Capitolo 16

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"Piccolo, vieni qui! Guarda cosa ti ho regalato!" È Natale, stiamo aprendo i regali ma io sto guardando papà e mia sorella parlare e ridere, perché con me non ride papà? Cioè si mi abbraccia mi chiede del calcio, della scuola ma non abbiamo mai questo tipo di conversazioni in cui mi prende in giro e io prendo in giro lui e ridiamo insieme. Forse sono piccolo per poter parlare con lui. Si è così. Quando sarò grande parleremo e discuteremo e rideremo.
Vado da mia madre le do un bacio sulla guancia " grazie mamma" dico prendendo il regalo dalle sue mani. È grande. Chissà cos'è.
Lo apro ed é... Una chitarra.
"Mamma è uguale alla tua grazie, grazie . Così possiamo suonare insieme. Vero?"
"Si amore è vero. Ma prima devi imparare a suonarla."
Thum thum thum. No che stai facendo? Quella è la mia chitarra. Nooooo....

Mi sveglio di soprassalto. Cazzo sono tutto sudato e tremo. Mi devo calmare. Respira dentro. Fuori. Dentro. Fuori. Nel giorno del sogno mia madre iniziò a insegnarmi a suonare la chitarra e ricordo che questo portó delle liti tra lei e papà, in cui mamma ebbe sempre la meglio. Papà non poteva dire di no a mamma. Era follemente innamorato di lei. Lei aveva sempre l'ultima parola. Prendo il telefono e leggo lo schermo, le due di mattina. Ho dormito un paio d'ore. Io e Lucy siamo stati sul tetto e abbiamo parlato e le ho fatto sentire alcune canzoni che ho scritto e lei mi ha detto che le piacevano tanto. Siamo stati lì una mezz'ora abbracciati. Poi lei ha detto che doveva tornare e l'ho accompagnata.
Mi alzo dal letto, mi metto la tuta e una volta fuori corro. Correre mi fa stancare. Lo faccio solitamente quando non riesco a dormire. Le mie gambe mi portano sotto casa Lucy. Mi siedo sul marciapiede. Non posso salire. Staranno dormendo. Non posso inviarle un messaggio, non voglio svegliarla. Ma non posso neanche tornare in quella casa, in cui mi sento totalmente soffocare. Ho bisogno... Ho veramente bisogno di respirare.
Resto qui. Ad un certo punto mi addormento.
Sento il sole su di me. Sento un ombra sui miei occhi. Sento il rumore delle macchine troppo vicino a me. Dove sono? Apro gli occhi, trovo Lucy di fronte a me con una faccia corrucciata ed ancora in pigiama ma ha un cappotto sopra.
"Che ci fai qui?" Dice preoccupata "tuo padre..." Lascia la frase in sospeso.
"No..." Dico poi schiarendomi la voce "non potevo più stare in quella casa avevo bisogno di respirare." Vedendo la sua faccia ho capito che non sono stato chiaro.
"Mio padre non c'entra ho avuto un incubo e quando mi sono svegliato, sono uscito"
"Ti capita spesso?"
"Di uscire durante la notte?" Rido  con amarezza.
"No... Di avere incubi?" Giro la testa di lato e lascio passare un po di secondi prima di rispondere
"Si" lei mi porge la mano per aiutarmi ad alzare.
"Perché non mi hai chiamato?!" Dice una volta che sono in piedi di fronte a lei.
"Perché era tardi... Sicuro stavi dormendo...Non volevo svegliarti. Poi tua madre era in casa..."
"Non preoccuparti di tutto questo! Se hai bisogno di me, io ci sono in qualsiasi momento." Non rispondo. Non sono sicuro di come rispondere. Dovrei dire 'per adesso?' O forse 'non ti merito'. Quando non rispondo lei continua "ora vieni con me. Mi prenderò io cura di te" mi guarda negli occhi e leggo sincerità, affetto, e... Amore?Non so di sicuro tutto quello che mi sta accadendo é un miracolo. Ho bisogno di qualcuno che ci tenga a me così tanto da prendersi cura di me. Non voglio essere solo.
Mi guida verso casa sua, saliamo e andiamo nella sua stanza.
"Fai piano mia madre dorme."
Annuisco. "Come mi hai visto?"  Sorride per la domanda "dalla finestra, è stato un caso che eri proprio sotto la mia finestra." Mi guarda con un sopracciglio alzato, scettica. " mi sono svegliata perché dovevo bere e una volta tornata in stanza ho aperto le tende e ti ho visto. All'inizio non credevo fossi tu però poi ho visto la felpa e l'ho riconosciuta." Mi sorride. Ho addosso la felpa della squadra.
"Grazie." Dico con un sussurro.
"Non devi ringraziarmi. Lo faccio perché ci tengo a te. È questo che fanno le persone quando ci tengono, ci sono per te quando hai bisogno." Mi abbraccia e io l'abbraccio forte. Non voglio lasciarla andare.
"Okay dai su sono solo le cinque. Possiamo dormire un altro po" mi trascina verso il suo letto e ci mettiamo nella posizione in cui eravamo l'altra volta. Uno di fronte all'altro, con le sue mani nei miei capelli, e il mio braccio intorno a lei.
"A volte non trovo una ragione per continuare a lottare ... per non rinunciare a tutto" dico ad alta voce i miei pensieri, nel buio della stanza riesco ad aprirmi. Sento i suoi occhi su di me, ma non mi azzardo a guardarla. Ho paura di vedere nei suoi occhi. Ho paura che troppe emozioni mi possano sopraffare. Sono ad un passo dalle lacrime, lo sento. Ma le trattengo. Sento le sue labbra sulla mia fronte.
"Ti chiedo di combattere per me..." Mi sfugge uno sguardo su di lei e vedo che ha gli occhi lucidi. Quello che ho detto l'ha colpita. Le metto una mano sulla guancia.
"No... Ti prego, non piangere"
"Non dire mai più una cosa del genere...Non voglio perderti" dice con voce tremante e una lacrima scende sulla sua guancia, la catturo e l'asciugo veloce
"Okay... Non lo farò" dico
"Solo il pensiero di non vederti mai più, di non sentirti e non poterti parlare... Mi uccide! Prometti che lotterai per me, per noi." Lei mi chiede con così tanta tenerezza e vulnerabilità che non posso far altro che baciarla dolcemente e dirle "te lo prometto" lo sto già facendo. Sto lottando per lei, per noi. È l'unica cosa che mi permette di andare avanti, di affrontare mio padre ogni mattina, lei non mi fa sentire solo contro il mondo. So che siamo io e lei contro tutti. Contro i miei demoni, contro i miei pensieri e più di tutto contro me stesso e il mio senso di colpa.

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