Capitolo 31

3.4K 138 0
                                    

Quando mi risveglio trovo Lucy tra le mie braccia con la testa appoggiata sulla mia spalla, sorrido e la stringo forte. Lei si sveglia e alza la testa.
"Ryan." Pronuncia il mio nome con voce roca e io le sorrido dolcemente
"Luce, te l'ho già detto quanto è bello svegliarsi con te tra le mie braccia?!"
"Me lo dici ogni volta che dormiamo insieme... Ma mi piace sentirtelo dire quindi continua pure..." Scoppio a ridere. Mi giro a guardarla, è bellissima così, appena sveglia e senza trucco, non che normalmente non lo sia, è una ragazza semplice e mi piace per questo. Per me Lucy è bellissima sempre. Intreccio le mie dita alle sue e inizio a giocarci osservandole. Prima le metto una di fronte all'altra come se ci stessimo dando il cinque, la mia è grandissima in confronto alla sua.
"Vedi quanto è piccola in confronto alla mia..." Dico sorridente.
"No, vedi quanto la tua è più grande della mia, hai una mano gigante!" Il modo in cui lo dice mi fa sorridere.
"Hai una mano gigante!" Imito la sua voce stridula. Lei mi dà uno schiaffo sulla spalla mentre ride.
"Scemo..."
Inizio a toccare le sue dita con tenerezza. Mi sono mancati momenti come questi, così spensierati. Quest'ultimo mese è stato pesante, tra il problema alle gambe e il fatto che non mi era concesso stare con Lucy mi sentivo intrappolato in un incubo. Prendo un lungo respiro e mi passo l'altra mano tra i capelli. Un gesto che ultimamente faccio spesso.
Lucy mi sta guardando con aria perplessa.
"Che c'è?" Mi chiede e alla mia espressione confusa risponde "quando fai così stai pensando a qualcosa... Quindi parla..." Mi conosce proprio bene. Sorrido prima di rispondere.
"Mi sento meglio, voglio uscire di qui. Sono già stato abbastanza tempo in ospedale..." Guardo nei suoi occhi azzurri. "Devo risolvere tante cose con la morte di papà.."
"Per esempio?"
"Per primo dove andare a vivere... Non posso stare in quella casa dopo gli ultimi eventi... Dopo averlo visto... spararsi." Già era difficile vivere lì dentro quando è morta mia mamma, la vedevo in ogni angolo e solo pochi anni fa ero riuscito a superarlo. Ma ora è impossibile. Quelle immagini non credo riuscirò mai a cancellarle dalla mia mente. Sono rimaste impresse. Indelebili. Un momento era lì davanti a me è il momento dopo era a terra coperto di sangue. Dio non voglio ricordare.
"Seconda cosa... Devo trovarmi un lavoro! Già ci stavo pensando, ma non era imminente. Ora devo sbrigarmi..." Avevo già deciso di lavorare dopo il diploma perché volevo essere indipendente, ma a quanto pare succederà prima del previsto. Non so nemmeno cosa cercare, cosa voglio fare.
"Avrai l'eredità di tuo padre.. Puoi iniziare con quelli e poi trovare lavoro..." Lo so, potrei ma non voglio i suoi soldi. Durante tutta la sua vita non ha fatto altro che minacciarmi. La verità è che non li volevo prima e non li voglio nemmeno ora. Ma non voglio essere ipocrita, i soldi mi servono e se me li ha lasciati, una parte sono sicuro che la userò. Magari il resto lo darò in beneficenza.
"Terza cosa devo contattare mia sorella..."
"Già fatto. Voleva chiamarti per parlare ma le ho detto che eri in ospedale e ha detto che sarebbe venuta al più presto..."
"Tipico.." Dico ridendo... "Come ultima cosa devo studiare... Sono rimasto piuttosto indietro, a causa di tutto quello che è successo..."
"Non preoccuparti ti aiuto io. Non è un problema."
"Come farei senza di te." Le dico avvicinandomi per baciarla. Quando le nostre lingue si incontrano la passione prende il sopravvento. Lucy mi bacia con trasporto, e muovendosi contro il mio fianco, rendendo chiaro il concetto. Mi stacco e rido.
"Okay okay ho capito. Non potrei vivere senza di te"
"Esatto" dice continuando a baciarmi.
***
Un ora dopo sono uscito dall'ospedale grazie all'arrivo di mia sorella che mi è venuta a prendere e adesso sono arrivato a casa non prima però di aver accompagnato Luce a casa sua.
"Non posso credere che non mi hai chiamato appena hai visto che aveva ricominciato a bere!" Dice mia sorella appena chiude la porta di casa alle sue spalle. Mi sembrava strano il silenzio in macchina.
"Non credevo che fosse una novità.. Si sapeva che avrebbe ricominciato, era una questione di tempo!"
"Okay resta il fatto che dovevi dirmelo!" Si gira verso di me dopo aver preso e messo i piatti a tavola e incrocia le braccia al petto.
"Cosa facciamo adesso?" Le chiedo sedendomi al tavolo. Non ho idea di cosa fare. Era lui che gestiva tutto. Era lui che diceva chi dovevo essere. Ora mi sento spaesato. E mi rendo conto di non sapere chi sono. Stamattina in ospedale ero in bagno e mi sono guardato allo specchio e mi è capitato di non riuscire a riconoscere chi era il ragazzo dall'altra parte. È stato strano. Non mi era mai capitato. Di solito vedevo Mason, il ragazzo popolare sicuro di sè, voluto da tutti e considerato. Adesso vedo un ragazzo che ha perso la strada e vulnerabile sotto gli occhi di tutti.
"Bella domanda." Riempie i piatti con la pasta al forno che ha comprato e continua "puoi venire a stare da me a Milano..."
Trasferirmi? "No grazie.. Con la scuola come faccio?! E con Lucy?! Non voglio starle lontano..."
Mia sorella sorride. "Sei proprio innamorato eh?"
"Si."
"Allora troviamo un appartamento e vivrai lì finché vuoi... Che dici?"
"Decisamente meglio. Ma... Come facciamo con i soldi?" Si avvicina e mette una mano sopra la mia spalla.
"È ora che papà ti ripaghi per tutto ciò che ti ha fatto!"mi sorride e poi un espressione triste si affaccia sul suo viso. "Dovremo vendere questa però..." Sono particolarmente legato a questa casa. Non sono un tipo materialista e infatti non sono legato alla casa in sè ma ai ricordi che ci sono in essa. Mi ricordo mamma fare i piatti laggiù nel lavello, papà apparecchiare la tavola in cui stiamo mangiando adesso, io e mia sorella bisticciare mentre mamma e papà chiacchieravano di fronte a noi.. No. Non sono pronto a lasciare andare questa casa.
"Non sono pronto.."
"Neanche io, ma se dobbiamo andare avanti è necessario."
Continuiamo a mangiare e a Chiacchierare un altro po e le racconto che ho scoperto che non ero figlio suo, dello sfogo che ha avuto e le confesso come mi sento su questa faccenda. Lei rimane un attimo sorpresa ma mi ascolta mentre le esprimo i miei sentimenti.
"È come se avessi sempre sentito un suo blocco nei miei confronti ma non ho mai saputo il perché... Non so... Mi sento cattivo a dire che mi sento sollevato che non era mio padre e... e che adesso non c'è più. Ma mi sento esattamente così. Liberato, più leggero. Il fatto che non è lui mio padre all'inizio mi ha sconvolto ma riflettendoci è come se mi rendesse più facile capire perché mi picchiava, perché provava tutto quell'odio nei miei confronti. Fin da piccolo cercavo la sua approvazione, il suo orgoglio ma niente di quello che facevo sembrava renderlo orgoglioso di me e ora capisco il perche..." Le sto dicendo tutti i miei pensieri. È mia sorella, è l'unica che può capire cosa ho passato.
"Ti dico la verità odiavo papà per come ti trattava.. Non l'ho mai accettato e gli andavo contro lo sai. Ma non ho mai saputo che era un uomo cosi sofferente ,rancoroso e solo. Si,sapevo che soffriva per la morte di mamma ma non mi aspettavo che si spingesse oltre il limite, così tanto da suicidarsi. Ora mi chiedo e se fossi stata più presente, più attenta forse non sarebbe finita così? Forse sarei riuscita a salvarlo?" Ed ecco di nuovo la sua vulnerabilità.
"Nessuno ci sarebbe riuscito... Solo lui poteva riuscirci. Per stare bene doveva volerlo lui e evidentemente non lo voleva..."
"Lo so." Dice con tristezza a stento trattenendo le lacrime. Mi avvicino con la sedia e la abbraccio stretta mentre piange. Condividiamo questo momento di dolore per la morte non dell'uomo crudele e ubriacone degli ultimi anni ma del padre generoso e divertente di quando eravamo piccoli.
***

La mattina seguente mi alzo presto e, come consigliato per la riabilitazione dalla dottoressa dell'ospedale che ho incontrato ieri, vado a fare una passeggiata aiutandomi con la stampella. Le gambe mi portano sotto casa di Lucy e le invio un messaggio per farglielo sapere.
IO: Buongiorno principessa.
LUCE: 'Giorno piccolo.
Mi piace quando mi chiama così è un giorno gliel'ho detto e da allora non ha più smesso.

IO: sono sotto casa tua, ho voglia di vederti. Ti ho portato la colazione me lo merito un bacio? ;)

Prima mi sono fermato ad un bar per prenderle il cornetto e il caffè macchiato come piace a lei.

LUCE: Oddio *_*, sali ti meriti più di un bacio...
Rido per la sua reazione mentre salgo con l'ascensore.
Appena apre la porta vado per porgerle la busta con la colazione ma vengo travolto dalle sue braccia intorno al collo, la tiro su e la bacio. Quando ci stacchiamo, la rimetto a terra e le porgo la busta.
Lei la prende con una mano e con l'altra mi porta in cucina.
"Tua mamma?" Le chiedo quando raggiungiamo la cucina.
"A lavoro." Mi risponde aprendo la busta e emette un suono di piacere quando vede cosa c'è all'interno.
"Al cioccolato?"
"Uh-uh" rispondo sorridendo.
"Oddio hai preso anche il caffè... Ti sei guadagnato mezz'ora di pomiciata per questo!" Scoppio a ridere mentre lei alza lo sguardo dalla busta e viene verso di me sorridendo.
"Ti amo. Tanto."
"Ti amo anch'io." E mantiene la promessa. Pomiciamo per cinque minuti prima che lei annunci di aver fame e ci sediamo a fare colazione.
Quarantacinque minuti dopo siamo a scuola e ci salutiamo per dirigerci in classe. Non mi dirigo subito in aula perché prima devo fare una cosa. Vado nel corridoio della sezione C e cerco i miei amici del gruppo. Una volta individuati mi avvicino.
"Nico.." Saluto Nicola perché è il primo che vedo.
"Mason, che ci fai qui?" Quando gli altri sentono il mio nome si avvicinano e io li salutò con un cenno del capo che viene prontamente ricambiato.
"Volevo dirvi che potrei rientrare nella band, se il posto è ancora libero ?" Ci ho pensato per un po' ieri notte e mi sono detto 'perché no?'. Voglio suonare ancora con loro perché mi diverto e ci vogliono più cose divertenti nella mia vita. Voglio stare bene.
"Davvero, cazzo?!!!" Esclamano stupiti Simone e Alessio contemporaneamente. Quando vedono che la mia espressione rimane seria Nicola aggiunge "il vecchio gruppo di nuovo insieme. Certo amico che ti vogliamo... Ci sei mancato!" Ricevo pacche sulla spalla e sorrisoni da parte dei miei amici.
"Allora, mia zia ha un pub e vuole vederci esibire sabato sera. Era un problema fino a poco fa perché eravamo senza cantante ma ora è perfetto! Ci stai?" Chiede Nicola.
"Certo che ci sto, se no non sarei qui!"
"Va bene allora domani pomeriggio vieni al garage di Simone che prepariamo le canzoni... Abbiamo solo pochi giorni..." Dice Alessio.
"Okay" dico prima di salutarli e raggiungere la mia classe per le lezioni con un ampio sorriso sul mio viso . Il mio istinto mi dice che tutto sta andando al suo posto. Tutto si sta aggiustando e che piano piano riuscirò a riprendere in mano la mia vita e questa volta sarò io a decidere cosa è giusto e cosa no.

Senza te non sono niente.Where stories live. Discover now