.», continuò Dom.
«Si, ma comunque qualcosa è cambiato. È stato abbastanza difficile lasciare Beauxbatons, tutti i nostri amici, la nostra vita. L'unica cosa che riusciva a farmi accettare di tornare qui era la famiglia, il fatto di poter stare con voi, ed ora mi è stato tolto.
», sussurrai.
«Tolto? Ma, Rose, ti rendi conto di ciò che stai dicendo?», sbottò Lily, «stai dicendo solo schiocchezze. Non sarà il fatto di appartenere a case diverse a cambiare le cose!», continuò.
«Non sto dicendo sciocchezze, sto dicendo solo la verità.», dissi fredda.
Possibile che non lo capivano? Possibile che pensavano che tutto sarebbe stato come prima?
«Possibile che non lo capiate?», urlai, dando voce ai miei pensieri, «tutto sarà diverso. Non potremo stare tutte e tre insieme a parlare, ridere e scherzare davanti al fuoco in sala comune, non potremo stare insieme la sera tutte e tre schiacciate in un solo letto a chiacchierare, non potremo giocare insieme nella squadra di Quidditch, non potremo condividere le lezioni..»
«Rose, stai dicendo sciocchezze e lo sai bene.», la interruppe Dom.
«E poi io con voi non condividerei né il dormitorio né le lezioni.», aggiunse Lily.
«Resta il fatto che voi potrete giocare insieme a Quidditch, e tu Lily dovresti salire solo qualche piano per andare nella camera di Dom, non girarti tutto il castello.», le feci notare.
«Okay che non potremo giocare nella stessa squadra di Quidditch, ma per il resto ti stai creando complessi inutili, Rose. Noi verremo nella tua sala comune per stare con te, ci intrufoleremo nel tuo letto e parleremo fino all'alba.»
«Con Sophia Zabini, Emily Parkinson e Sarah Bulstrode nella stanza? Oh certo, che fantastica riunione.», ironizzai.
In quel momento capii di aver fatto un errore.
A farmelo capire fu l'espressione sul volto delle mie cugine.
«È questo, vero?», sussurrò Lily, «hai paura di condividere la stanza con loro perché temi succederà come al secondo anno?».
«Assolutamente no!», risposi, «non sono più la bambina di tredici anni che si fa mettere i piedi in testa!».
Era vero, non mi facevano mica paura.
Mi facevano rabbia, una rabbia inimmaginabile. Il pensiero di doverle sopportare nella camera, nella sala comune, in Sala Grande durante i pasti ed ogni giorno alle lezioni, mi urtava il sistema nervoso.
«E allora cos'è?», chiese Dom.
«Non lo so, okay? So solo che mi sarei aspettata di tutto, tranne che andasse così. Ho semplicemente bisogno di metabolizzare..», risposi sincera.
«E, per metabolizzare, hai bisogno di allontanarci?», sbottò Dominique.
«Io non vi sto allontanando..», mormorai..
«A me sembra proprio di si!», urlò la bionda.
«Sentite, io-»
«No, non dire niente. Abbiamo capito benissimo quello che hai detto. Ora dobbiamo andare.», disse alzandosi e correndo via.
Guardai Lily negli occhi. Ci assomigliavamo tanto, ci scambiavano spesso per sorelle.
«Lily..»
«Ci vediamo, Rose.», disse voltandosi e raggiungendo Dominique.
Lanciai la borsa a terra per il nervoso.
Non sapevo assolutamente cosa fare, avrei voluto urlare, piangere, avrei voluto tornare a casa, ma non potevo farlo.
Raccolsi le cose che erano sparpagliate per terra, le rimisi nella borsa e mi incamminai per andare al castello.
Mentre ero vicino alla Sala Grande, mi sentii chiamare.
Mi voltai ed era Amanda.
«Ehi.», la salutai.
«Andiamo a lezione insieme?», domandò.
Mi sembrò una domanda strana, ma mi fece piacere.
«Si.», risposi tirando un sorriso.
Ero giù per quello che era successo con le mie cugine.
Avevo paura di ciò che sarebbe potuto succedere.
«Tutto bene?», mi chiese.
«Un po' disorientata.», ammisi.
«È normale.», fu tutto quello che disse.
«Come te la cavi in pozioni?», chiese poi.
«Bene, è una delle mie materie preferite.», dissi.
Non sapevo da chi avessi preso quella mia passione per la materia, visto che mia madre, anche se era brava, non ne era appassionata e che mio padre non la sopportava.
«Tu?»
«Oh, io sono negata.», disse ridendo.
Arrivammo in aula ed entrammo.
«Sta' con me.», disse, «magari quest'anno riesco ad arrivare ad una Accettabile.»
La classe cominciò a riempirsi, ma di mio cugino nemmeno l'ombra. Speravo arrivasse, avevo bisogno di parlargli.
«Buongiorno!», disse Lumacorno entrando in classe.
«Eccoci di nuovo qua! Sono davvero emozionato, quest'anno ho in mente qualcosa di innovativo per la materia!», esclamò contento.
«Secondo te di cosa si tratta?», domandai ad Amanda.
«Non saprei, Lumacorno è eccentrico, non sai mai cosa aspettarti da lui.», sussurrò.
«Per chi se lo stesse chiedendo, ho organizzato un Torneo!», disse con un enorme sorriso.
Nella stanza si diffusero dei mormorii.
«Calma, ora vi spiego tutto.». Prese un respiro.
«Avevo voglia di trovare qualcosa di alternativo, così ho deciso di fare questo Torneo.
Ogni squadra sarà composta da due alunni, che lavoreranno insieme per tutto l'anno. Ci saranno due parti del Torneo, quella "Formale" e quella "Creativa", ovviamente entrambe caratterizzate a loro volta da una parte teorica ed una pratica.
Nella parte formale io vi assegnerò una pozione, che voi dovrete poi replicare, facendo anche una relazione scritta ed esponendo i passaggi oralmente.
Nella parte creativa, invece, sarete voi a dover creare una pozione, utilizzando le nozioni apprese in questi anni e seguendo lo schema, che io, molto gentilmente, vi ho preparato.», disse, facendo schioccare le dita.
Su tutti i banchi apparvero dei fogli con una scaletta da seguire e dei suggerimenti.
«Io vi consegnerò una lista delle pozioni da preparare, starà a voi scegliere con quale iniziare, però entro il quindici Maggio dovrete averle consegnate tutte, comprese quelle create da voi. Tutto chiaro?», chiese.
«Si.», rispondemmo in coro.
«Bene, ed ora, è il momento di sorteggiare le coppie!», esclamò.
Tutti iniziarono a parlare ad alta voce, creando un gran baccano.
«Silenzio!», urlò Lumacorno.
«Le coppie si faranno con il sorteggio, e non voglio sentire discussioni.», continuò.
Nessuno disse nulla.
Era strano vedere il professor Lumacorno così serio.
«Bene, inziamo! Alzatevi tutti in piedi e venite dietro la cattedra, man mano che vi chiamo andate alla vostra postazione.», disse tornando alla sua allegria.
Ci alzammo e lo raggiungemmo.
Prese un calderone e lo scuotè, poi ci mise la mano dentro e ne tirò fuori un bigliettino.
«Zabini Sophia!», esclamò. Lei gli andò vicino, con la sua solita aria annoiata.
«Bene, vediamo con chi capiterai.», continuò pescando un altro bigliettino.
Mi irrigidii.
'Non Weasley, non Weasley', sperai.
«Parkinson Emily!»
Tornai a respirare.
Le due tornarono ai posti dove erano sedute prima.
«Bene, andiamo avanti.», continuò Lumacorno,
«Mulciber!», disse, ed un ragazzo biondo e alto come un armadio si fece avanti.
«Mulciber starai con... Dolohov!».
Sentii Amanda sbuffare ed andare vicino al ragazzone.
Dolohov, quello era il nome dell'uomo che aveva ucciso Remus Lupin ed i fratelli di mia nonna Molly.
Non conoscevo il cognome di Amanda, e rimasi sorpresa.
Mi era venuto naturale sedermi accanto a lei, ma in fondo la conoscevo da meno di ventiquattro ore.
Sospirai.
Il professore chiamò altri nomi e formò altre tre coppie.
«Weasley Rose!».
Mi avvicinai, nervosa.
«Oh, Rose Weasley, è un onore riaverti con noi!», disse Lumacorno.
Vidi Sophia Zabini fare una faccia schifata.
Era rimasta ancora Sarah Bulstrode, e speravo con tutta me stessa di non sentire il suo nome accostato al mio.
Lumacorno pescò un altro bigliettino.
«Bene bene, Weasley starai con-»
In quel momento la porta si spalancò.
Erano Albus e Malfoy.
«Scusi il ritardo professore, ma ci siamo imbattuti in Pix.», disse quest'ultimo.
«Tranquillo, ragazzo, pare che tu sia arrivato proprio nel momento giusto.», disse sorridendo e girando il piccolo pezzo di pergamena, dove, nella grafia sottile ed obliqua del professore, c'era scritto Scorpius Malfoy.
A quanto pare la buona sorte non era affatto a mio favore.

•||Dirty love.||•Where stories live. Discover now