Capitolo 11

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"Da quanto tempo? Mi chiede Lucy. Siamo sempre sul letto solo che adesso io mi sono girato sul lato destro, dove non ho dolore, e siamo faccia a faccia.
Non mi andava tanto di parlare di questo argomento. Perciò ho proposto di fare un gioco.
"Okay. Facciamo un gioco. Una domanda ciascuno. Io faccio una domanda a te e tu a me. Ma si è obbligati a rispondere che dici?" Propongo
"Okay ci sto. Rispondi alla mia domanda ora" mi dice con un mezzo sorriso,
"Va bene. Ha iniziato un anno dopo la morte di mamma. " Le racconto tutto dall'inizio   "Quando è morta avevo 10 anni, era il giorno del mio compleanno. Ricordo che era iniziato come il giorno più bello di sempre, stavamo festeggiando quando alla fine della serata mi sono accorto che mancava la torta, e l'ho fatto presente " la mia voce trema, i ricordi di quel giorno che è ormai diventato un incubo ricorrente , mi si affollano nella mente "mamma si è... offerta di andare a prenderla alla pasticceria. Aveva scherzato che mi avrebbe preso la mia preferita e ci avrebbe fatto aggiungere un sacco di panna" sorrido" Mentre era in macchina ad un incrocio un uomo ubriaco le taglió la strada e lei ci andò a sbattere contro. Morte immediata" mi ricordo che un attimo prima eravamo tutti felicissimi e l'attimo dopo tutto ci crolló addosso. Non ho avuto nemmeno il tempo di salutarla per bene. Tutto cosi improvviso, un attimo era lì, l'attimo dopo non c'era più. Una cosa che continuo a pensare da quel giorno è come è possibile che un uomo ubriaco colpevole della morte di una persona è ancora vivo mentre una donna buona e generosa è in paradiso?! Quanto è ingiusta la vita?
Ora inizia la parte più difficile del racconto. Come l'ha affrontato, e lo affronta ancora, mio padre.  "Avevo 11 anni quando mio padre mostró la sua ira verso di me. L'anno che è morta non usciva dalla sua stanza e non lo vedevamo mai. Forse era meglio così. " le confido, le sento sussurrare il mio nome e mi fermo per guardarla un attimo poi continuo "Comunque all'inizio era sopportabile la maggior parte delle volte erano insulti e commenti cattivi nei miei confronti soprattutto dove mi incolpava della morte di mamma, " "non è colpa tua ,Ryan. Lo sai vero? Dimmi che lo sai."
Non rispondo invece continuo quello che stavo dicendo, mi schiarisco la voce " ma più tempo passava più lui perdeva il controllo, la prima volta in cui mi ha picchiato seriamente mi ha slogato una spalla, ma non capitava spesso che mi picchiasse all'epoca. Ha continuato sempre, era un incubo ogni volta che lo vedevo ubriaco sapevo cosa aveva in mente , come era un incubo stare in quella casa. Quando ho fatto 13 anni sono diventato un mezzo teppista a scuola e cercavo di tornare il più tardi possibile a casa e pur di non incontrarlo andavo a casa di alcuni miei amici, a volte anche a dormire e ci vedevamo molto meno. Era più il tempo che entrambi passavamo fuori casa che dentro, quindi cercavo di ignorarlo il più possibile e parlavo solo quando interpellato. Però da allora le cose sono solo peggiorate" mentre racconto le vicende le sue mani sono nei miei capelli, mi rilassa quando fa così quindi glielo dico "mi piace quando fai questa cosa"
"Cosa? Quando ti aggiusto i capelli?" Mi sorride
"Si" poi continuo con il racconto " all'età di 15 anni ho incontrato degli amici più grandi con cui ho subito legato e vedevo che loro prendevano qualcosa, delle sostanze stupefacenti. Ma non volevo essere coinvolto. Loro cercavano di farmele prendere dicendo che allontanava il dolore, che mi avrebbero fatto sentire meglio e a mia insaputa una volta hanno messo una pillola nella mia birra e beh, non ricordo tanto solo che ho provato un senso di pace, di annebbiamento." Mi era piaciuto. "È stata anche la prima volta che ho fatto sesso." E non ricordo niente.
In ogni caso mio padre se n'è accorto quando sono tornato a casa e non mi ha fatto più uscire con questi ragazzi, diciamo che non sono più uscito con loro soprattutto perché ero impaurito per la reazione che mio padre ha avuto quando ha scoperto cosa avevo fatto, o meglio ciò che avevo assunto in più loro a scuola mi ignoravano, poi ho saputo perché. " Mio padre non è stato contento quando mi ha visto e se n'è accorto subito che avevo preso qualcosa, ovviamente ha pensato che l'avessi fatto coscientemente, e ha fatto capire a questi ragazzi che dovevano starmi lontano. Quindi loro non mi hanno più rivolto la parola. " me l'ha fatta pagare. E subito dopo questa vicenda non ho più fatto niente per farlo incazzare perché ho preferito assumere la posizione di sopravvivere.. Fino ad ora. Adesso non voglio più farlo. Ora voglio vivere. Perché ho scoperto com'è, e mi piace!
Lucy sta ascoltando ogni mia parola con attenzione, ogni tanto durante il racconto sbirciavo la sua faccia e ho notato come è espressiva, non riesce a nascondere niente anche se a volte cerca di farlo. Come in questo momento, vedo dalle sue sopracciglia corrucciate e le sue labbra mezze aperte che è sofferente per me, di aver scoperto come ho vissuto, sempre nel terrore delle conseguenze. Non sono permessi nè sbagli e nè tanto meno errori nella mia vita.
La sua voce è lieve quando interrompe il silenzio per dire "non è colpa tua Ryan eri solo un bambino. E quello che è successo a tua madre è stato un incidente tu non c'entri niente. Gli incidenti capitano..."
"Si ma se io non avessi chiesto della torta..."
"Tua madre avrebbe insistito e sarebbe andata lo stesso, se ti somiglia un po' so che avrebbe fatto così."
La guardo sorpreso. Già lei l'avrebbe fatto. Mia madre era la donna più gentile, altruista e dolce del mondo. Quando amava lo faceva con tutta se stessa.
"Tocca a me " dico " argomento più leggero. Hai mai avuto un ragazzo?" Alleggerisco l'aria, perché non sopporto più questo argomento, non sopporto ricordare gli anni dopo l'incidente,sta aprendo ferite che da tempo sono state rattoppate ma mai curate, ed è come se sentissi che si stiano riaprendo e abbiamo iniziato a sanguinare di nuovo.
"Si..." Dice guardandomi negli occhi e valutando la mia reazione. Beh non posso dire di essere sorpreso. Da come bacia ho intuito che avesse esperienza, detto questo non posso dire che non mi stia dando un po' fastidio. "Vuoi che te ne parli?" Mi chiede
"No" dico subito. Lei ride e dice
"Okay. Allora tocca di nuovo a me. Allora vediamo tu hai mai avuto una ragazza?" Facile. Ma prima che possa rispondere però mi ferma e dice "anzi no. Già so la risposta a questa domanda." Io rido.
Le mi fissa poi dice "quando è stata l'ultima volta che... Hai..." la guardo curioso. Cosa mi vuole chiedere che la fa sembrare così insicura e cosi nervosa?!
"Si, insomma, lo sai no?"
"No non lo so" rispondo sincero. Forse intuisco cosa vuole dire ma non c'è assolutamente modo che io non possa divertirmi a vederla così in imbarazzo. Sto cercando di trattenere le risate alla vista della sua faccia. Sa che io so. E mi sta guardando male perché sa che voglio che lo dica lei.
"Divertente." Poi dice tutto d'un fiato "l'ultima volta che hai fatto sesso?" Scoppio a ridere. Non era così difficile. Mentre rido la guardo e lei mi sta ancora guardando male. Poi mi spinge e io cado di nuovo di schiena sul letto e poi dice "ora ti faccio vedere io chi è che ride". Si alza e si mette a cavalcioni su di me. Questo subito mi fa zittire. Santo. Cielo. Okay, respira dentro e fuori. Resta calmo. La guardo e lei sta sorridendo fortissimo, il che fa sorridere anche me "che c'è?perche sorridi?" Chiedo
"La tua faccia. Mi fa sorridere che hai smesso subito di ridere vuol dire che avevo ragione."
"Riguardo?"
"È troppo difficile resistermi." Dice sicura di sè e facendo segno con le mani al suo corpo
"Già." Dico seriamente " lo è."
Lei arrossisce ma scherza "dai su rispondi alla domanda, non usare il tuo fascino per evitare di rispondermi" okay. Vuole saperlo.
"Un mese fa. Quando ti ho visto per la prima volta non sono riuscito a toglierti dalla testa, a non pensarti, e da allora non ho avuto voglia di nessun'altra." Sono sincero. Non sono stato con nessuna da allora. "E per tua informazione non è mai significato niente. Il sesso, dico. Era solo piacere per dimenticare" La mia risposta sembra piacerle, perché sento la sua mano che cerca la mia e la prende nella sua e la stringe.
"Sei dolce, non pensavo che lo fossi, Mason"
"Non farlo".
"Cosa?"
"Non chiamarmi Mason. Non voglio che mi chiami così. Non tu. Così mi chiamano tutti. E tu non sei compresa tra quelli. Tu sei speciale per me."
"Ooow, te l'ho già detto quanto sei dolce?!"
"Dolce? Io? No ti sbagli. Io sono tutto tranne dolce. E ora te lo faccio rimangiare" mi spingo con delicatezza ,facendo pressione con i gomiti, spostandomi dal materasso, la prendo dai fianchi e inverto i ruoli così che sono io sopra di lei. Ho dolore, ma è un dolore piacevole, poi non è niente rispetto al dolore che sento di solito, e per pochi minuti sono sopra di lei con le mani contro il materasso.
"Non preoccuparti non lo dirò a nessuno. Prometto"
"Lo so." Mi avvicino e la bacio. Non è un bacio lieve come quello di poco prima. Ma è un bacio intenso, che mi fa desiderare di più ma mi fermo e la guardo "mi fido di te"
Mi sorride prima di baciarmi ancora.
Mi rimetto al mio posto a fianco a lei e la prendo tra le braccia. Mi piace stare così con lei. Sento le palpebre pesanti, l'aspirina deve aver iniziato a fare effetto. L'ultima cosa che vedo sono dei meravigliosi occhi azzurri che mi guardano con un intensità mai vista, prima di chiudere gli occhi ed arrendermi alla stanchezza.

Senza te non sono niente.Where stories live. Discover now