Capitolo 13.

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Mi trovavo sotto un albero in riva al Lago Nero, con un libro in mano, quando ad un certo punto una mano si posò sulla mia spalla.
Mi voltai, e, quando la vidi, urlai.
Lanciai il libro ed indietreggiai.
«Non avere paura, Rosie. Sono io, disse sorridendo.
«No, non sei tu. Non puoi essere tu,
continuai.
«Si, si Rosie, sono proprio io.».
«Non mi riconosci?», chiese.
«Sei davvero tu..?», sussurrai.
Aveva un vestito bianco e lungo, i capelli neri e lunghissimi le ricadevano sulle spalle, gli occhi azzurri mi guardavano calmi.
«Si.».
Sorrideva.
Mi lanciai in avanti e la abbracciai.
La strinsi fortissimo.
Lacrime calde mi rigarono le guance.
«Perchè te ne sei andata?», domandai tirando su col naso.
«Non l'ho deciso io, lo sai. Se potessi tornerei.
«Mi manchi così tanto, singhiozzai.
«Non immagini quanto mi manchi tu, quanto mi manchiate tutti voi.
Restammo abbracciate per un po'.
«Cosa leggi?», chiese poi, staccandosi ed indicando il libro che avevo fatto volare via.
«Una grande e terribile bellezza, risposi.
«Me lo prenderesti, per favore?», disse sorridendo.
«Si..certo.
Lo raccolsi, ma quando mi feci per restituirglielo, lei non c'era.
Mi guardai intorno, e quando mi girai, urlai.
Aveva una corda intorno al collo ed era appesa ad un albero.
Il vestito bianco ora era rosso, rosso come il sangue che le fuoriusciva dalla pancia.
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Volevo scappare.
Mi voltai, e un'altro orrore occupò la mia visuale.
«Ricorda che ho promesso di trovati sempre, disse la sua voce.
Mi svegliai urlando.
«Cosa cazzo fai, Weasley?», sibilò la Bulstrode.
«Sei impazzita? Hai interrorotto il mio sonno di bellezza!», gracchiò la Parkinson.
«Cosa cazzo vuoi che ce ne importi del tuo sonno di bellezza?!», disse Amanda, che si precipitò sul mio letto e chiuse le tende del baldacchino.
«Rose, Rosie come stai? Cos'è successo?», chiese accarezzandomi i capelli.
Mi accasciai sulla mia amica ed iniziai a piangere a dirotto.
«I-io h-ho..», balbettai, «h-ho fa-fatto un incubo, ma e-era così realistico.. ».
«Era solo un brutto sogno, Rose.», cercò di tranquillizarmi.
Annuii e respirai a fondo cercando di convincermi anche io che quello che diceva Amanda fosse vero.
E avrei davvero voluto crederci, ma la verità era diversa.
Quelle erano persone che non c'erano più, ma che purtroppo non se n'erano mai andate veramente.
***
Stavo andando verso la Sala Grande con Amanda.
Era stata tutta la notte con me, tranquillizandomi finché non mi ero addormentata.
Arrivammo al tavolo verde-argento, ma non avevo fame, per niente.
«Buongiorno!», esclamò Albus sorridente.
Finsi anch'io un sorriso.
Si sedette di fronte a me, con i suoi amici e anche le sue amiche, che sospettavo fossero lì solo perché obbligate dalla Parkinson, che stava con Al.
C'era anche Malfoy.
Evitai il suo sguardo, ripensando alla mia figuraccia della sera prima.
«Come va?», domandò mio cugino.
Come diavolo faceva ad essere così pimpante? Io non lo ero mai, incubi o non incubi.
«Bene!», esclamai con troppa enfasi.
«Oh quindi ti sei ripresa da stanotte?», chiese la Bulstrode, fingendosi preoccupata.
Quanto la odiavo.
«Cos'è successo stanotte?», chiese sospettoso Albus.
«La tua cara cuginetta si è svegliata urlando come una dannata.», disse, guardandomi negli occhi con un sorrisetto diabolico.
Brutta e stupida oca senza cervello.
Albus mi guardava preoccupato.
Abbassai lo sguardo, perché davvero non riuscivo a reggerlo.
«Capita a tutti di avere incubi.», sbottò Amanda, in mia difesa.
«Cosa hai sognato che ti ha fatto urlare così tanto?», continuò.
«Basta, Sarah, non mi pare siano fatti tuoi.», esclamò Malfoy.
Tutti erano sorpresi dal fatto che avesse preso le mie difese.
La colazione passò in fretta.
Gli unici a parlare furono Damian e Joshua, di Quidditch, e le oche, che parlavano delle solite cazzate.
Uscimmo tutti insieme dalla Sala Grande e stavamo andando nelle serre, quando mi sentii una mano sulla spalla.
Sussultai a quel tocco.
Mi voltai ed era Malfoy.
«Possiamo parlare?», sussurrò.
Esitante, annuii.
Lo vidi scambiarsi uno sguardo con Al, che aveva un'aria interrogativa e..preoccupata.
Gli sguardi dei ragazzi erano sorpresi, quelli delle ragazze infastiditi.
Quello di Amanda invece diceva 'sappi che dopo dovrai raccontarmi tutto'.
«Vi raggiungiamo.», disse il biondo, così gli altri ripresero la loro strada verso le serre.
Malfoy posò nuovamente la mano su di me, ma questa volta sul fianco, e il suo tocco mi provocò un brivido.
Mi spinse leggermente nella direzione opposta, ed iniziai a camminare.
Camminammo un po', poi si fermò.
Il mio cervello lavorava come una macchina, ed ero nervosa (anche se non capivo il perché) per quello che avrebbe potuto dirmi.
«Volevo solo scusarmi.», disse, dopo un po' di esitazione.
«Scusarti? Per cosa?», domandai, sorpresa.
«Per ieri sera. Qualunque cosa io abbia detto, ti ha fatto stare male, e non è stato giusto immischiarmi nella tua vita. Sono troppo curioso ed impulsivo.»
«No, non scusarti. Anzi, scusami tu, perché non avrei dovuto reagire così. »
«Invece ne avevi tutte le ragioni. Tutto, tutto può portare a dei ricordi, che possono essere belli così come dolorosi.», continuò.
«Non è colpa tua, non potevi sapere.», insistetti.
«Ma-»
«Davvero, stai tranquillo.», lo interruppi.
«Quindi va bene se questo pomeriggio ci rivediamo per continuare il lavoro?», chiese esitante.
Era strano non sentirlo con quel tono acido e saccente.
«Certo, dove e a che ora?»
«Per adesso sempre in camera mia, ma stai tranquilla», disse vedendo la mia faccia leggermente scettica, «dopo le lezioni vado subito a prenotare l'aula di pozioni, così potremmo lavorare lì.».
«Certo, per me va bene.».
«Perfetto, allora facciamo alle sei.».
Seguii qualche minuto di silenzio.
«Andiamo a lezione?», chiese, infine.
Annuii.
Camminammo fino ad arrivare davanti alla serra numero cinque, ma era chiusa.
La lezione doveva essere già cominciata.
Quel giorno avevamo anche lezione con Grifondoro, e non osavo immaginare le battutine sceme che mi avrebbe fatto dopo Dominique.
Malfoy si avvicinò alla porta e bussò.
«Avanti.», disse la voce di Neville.
Entrammo, e più di quaranta teste si girarono nella nostra direzione.
Ormai avrei dovuto essere abituta ad essere sempre con gli occhi di tutti puntati addosso, ma no, non l'avevo ancora fatto.
Le facce dei presenti erano sorprese, quelle degli amici di Malfoy erano maliziose, tranne quella di Albus, che era, come prima, preoccupata, quelle delle amiche di Malfoy erano sempre incazzate, e poi quelle di Dom ed Amanda erano più pervertite di quelle che dovevano essere.
Ma la faccia di Neville era quella epica.
Sembrava, oltre che sorpreso, contrariato, come se avessimo commesso un reato.
'Sono le otto e mezzo del mattino e voi entrate con nochalance in classe, insieme.. penserà sicuro che siete andati a bere un ', disse sarcastica la vocina, provocandomi diversi dubbi.
Era questo che pensava la gente..?
Ma in fondo a colazione eravamo seduti al nostro tavolo, segno che non avessimo passato la notte insieme.
Malfoy mi diede un colpetto sul braccio, sospingendomi ad andare a sedermi..
Non avevo notato che gli unici posti rimasti liberi erano due davanti.
Vicini.
Andammo a sederci, e dopo che tornò il silenzio, Neville riprese a parlare di quello che stava spiegando prima che lo interrompessimo.
Non sentii una parola di quello che stava dicendo, stavo pensando alla conversazione che c'era stata solo pochi minuti prima con Malfoy.
Ad un certo punto mi sentii pizzicare un fianco.
Sussultai.
Cavolo, smettila di reagire così ad ogni suo tocco!, mi dissi.
Guardai Malfoy, che in tutta risposa mi porse un pezzo di pergamena.
'La nostra entrata ha sorpreso tutti, soprattutto il professore. Dal suo sguardo, immagino che abbia pensato male.', c'era scritto.
Presi la piuma e scrissi la mia risposta.
'Si, è rimasto sorpreso, sicuramente dopo vorrà parlarmi.'
'Cosa gli dirai?' scrisse, dopo aver letto la mia risposta.
'La verità, non abbiamo fatto nulla di male.'
In fondo, avevamo solo parlato.
'Credo che lui non la pensi così. Inoltre, mi ucciderebbe se sapesse cosa è successo ieri sera.', rispose.
'Non pensarci, me ne occuperò io. Basta comunicare in questo modo, ne parliamo stasera.', scrissi.
Non aveva senso comunicare su quel fogliettino se tanto la sera ci saremmo visti per lavorare a pozioni.
'Non possiamo parlarne stasera. Alle otto c'è l'allenamento di Quidditch, quindi dovremmo fare in fretta.'
Avevo completamente dimenticato l'allenamento.
'Se non ce la dovessimo fare?', scrissi e lo guardai pensierosa.
'Dobbiamo darci da fare ed essere veloci, ma ce la faremo ti dico. Fatti trovare in camera mia alle sei precise.'
'Va bene', scrissi ponendo fine alla conversione.
«E la signorina Weasley o il signor Malfoy sarebbero tanto gentili da ripete cosa ho appena detto, tanto per dimostrare di star seguendo?», chiese Neville ad un certo punto.
Il mio sguardo scattò in alto, ed iniziai a non respirare.
Ero nel panico più totale.
Ovviamente entrambi tacemmo.
Neville venne verso di noi.
La mia mano scattò sul banco ed afferrò il foglietto.
«Signorina Weasley, cos'ha là sotto?», chiese.
Non risposi.
«Signorina Weasley.», ripeté.
Esitante, glielo diedi.
Lo afferrò e lo lesse.
Sbiancò.
'Cosa c'è di tanto strano nel fatto che parlo con Malfoy? Lui non è suo padre.', pensai.
«Signorina Weasley, signor Malfoy, potete benissimo parlare fuori dall'orario di lezione.», disse severo.
«Ora seguite.», continuò.
Annuimmo e lui tornò a spiegare.
La lezione passò in fretta, ed io stavo per uscire, quando..
«Signorina Weasley, potrei parlarne un minuto?», chiese Neville.
Ovviamente.
Mi voltai e mi avvicinai.
Aspettò che uscissero tutti, poi parlò.
«Cosa succede, Rose?», domandò, preoccupato.
«Non succede nulla, zio Neville.»
«C'è qualcosa che vuoi dirmi..?», insistette.
«No, davvero.»
«Sai..so che Malfoy è un bel ragazzo, ed è molto intimo con Albus, ma..»
«Cosa vuoi dire?», chiesi.
«Tu..?»
«Io..?», lo incitai a continuare.
«Oh, Rose, hai capito!»
«No, non ho capito!»
«Rose, tu vai a letto con Scorpius Malfoy?!», chiese sbottando.
Strabuzzai gli occhi.
«Ma cosa dici? Assolutamente no!», risposi quasi urlando.
'Però ti piacerebbe.', disse la snervante vocina nella mia testa, che aveva magicamente assunto la voce di Lily.
Cercai di ignorarla.
«Andiamo Rose, quello che vi stavate scrivendo..», disse alludendo al biglietto che aveva in mano.
«Ma cos..».
Glielo strappai di mano e lo rilessi.
'Credo che lui non la pensi così. Mi ucciderebbe se sapesse cosa è successo ieri sera.'
'Non pensarci, me ne occuperò io. Basta comunicare in questo modo, ne parliamo stasera.'
'Non possiamo parlarne stasera. Alle otto c'è l'allenamento di Quidditch, quindi dovremmo fare in fretta.'
'Se non ce la dovessimo fare?'
'Dobbiamo darci da fare ed essere veloci, ma ce la faremo ti dico. Fatti trovare in camera mia alle sei precise.'
Oddio.
In effetti sembrava davvero qualcos'altro.
«Neville, non è come sembra, davvero.
Parlavamo del progetto di pozioni.», spiegai.
«Progetto di pozioni?», disse alzando un sopracciglio.
«Si, siamo compagni nel Torneo organizzato da Lumacorno.».
«E vi vedete in camera sua? Rose, ho qualche anno più di te e non sono stupido.»
«L'aula di pozioni era occupata, la prenoterà Malfoy più tardi.».
«Esiste una biblioteca.»
«Dobbiamo lavorare sulla parte creativa, non possiamo rischiare che ci rubino le idee.»
«Ha scritto 'Mi ucciderebbe se sapesse cosa è successo ieri sera', cosa vorrebbe dire, sentiamo.»
«Lui mi ha domandato di..di Beauxbatons e..sono corsa via e lui crede di avermi ferita.»
Mi guardò preoccupato.
Lui sapeva tutto, del mio soggiorno in Francia.
Era parte della mia famiglia, e sapeva.
«Rose..»
«Neville, ti giuro che non c'è niente tra noi.», lo rassicurai, «dico la verità, devi credermi, zio.»
Alla fine, annui.
Me ne andai lasciandogli un bacio sulla guancia.
Era davvero strano come Malfoy fosse diventato una presenza costante in tutto quello che mi succedeva.

•||Dirty love.||•Where stories live. Discover now