Capitolo 3

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"Mamma è bellissimo grazie"
"Te l'ho regalato io è normale che è bellissimo" mi fa l'occhiolino e sorride e io rido "Non ti dimenticare di indossarlo sopratutto quando fa freddo. Ti terrà al caldo." mamma mi ha appena regalato un maglione. Bellissimo. Non vedo l'ora di indossarlo. Ehi aspetta perché è tutto buio, no no ho paura.

Mi sveglio di soprassalto. Respiro affannosamente e mi manca l'aria. Mi alzo dal letto, apro la finestra e metto la testa fuori. È passato un po di tempo dall'ultima volta che ho sognato mia madre. Prima i sogni erano più frequenti e più lunghi. Ora sono sogni brevi ma efficaci. Come quest'ultimo. È stato un sogno così vivido che per un momento ho pensato che fosse vero. La parte più brutta di quando mi sveglio è che sento un dolore atroce al petto quando mi ricordo che è tutto vero, che mia madre non c'è più. E non posso respirare perché nei miei sogni è viva e nella realtà no. Vorrei tanto smettere di sognarla ma allo stesso tempo non voglio. Perché almeno nei miei sogni lei c'è. E non voglio perderla anche lì, ma cazzo fa male.
Vado in cucina perché ho bisogno di bere ma mi blocco di colpo quando vedo una figura seduta al tavolo, sta bevendo. Whisky. Come al solito. Voglio tornare indietro perché non voglio parlarci quando è così ma non sono abbastanza veloce mio padre mi vede "eccoti" la sua voce è così bassa che quasi non la sento.
"La causa di tutto" lo faccio parlare non rispondo. "Che c'è?! Ti hanno tolto la voce" prendo un bicchiere dal davanzale e mi verso un po d'acqua.
"Sono venuto solo per bere"
"Certo, tanto tu riesci a dormire sereno. Sono io a cui è stato tolto tutto. " quando ho finito metto il bicchiere nella lavastoviglie e mi giro per andarmene.  Ma prima di uscire dalla cucina lui mi blocca si alza e viene verso di me.
"È tutta colpa tua e di quella stupida torta. Se tu non fossi stato così esigente tua madre sarebbe ancora viva"
"Mi dispiace." Dico con voce tremante. Odio che la mia voce faccia vedere quanto ho paura di lui in questo momento.
" ora ti dispiace. Dovevi stare zitto! Non dovevi usare quella stupida bocca." E mi tira un pugno dritto in faccia. Io vado all'indietro e sbatto contro lo stipide della porta. Il dolore si diffonde dalla spalla alla schiena e mi esce il sangue dal naso. Non è la prima volta che lo fa. Quando ero più piccolo si limitava a schiaffi e spinte quando sbagliavo qualcosa. Soprattutto quando, all'inizio in cui era ancora tutto fresco e dovevamo iniziare a fare noi i servizi domestici e la spesa, dimenticavo di fare qualcosa la sua ira era lì ma era limitata. Ma più diventavo grande piu la sua ira cresceva di intensità. La prima volta che ha alzato le mani su di me è stato tremendo non potei andare a scuola per una settimana.
"Brutto pezzo di merda. Se tu non fossi nato tua madre sarebbe ancora tra noi e non in una fottutissima tomba sotto terra" sento il suo urlo prima di sentire il suo pugno. Ho chiuso gli occhi perché non voglio vedere fino a che punto arriva. Mi lascio scivolare verso il pavimento e mi metto le ginocchia al petto. Sento il sangue che mi scorre dal sopracciglio sulla guancia. In questi casi non parlo lo lascio sfogare su di me. Mia madre mi diceva sempre che mio padre quando era giovane aveva un caratteraccio e che per questo finiva spesso in varie risse se provocato. Ma credo che lei non si sarebbe mai aspettata che lui se la prendesse con suo figlio. Beh neanche io. Ma non posso odiarlo per questo. Dopo un po sento la porta del bagno sbattere e ne approffitto per scappare nella mia stanza mi ci chiudo dentro e vado nel bagno in camera a ripulire il sangue e vedere come posso nascondere le ferite. Il labbro è spaccato quindi niente da fare avrò un bel ricordo domani e il sopracciglio è gonfio. Dopo aver bagnato un asciugamano e ripulito il sangue vado a letto anche se so che non riuscirò a chiudere occhio. Il giorno dopo, sono sveglio prima del solito e sono già fuori a fare la mia corsa mattutina. Quando torno mio padre non lo vedo, buon segno. Sgattaiolo nella mia stanza e mi preparo dopo aver fatto colazione con una merendina e un caffè. Mi cambio e vado a scuola.
Durante la ricreazione, nei corridoi della scuola incontro di nuovo la bellissima ragazza di ieri, ma questa volta la guardo da lontano senza farmi vedere. Roberto spunta alle mie spalle e dice " bella vero? È una ragazza nuova. È appena arrivata dalla provincia. Ci vuoi provare?" Ci penso su un attimo e poi rispondo " nah, non credo stia al gioco del "spassiamocela senza impegni" "
"Hai ragione amico. Dicono in giro che è una ragazza seria. Luigi ci ha provato ma non è andata bene l'ha respinto per bene. Poi dicono anche che non vale la pena. "
"Cioè? È impegnata con qualcuno?"
Lui mi lancia un sorrisetto e mi fa la faccia del "ti conosco bene e so che sei interessato" ma io faccio l'indifferente.
"No. Nel senso che non è interessata"
Ci penso su ma a me sembra che l'altra volta al mio sorriso lei abbia sorriso, forse non era interessata a Luigi. Il chè mi fa crescere un grande sorriso, prima che mi accorgo cosa sto facendo e me lo levo subito dalla faccia. Non ci potrà mai essere niente, ormai è un mantra nella mia testa. Non la voglio troppo vicino a me. O forse si, e il pensiero mi spaventa da matti. Nessuno mi ha mai fatto pensare una cosa del genere. Di solito allontano le persone dagli affari miei. Ma forse lei può salvarmi. Salvarmi? No non pensarci nemmeno. Nessuno può salvarmi. Comunque, e soprattutto non la voglio troppo vicino a mio padre. In tutto ciò continuo a guardarla da lontano e per la seconda volta mi becca a guardarla ma questa volta è lei che mi sorride. Sono impressionato e imprigionato sotto il suo sguardo. Il cuore mi batte all'impazzata come subito dopo una corsa. Ci guardiamo finché lei non sposta lo sguardo dietro di me e si gira e se ne va.

Senza te non sono niente.Where stories live. Discover now