Capitolo 8

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È mattina sono appena tornato dalla mia corsa mattutina quando noto un messaggio sul mio cellulare vedo da parte di chi è, e sorrido

LUCE:ciao volevo sapere dove abiti? Sai per oggi pomeriggio che dobbiamo studiare :)

L'ho memorizzata LUCE perché la prima volta che l'ho vista, è come se mi fosse apparsa la luce dopo anni di oscurità. Questa cosa lei non lo sa, ovviamente. È una stronzata, ne sono consapevole. Ma mi piace.

Io: abito nell'area nuova precisamente dove sta il campetto da calcio abbandonato... Se non lo conosci ti vengo a prendere.

Nel suo telefono mi sono memorizzato come "SEXY RYAN". Devo ammettere che sono curioso di sapere se l'ha cambiato. Mi piacerebbe che lo avesse lasciato così so con certezza se mi da ragione.

LUCE: okay, passami a prendere a scuola alle 16 visto che hanno cancellato l'incontro di oggi pom x il progetto.

Io: okay. A dopo
Mi preparo e vado a scuola. Non vedo l'ora di studiare con Lucy. Non per la matematica. Ma per passare del tempo insieme a lei anche se sono un po nervoso di averla in casa mia.

***
"Sei pronta?" Siamo sullo scooter per andare a casa mia per studiare. Lo so, lo so. Non è una cosa che faccio volentieri.
"Si, andiamo" lei ha portato il suo quaderno e il libro di matematica che pesa un casino. Visto che il mio libro è scomparso qualche mese fa.
Qualcuno l'avrà preso per sbaglio, non lo so. In realtà non me ne ero nemmeno accorto fino a ieri quando lei mi ha chiesto quale libro usavo, e io le ho risposto che non lo sapevo dopo averlo cercato per tutta la sera.
"Okay, eccoci. Questa è casa mia"
Si guarda intorno prima di dire "wow, è in ordine per essere gestita da due uomini"
"Non è che la sfruttiamo molto, mangiamo e puliamo. Vieni la mia stanza è di qua" la conduco verso il corridoio e apro la porta sulla destra.
Lucy entra dopo di me "sei ordinato. Mi aspettavo una stanza più incasinata adatta a un ragazzo adolescente."
"Mia madre mi diceva sempre 'dove c'è ordine lì c'è pace e decoro'. Metto sempre in ordine, da quando non c'è più così ,come diceva lei, riesco a trovare la cosa che mi serve nel momento che mi serve. Cerco di non deluderla" mia madre metteva sempre in ordine la mia stanza e mi ripeteva spesso queste cose. Quando è andata via ci ho messo più attenzione. Adesso mi da fastidio quando c'è disordine e caos nella stanza. Il che non avviene quasi mai. Perché è la pace che sto ancora cercando.
Sento la sua mano sul braccio "allora dove ci mettiamo?"
"Va bene sul letto? Di solito studio lì"
"Si va bene"
Apriamo i libri e ci immergiamo nel mondo dei numeri. Abbiamo fatto passi da gigante nell'ultima ora. Almeno adesso ho capito come si risolve un equazione. Ma a volte proprio non capisco come per esempio adesso.
Alla quarta volta che cerca di spiegarmi un concetto, chiudo il libro e dico alzando le mani in frustrazione "non capisco, sono io o è la mia fottuta mente che è troppo stupida per capire?"
"Non dire così, non sei stupido... Devi solo provare ad applicare la regola. Dai su prova con questo esercizio."
Dopo un ora e mezza di studio e esercizi, finalmente riesco a risolverne uno. "Siiii. L'ho fatto è uscito, credo!" Dico felice
"Fammi vedere"
Le passo il quaderno e dopo qualche minuto lei sorride e dice "sembra che tu l'abbia risolto alla grande" dice. Dopo neanche un secondo mi fiondo su di lei e la abbraccio. Siamo entrambi sul letto quindi lei cade all'indietro e io finisco sopra di lei, stiamo ridendo come pazzi e io sto ripetendo 'grazie, grazie, grazie' nel suo collo mentre la abbraccio. Quando l'euforia si è placata mi stacco e le sorrido ringraziandola ancora una volta e lei mi dice "Ryan sono felice di aiutarti. Quando vuoi io sono qui"
"Non sai quanto significa per me che tu l'abbia fatto. Senza il calcio non so se riuscirei a rimanere sano di mente" lei controlla l'orario e rilascia un urletto "è tardissimo" si alza subito dal letto
"Devo andare, Ryan" raccoglie le sue cose, quaderni, penne, libro e mette tutto nella sua borsa. "Mi accompagni?"
"Sisi. Okay." Mi alzo e prendo le chiavi dello scooter poi do un'occhiata al l'orario "hai ragione è tardissimo. Andiamo" è quasi ora che torna mio padre. Devo portarla subito via da questa casa non voglio incontrarlo con lei. Troppo tardi. Lui è in cucina. Sta bevendo. Oh oh. "Okay, fai piano. Non voglio che ci senta" mi fermo e la guardo. Mi sta guardando con occhi sorpresi. Oh no, pensa che io non voglio far sapere a mio padre che sono con lei. Il che è giusto. Ma non per i motivi che pensa lei quindi mi affretto a dirle a bassa voce "non è perché non voglio che lui sappia che sono con te. Ma è perché.." Mi fermo perché non so cosa dire. Devo dirle la verità? O è meglio di no? Deglutisco e dico" perché quando beve non è in lui. E non voglio..." Cazzo, è difficile. Perché è così difficile?! La mia voce si spezza "non voglio che lui ti faccia del male" cosa?!?! Perché le ho detto questo?! Merda, merda, merda. Ora penserà che fa del male a me. Il che è nuovamente vero. Ma non lo deve sapere nessuno! Cosa succede se qualcuno lo sa? Mio padre sarebbe in grado di ammazzarmi? Non lo so.
"Ora possiamo andare..." Sussurro "per favore?"
Lei annuisce senza lasciare che i suoi occhi si stacchino dai miei. Sta cercando qualcosa lì. O vede qualcosa?! Dolore, forse?! Paura? Si più probabile. Sono terrorizzato in questo momento. Questo era quello che temevo. La prossima volta studieremo da qualche altra parte non posso rischiare. Riusciamo in qualche modo a lasciare la casa nel modo più silenzioso possibile, senza che mio padre se ne accorga. E la riaccompagno a casa. Lo so che vuole dire qualcosa riguardo quello che ha visto. Lo so perché lo intuisco da come si morde il labbro pensando a come me lo deve chiedere. Una volta arrivati le chiedo " che vuoi sapere?"
"Beve spesso?"
Questo sarebbe il momento di mentire. "No" mento ma lei non so come capisce che sto mentendo e mi guarda con uno sguardo che dice 'dimmi la verità' "Ryan" dice
Prendo un lungo respiro e lo rilascio in un whoof, mi passo una mano nei capelli, che hanno bisogno di una spuntatina, "si lo fa spesso. " Non elaboro e evito di dire da quando ha inziato per non vedere quello sguardo che ottengo quando parlo di mia madre.
Guarda nei miei occhi intensamente e mi accorgo di essere restato in silenzio per un po' e la sua voce mi fa tornare alla realtà. "Stai bene? Sembri terrorizzato!"
"Sto bene, non preoccuparti" mento. Non sto bene per niente. So cosa mi aspetta una volta ritornato a casa. Spero solo di trovarlo addormentato. Non voglio affrontarlo. Ci salutiamo frettolosamente perché mi dice che sua madre sta dando di matto perché lei non è tornata all'orario previsto.
Quando torno a casa, trovo mio padre svenuto sul divano fortunatamente, e io mi infilo nella mia stanza il più silenziosamente possibile.

Senza te non sono niente.Where stories live. Discover now