Capitolo 30

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Arrivo a casa con la circolare venti minuti dopo. Mio padre mi sta aspettando in salone chiacchierando con il dottore quando varco la porta di casa. "Finalmente! Dove sei stato?" Mio padre dice interrompendo ciò di cui stava parlando con il dottore.
"Ero a scuola..." Mio padre mi guarda scettico e incredulo.
"Ti avevo detto di tornare appena possibile.." Il dottore ci guarda per un istante prima di preparare gli attrezzi che di solito usiamo, la bicicletta e i pesi per le gambe.
"Dai iniziamo! Devo partire tra 1 ora." Mio padre mi guarda per un altro minuto con sguardo incazzato e poi va in cucina di sicuro a bere qualcosa visto che ha ricominciato ad ubriacarsi negli ultimi tempi, mentre noi iniziamo a lavorare.
Dopo circa mezz'ora, il dottore si accorge che non ha il suo computer.
"Puoi prendere quello di tuo padre? L'altra volta l'abbiamo usato quando il mio era scarico. È nello studio.." Mi chiede. Non sono mai entrato nello studio di papà. Non mi è mai stato permesso. Comunque annuisco e entro nella stanza alla ricerca del computer. C'è confusione. È una stanza buia e con le pareti nere, una grande scrivania in fondo e un maestoso scaffale pieno di libri. Mio padre spesso lavora qui quindi non sono sorpreso di vedere così tanti fogli sparsi sulla scrivania. Finalmente individuo il computer che si trova sulla scrivania, vado verso di essa cercando di fare veloce, non voglio passare troppi minuti qui dentro, ho paura che se mio padre lo scopre non sarà molto felice. Una volta arrivato dove si trova il computer i miei occhi cadono su un foglio lì vicino. Il titolo è 'Risultati Test del DNA', incuriosito continuo a leggere. La prima pagina mette in relazione i gruppi sanguigni.
'Nome soggetto: Ryan Mason
Eta: 18 anni
Gruppo sanguigno: B+

Nome soggetto: Daniel Mason
Età: 56 anni
Gruppo sanguigno: 0+

Nome soggetto: Lisa Marini
Età: 52 anni
Gruppo sanguigno: A+ '

Giro la pagina e trovo vari schemi con le mie caratteristiche genetiche e quelle di mio padre. Scorro velocemente i risultati e leggo a voce alta. 'Risultato test del DNA: 50%- paternità esclusa." Il rumore della porta che viene aperta attira la mia attenzione e alzo lo sguardo. Non mi sposto e non nascondo ciò che sto facendo. Mio padre è davanti a me. Non perdo tempo a chiedergli spiegazioni.
"Cosa significa?" Chiedo prendendo il foglio in mano. Lui si avvicina per vedere cosa gli sto mostrando e noto che impallidisce.
"Non dovevi saperlo..." Dice a bassa voce, quasi a se stesso. È vero?! Non è mio padre?!
Rimane in silenzio a fissare il foglio e poi finalmente inizia a parlare.
"Posso dire di averlo sempre sospettato. Da quando sei nato. Tu pensi di assomigliarmi ma ti sbagli. L'ho sempre saputo." Poi Ripete ancora "L'ho sempre saputo... Sempre! Ma non ho mai avuto il coraggio di andare fino in fondo, perché l'avrebbe reso più reale capisci? Vorrebbe dire che... che mi ha tradito. La mia Lisa... E adesso lo so, per certo." Si schiarisce la voce e la sua espressione è triste, distrutta come se stesse prendendo ancora adesso coscienza della situazione. Io sono ancora sconvolto. Non ci credo che lui non sia mio padre. Non è mio padre. Significa che sono libero. Non so se sentirmi alleggerito o triste. Di sicuro mi sento confuso." Mi ha tradito con lui, con quello stronzo di cantante. Il suo ex, tuo padre. Quella volta che è ritornato in città, lei me l'aveva detto, ma io dovevo lavorare. Dovevo lavorare! Non potevo rinunciare... Dovevo mantenere questa famiglia... E... L'ho lasciata da sola!!! Con quel bastardo..." La sua voce prende sempre più rabbia durante tutto il discorso. Poi finalmente mi guarda e indirizza la sua rabbia verso di me. L'odio che traspare dai suoi occhi mi fa trasalire. "E sei nato tu! Mi ha fatto credere che fossi mio.. Ma io lo sapevo... L'ho sempre saputo... Che eri di quel pezzo di merda! Dell'artista... I tuoi capelli... Non sono come i miei... Sono come i suoi. I tuoi occhi non sono come i miei... Se li guardi bene. Guarda, i miei sono castani!!" Urla disperato. "Tu ami la musica, io amo il calcio, tu sei alto, io sono basso!! Cazzo, gli sei spiccicato adesso!!!" Prende la sedia e la manda contro la libreria al suo lato, io faccio due passi indietro tenendo le mani attaccate alle stampelle. È un casino. Sono spaventato dal suo umore. È ubriaco e incazzato. Prende un lungo respiro e si tocca la barba. "Mi sono deciso a fare il test quando ho visto la tua faccia mentre suonavi una sera, avevi un espressione sognante, illuminata, e mi hai ricordato esattamente lui quando suonava, per questo ti ho distrutto la chitarra non volevo vederti più suonare, non volevo vedere più quell'espressione sul tuo viso. Non... volevo. Più. vedere. lui!" Dice scandendo le ultime parole e guardandomi mentre una lacrima scende dal suo viso che lui prontamente asciuga. " L'ho chiamato appena l'ho saputo e gliel'ho detto.
Sai cosa mi ha detto?" Non rispondo. "Lo sai?" Urla. Sta soffrendo. Tantissimo. Io come preso in contropiede scuoto la testa velocemente. "Mi ha detto che lo sapeva, ma che avevano deciso che era meglio così, era meglio se mi facevano credere che fossi mio. Cazzo! Mi sono sentito così stupido, così tradito!" Poi mi si avvicina e io instintivamente faccio un passo indietro. Lui ride ma senza umore. "Io ti ho cresciuto! Sei mio figlio!" Dice poi apre un cassetto. "Sei mio figlio. Lui non ti merita. Neanche ti conosce," Ride di nuovo amaramente "non meritava neanche tua madre. È un artista, usa le donne, era ancora un ragazzino cosa voleva sapere lui della famiglia..?!" Mi prende le stampelle e le tira lontano, vicino alla porta rompendone una, prima di spingermi con forza e vado a finire prima contro il muro sbattendo la testa e poi a terra. Tira fuori dal cassetto due oggetti che all'inizio non riesco a vedere bene. Uscito alla luce i miei occhi si allargano alla vista di una pistola. Toglie la sicura, si inginocchia e poi la punta verso il mio petto."Papà.." Dico allarmato.
"Che c'è non sei contento di non essere figlio mio?! Povero piccolo Ryan, ha dovuto soffrire per il padre ubriacone e violento e alla fine non era neanche il suo vero padre, è questo che stai pensando,vero?" Tengo lo sguardo fisso sulla pistola, ma non rispondo. Deglutisco. "Vero?" Urla contro la mia faccia prendendomi i capelli in un pugno e puntandomi la pistola contro il mento. Subito dopo mi prende il braccio e mi inietta qualcosa con una siringa, che non sapevo nemmeno avesse in mano.
"N-no" qualsiasi cosa mi ha iniettato mi sta facendo sentire debole, annebbiato.
"N-no" mi imita e poi ride. "Certo che si. Diamo la colpa al padre! Nonostante tutto ciò che ho fatto per te. Ti ho motivato per renderti migliore, ti ho dato tutto quello che volevi..." Dice  "ho lasciato il calcio per tua madre, ho cambiato stile di vita per lei, per mantenere questa famiglia, per farla funzionare e alla fine lei è morta e io sono rimasto qui, ad affrontare il dolore, ubriacandomi e vivendo di merda e poi cosa scopro?! che sono stato tradito e che mio figlio in realtà non è mio, quanto è crudele la vita? Non bastava una pugnalata al cuore, no. No infiliamo più a fondo questo coltello nel petto di quest'uomo.." Non mi muovo. Ho paura di fare qualsiasi cosa.
"Papà... Cosa mi hai iniettato?" Le parole escono a stento dalla mia bocca, sono rallentato.
Mi da un calcio alle gambe. "Aaah" urlo inclinandomi. Lui si alza in piedi e punta la pistola in alto.
"Resta lì!" Rimango seduto non ho la forza di muovermi, mi sento abbattuto. Non riesco a vedergli la faccia, ha la testa bassa, poi alza la testa e vedo delle lacrime sul suo viso.
"Quanta sofferenza può sopportare un uomo?! Eh? Non ce la faccio più!! Voglio Farla finita..."Si prende i capelli tra le mani. "Cazzo" urla poi si punta la pistola alle tempie.
"No papà! Non lo fare.." Dico con fatica. Sarebbe più facile farglielo fare, ma nonostante tutto mi ha cresciuto, è mio padre. No non lo è dice una vocina dentro di me, ma la zittisco. Può non essere mio padre ma mi ha cresciuto. Me lo ricordo quando ero piccolo, voglio che ritorni quella persona. Forse c'è speranza, forse se si impegna può farcela.
"Non lo fare... Puoi ritornare a essere quello di prima.." Lo supplico.
Vedo che sta pensando a ciò che gli ho detto ma presto lo vedo scuotere la testa "nono" scuote ancora la testa "Devo.Così potrò raggiungerla e stare per sempre con lei. Mi manca...." Si punta di nuovo la pistola alle tempie "Sto venendo Lisa!" Sento il rumore dello sparo e chiudo gli occhi coprendomeli anche con le mani. Non voglio vedere. Non posso credere che lo abbia fatto. Quello che segue è il silenzio. Troppo silenzio. Scosto poco le dita e apro un occhio ,lo vedo steso a terra e sangue, tanto sangue. Devo uscire di qui. Non voglio guardarlo! Devo chiamare qualcuno per chiedere aiuto. La prima persona che mi viene in mente è Lucy. Si lei sara sicuramente più lucida di me. Cerco di muovermi ma le gambe mi fanno male e... La schiena mi fa malissimo. Cazzo non ho neanche le stampelle. Non ho il cellulare in tasca, l'ho lasciato nel salone durante la riabilitazione. Mi ricordo del computer sulla scrivania e allungo un braccio per accenderlo ma dopo vari tentativi che non si accende, penso che sia scarica la batteria. La riabilitazione. Il dottore dev'essere ancora qui.
"Dottore.." Urlo chiamandolo. "Dottore" ripeto, ma non ottengo risposta. Ho due opzioni, o devo avvicinarmi al corpo di mio padre e vedere se ha il cellulare in tasca o strisciare verso il salone e prendere il mio. Decido di strisciare fino al salone e mi metto subito all'azione. Uso soprattutto le braccia. Arrivato alla porta dello studio sono stanchissimo e mi fermo un attimo per prendere fiato, mi sto addormentando. Devo fare veloce. Mi guardo intorno e trovo la stampella. Me n'ero dimenticato che si era rotta solo una. La prendo e cerco di alzarmi in piedi. Una volta che ci sono riuscito mi muovo di nuovo usando la stampella, strisciandomi al muro, e usando i vari mobili per raggiungere la mia destinazione. L'eco degli oggetti che faccio cadere strada facendo e il rumore dei miei passi mi rimbombano nella testa. E quando raggiungo il tavolo sono stanchissimo. Ho le palpebre pesanti. Prendo il cellulare e mi siedo a terra. Cerco nei messaggi il nome di Lucy e lo trovo tra i primi, lo schiaccio e scrivo il messaggio.

IO: Bisogno d te.

Sento la stanchezza ma la combatto. Devo contattare Lucy prima. Mi vibra il telefono in mano e guardo lo schermo.

LUCE: anche io... Finito la riabilitazione? :)
IO: ora. Vieni, SOS, pa e mrt
Le mani iniziano a tremarmi e ho le braccia pesanti, spero abbia capito. Il cellulare mi vibra sulle gambe.
LUCE: cosa è successo?
LUCE:che significa? Tuo padre è morto?
E ancora.
LUCE: sto arrivando. Non preoccuparti! Chiamo anche la polizia.
Leggendo l'ultimo messaggio mi addormento.

                      ***
Sento passi lontani, gente che parla e qualcuno che mi scuote. Il profumo è familiare. Lucy forse? Si è arrivata Lucy.i
"Svegliati. Ryan." Lucy dice schiaffeggiandomi.
"Svegliati." Mi controlla il polso e io
mi costringo ad aprire gli occhi. Vengo salutato dal suo meraviglioso viso.
"Ryan. Grazie a Dio ti sei svegliato."
"Mio padre... È..."
"Lo so." Mi prende la mano "come ti senti?!"
"Ora meglio..." Le dico. Un paramedico la fa spostare e inizia a fare domande.
"Come ti chiami?"
"Ryan."
"Okay Ryan. Il mio nome è Michele. Andrà tutto bene. Cosa è successo?"
"Mio padre si... si è sparato... e mi... mi ha... Iniettato qualcosa." Lancio uno sguardo verso Lucy e vedo la sua faccia sorpresa e mima mi dispiace. Intanto il paramedico mi sta toccando e controllando.
"Okay. Portiamoti via di qui!" Dice il paramedico prima di sollevarmi e mettermi sulla barella e poi portarmi nel furgoncino aiutato da un collega.
"Voglio venire anche io con lui" dice Lucy una volta che sono nel furgoncino.
"Chi sei?" Le Chiede qualcuno.
"Sono la sua ragazza.."
"Scusi non può venire. Solo i membri della famiglia..."lo interrompe immediatamente.
"Sono io la sua famiglia adesso..." Risponde con fierezza e serietà.
"Fatela salire... La voglio con me!" Dico io con voce rauca e i medici la aiutano a salire. Lucy si siede vicino a me, mi da un bacio sulla guancia e prende la mia mano nella sua stringendola un po.
"Ti amo." Mi dice piano e soltanto sentire la sua voce sussurrarmi queste parole mi fa sentire molto meglio. Non le rispondo perché non ho più forze per combattere la stanchezza. Non lo so se lo sa che solo la sua presenza mi rasserena. Non so se riesce a capire quanto è importante per me. Non mi fa sentire solo. Non le dico niente di tutto questo ma le dico una frase che per me racchiude tutto quello che lei è per me.
"Senza te non sono niente." Le sussurro con gli occhi chiusi sorridendo. E nonostante la tragedia di mio padre mi sento speranzoso, più leggero e forse anche un po più libero ora che posso vivere finalmente la mia vita con Lucy e seguire il mio sogno, la musica, senza più nascondermi.

Senza te non sono niente.Where stories live. Discover now