Capitolo 27

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Il giorno dopo trovo un bigliettino da parte di mia sorella sul comodino.
'So che Natale è passato e che non è una festività che festeggi volentieri ma ti ho preso un regalo! È sulla tua destra.'

Guardo confuso nella direzione indicata dal biglietto e c'è un oggetto incartato appoggiato al muro. So già cos'è e niente riesce a togliermi il sorriso dal viso. Tolgo le coperte che mi coprono e mi alzo prendendo le stampelle, mi dirigo dove si trova il regalo e trovo un altro biglietto attaccato alla carta e lo prendo.
'Ho saputo che papà ha distrutto quella che ti ha regalato mamma, so che non potra mai paragonarsi a quella che ti ha regalato lei, ma voglio che continui a suonare,mi fa pensare a lei. In più quando ti vedo suonare ti vedo felice e il tuo viso si illumina, voglio continuare a vederti così. Non arrenderti.
Tua sorella Annie.'
Non mi ero neanche accorto che Natale era passato, per quanto sono stato fuori di me questo mese. Sono emozionato, un po perché mia sorella ha pensato a me e un po perché mi ha capito. Mi manca suonare. È forse la cosa che mi piace fare di più, la musica mi travolge, mentre suono vengo trasportato dalle note e dalla canzone, è in quel momento che mi sento come avvolto da delle braccia e consolato. Il calcio era libertà, e giocavo ancora perché mia madre quando mi aveva visto giocare per la prima volta mi aveva detto emozionata 'sembravi tuo padre in campo, me l'hai ricordato! Diventerai un campione proprio come lui, ne sono certa!' Sembrava una bambina appena uscita da Gardaland, mio padre aveva anche aggiunto 'bravo! Sono orgoglioso di te. Continua così!' Era l'unica volta che mi sono sentito suo figlio. Ho continuato a giocare per questo. Cercavo il suo consenso. Speravo di renderlo orgoglioso e che magari potevamo avere un rapporto padre-figlio. Ma non è mai stato il Mio sogno. Sempre il suo. Giocavo per lui e ora l'ho realizzato. Mi piaceva giocare ma amo suonare.
Adesso mentre osservo la carta chiusa davanti a me realizzo cosa intende mia sorella. Vuole che realizzi il mio sogno. Vuole che continui a suonare. Mi sento come quando mia madre mi ha indirizzato verso il mio regalo puntando il pacco sotto l'albero dieci anni fa. Quando la mia vita doveva ancora cominciare e io dovevo scriverla. Forse potrò ancora prendere le decisioni giuste.
Apro il regalo e trovo la chitarra acustica 'gibson', ne ho sempre desiderata una! Mia sorella lo sapeva. Ne parlavo sempre. È bellissima, è marrone con una parte più scura. La prendo me la metto dietro le spalle vado sul letto con le stampelle e quando sono seduto inizio ad accordarla. L'audio è fantastico. Mentre la sto suonando entra mio padre nella stanza. Io smetto subito e nascondo la chitarra dietro di me. Non voglio che distrugga anche questa.
"Vedo che ti sei svegliato finalmente. È ora di pranzo." Mi sta guardando come se si aspettasse delle scuse.
"Ero stanco. Le medicine mi distruggono." Stamattina alle tre mi sono svegliato e ho preso gli antidolorifici perché avevo mal di testa e mal di schiena, poi mi sono alzato alle 9 e ho fatto gli esercizi con il dottore e poi visto che ero stanchissimo sono ritornato a letto. Sono riuscito a fare dei piccoli miglioramenti, ora riesco a muovere le gambe e riesco a stare in equilibrio senza bisogno di usare le braccia. Il dottore ad un passo dall'usare l'adrenalina ma l'ho convinto che non era necessario e che ce l'avrei fatta. Menomale che ci sono riuscito.
"Ti ho preso il tutore, visto che adesso riesci a camminare un po. Mettilo alla gamba sinistra!" Rimane in silenzio nella stanza a guardarmi, chiude gli occhi e prende un lungo respiro.
"So che te l'ha regalata Annie, non c'è bisogno di nasconderla. Ma non voglio sentirla lo stesso però. Non suonare quando sono in casa!" Sono sorpreso. Sa che me l'avrebbe regalata e forse le ha anche detto lui stesso di avermi rotto quella precedente ma non l'ha fermata. Che senso ha?! Se perde la pazienza di nuovo, distruggerà anche questa, lo so.
"Ora lavati e vieni a mangiare." Mi guarda per altri istanti con lo sguardo di chi sembra deluso, e poi si gira e se ne va. Deluso di cosa? Che non sono ancora riuscito a camminare del tutto e che ho ancora bisogno di queste stampelle?
Quando esce blocco la mia mente dall'analizzare ciò che ha detto, e metto la chitarra sul supporto, mi metto il tutore alla gamba e mi avvio verso il bagno. Arrivato lì mi guardo allo specchio. I miei capelli sono cresciuti di nuovo, la barba è anche cresciuta e ho gli occhi rossi dalla stanchezza. Ho ancora ferite qua e là. Insomma sono un disastro. Mi aggiusto per quel che posso e una volta lavato vado in cucina, mia sorella ancora non si vede, ancora nel letto penso sorridendo. Appena la vedo la ringrazierò per il regalo. Mi siedo al tavolo davanti a una tazza di latte e biscotti, la prima cosa che trovo, e ad un certo punto sento suonare alla porta. Non mi alzo per andare a vedere chi è. Probabilmente è il dottore, quindi pranzo veloce, ma sento mio padre dire in fondo al corridoio.
"Che ci fai qui signorina? Quante volte devo ripeterti che Ryan non vuole vederti! Sei stata solo una parentesi per tirarlo un po su di morale, ma adesso non servi più! Gli ho trovato un altro bel passatempo, una ragazza molto bella e più disponibile a farlo stare bene visto che non eri molto propensa.." Lo sento ridere. Mi fermo. Lucy è alla porta, sento la sua voce rispondere a mio padre. Devo intervenire. Mi muovo velocemente. Sono dietro mio padre in meno di due minuti.
Nello stesso tempo in cui la vedo lei vede me. Un ampio sorriso si forma sui nostri visi. Mio padre capisce subito che sono dietro di lui dal cambio di direzione dello sguardo di Lucy e dal suo sorriso , e socchiude la porta in modo tale da oscurarmi dalla sua vista. Anche se l'ho vista per pochi secondi mi sento meglio. Non voglio stare lontano da lei. Diamine, se non ci fosse mio padre adesso lei sarebbe tra le mie braccia. Questo pensiero fa nascere la rabbia dentro di me e faccio pochi passi piu avanti per raggiungerlo e lo tiro dalla spalla spostandolo di lato e mettendomi io davanti alla porta. La guardo e non credo ai miei occhi. È qui. Sorrido.
"Ciao bellissima." Le dico prima di prenderla tra le mie braccia appoggiandomi solo su una stampella. È Un abbraccio che dura poco perché mio padre mi toglie la stampella e cado a terra in posizione seduta e poi mi spinge dentro dalle spalle per poi sbattere la porta e urlarmi "hai perso la tua dannata testa?! Non ti permettere di spingermi mai più! Ora vai subito in cucina e non permetterti mai più di fare una cosa del genere!" Luigi esce subito dalla stanza di mia sorella sentendo le urla e osserva la situazione con le braccia incrociate sfidando con gli occhi mio padre.
"Che succede?" Dice con voce roca.
"Non sono affari tuoi! Non ti intromettere!" Mio padre risponde in maniera incazzata.
Luigi non si ferma.
"Chi hai visto? C'è qualcuno con la pistola fuori?" Dice sorridendo, mio padre lo guarda e si incazza ancor di più.
"Ma che cazzo dici?"
Luigi non gli risponde e va ad aprire la porta.Sorride cordiale.
"Ciao. Scusa, il padre è un po stressato. Vieni accomodati..." Lucy non ha neanche il tempo di muoversi che la porta viene sbattuta con un urlo.
"Vai via!" Poi si gira e si rivolge a Luigi. "Sei diventato il padrone di casa adesso?" Dice avvicinandosi faccia a faccia con Luigi. Oh oh non finirà bene.
"No sono solo gentile con la ragazza di Ryan a differenza sua..."
"Non è la sua ragazza" dice a pochi centimetri dalla sua faccia.
Io sto zitto e tengo la testa bassa, sento la testa che mi scoppia. È troppo. Non lo sopporto più.
"Non si aspetti che io stia fermo a guardare mentre lei tratta così un ragazzo di diciotto anni..."
"Ah" ride facendo un passo indietro e alzando le braccia in aria dice "è arrivato l'eroe..." Lo guarda
"Non sono un eroe..." Mio padre lo spinge.
"Ah no? Dai fammi vedere come agisce un eroe, visto che ti ritieni tanto superiore..." Luigi non si muove ma mio padre è pronto allo scontro. Ha quella postura.. Quella pronta all'attacco.
La porta della stanza di mia sorella si apre e subito dopo mia sorella esce.
"Papà perfavore..." Dice, lo stesso tono di voce implorante di quando eravamo piccoli e assisteva alle varie litigate che aveva con me.
Papà respira affannosamente e non stacca gli occhi da quelli di Luigi ma la voce di Annie è abbastanza per farlo indietreggiare, poi si gira prende una bottiglia di vodka e si chiude nello studio. È sempre stato così. L'intervento di mia sorella lo fermava sempre. Non so perché. Forse gli ricorda mamma. Lei era l'unica che aveva questo potere su di lui. Mia sorella ha preso molto da mia madre. La dolcezza, la bontà, la pazienza e la capacità di ascoltare, di capirti e di consolarti facevano parte del carattere di mamma, cose che mia sorella ha assorbito. Lei è molto simile a mia madre. E traspare dai suoi occhi. Mio padre lo vede e questo lo fa rientrare in se stesso. Erano le cose che lui di più amava di mia madre.
Io sono ancora a testa bassa e non mi sono accorto che sto tremando.
"Ryan..." Annie mi chiama, io alzo la testa e lei continua "stai bene?"
"Si... Si è incazzato perché era venuta Luce. Mi mancava e ho fatto una cazzata..." Dico guardando nel vuoto poi mi rivolgo a Luigi. "Grazie per l'aiuto Luigi ma non era necessario..."
Dico poi continuo "e grazie per la chitarra Annie. Mi piace un casino!" Le sorrido.
"Ryan. Sono felice che ti sia piaciuta. Ora vieni con me. C'è un posto in cui devi venire." Vedo solo adesso che è vestita, e sta indicando la porta. Luigi prende le chiavi della macchina e usciamo. Saliamo in macchina, ovviamente io vengo aiutato con le stampelle. Durante il tragitto io chiedo dove stiamo andando ma non mi rispondono, mia sorella sta messaggiando al cellulare mentre Luigi guida e io sono seduto sul sedile posteriore guardando fuori dal finestrino. Finalmente dopo diversi minuti riconosco la strada.
"Che ci facciamo a casa tua Luigi?"
"Non stiamo andando a casa mia." Luigi risponde. Lui abita in provincia in cui è presente il mare, è abbastanza vicino alla città infatti sarà distante una ventina di minuti. E casa sua si trova vicino alla spiaggia, ed è esattamente dove si ferma.
"Andiamo." Dice mia sorella "sarà qui tra poco" mentre lei parla io sono sempre più confuso. Che ci facciamo qui? Chi sarà qui fra poco?
"Mi spieghi che sta succedendo?" Chiedo mentre mi stabilizzo sulle stampelle.
"Vedrai..." Dice ridendo. Luigi e lei si avviano in spiaggia lasciandomi indietro e confuso.
Quando arrivo li vedo parlare con qualcuno. Sono a pochi passi quando sento la sua voce.
"Ehi." Dice la voce dolce della mia ragazza.
"Che ci fai qui? Come..." Ridono tutti mentre io sono spiazzato.
"Ha organizzato tutto tua sorella... Che tra l'altro lasciamelo dire è la migliore del mondo. Ryan perché non mi hai detto che tua sorella era così straordinaria?!" L'abbraccio forte.
"Cazzo... Avevo proprio bisogno di vederti... E hai ragione Annie è la migliore!" Le dico mentre ci abbracciamo. Mi è mancata come l'aria.
"Okay... Direi che vi lasciamo da soli... Noi siamo a casa di Luigi, Ryan. Torniamo tra un ora, fatti trovare alla macchina. Divertitevi!" Dice mia sorella, noi la salutiamo e subito dopo guardo Luce negli occhi e le accarezzo le guancia, le sposto i capelli dal viso e la bacio. "Ryan. Vedo che stai meglio... Ero così preoccupata per te, tuo padre mi ha tenuta lontano..." La bacio ancora perché non riesco a smettere.
"Sto bene. Tu come stai?"
"Sto bene. A Natale è successo un casino tra mamma e papà ma ora è tutto risolto.." Questo mi fa realizzare che mi sono perso tanto della sua vita, che non sono riuscito a starle vicino. Se aveva bisogno di me io non ci sono stato. La mia faccia rappresenta il mio tormento. Sto male solo al pensiero che lei possa aver sofferto per qualsiasi cosa sia successa.
"Scusami se non ci sono stato per te, volevo essere presente. Cazzo era il nostro primo Natale e io sono scomparso." Chiudo gli occhi e scuoto la testa." Mi fa star male pensare che avevi bisogno di me e io non c'ero." Dico abbassando un po la testa ma lei mi prende il viso tra le sue mani e dice.
"No Ryan. No. No. Non è colpa tua. Tu stai passando l'inferno per colpa mia. Mi hai salvato e ora stai lottando per camminare..."
"Quante volte ti devo ripetere che non è colpa tua?! Quel ragazzo avrebbe investito entrambi io ho solo evitato che l'incidente coinvolgeva anche te.." Le prendo la mano e iniziamo a camminare.
"Camminiamo?" Le chiedo.
"Okay." Lascio una stampella e cammino solo con una. Il tutore mi aiuta, ed è più facile camminare. Ci togliamo le scarpe e le calze per camminare a piedi nudi, non fa molto freddo per essere Gennaio e c'è il sole che riscalda. Camminiamo mano nella mano mentre chiacchieriamo, mi dice che alla vigilia di Natale suo padre si è presentato a cena con la famiglia della madre e voleva essere perdonato ma la mamma l'ha cacciato e lei ne è stata felice perché sa che in realtà è tornato solo perché si è lasciato con la segretaria, o meglio lei l'ha lasciato, mi dice che mia sorella l'ha contattata ieri perché sapeva che volevo vederla e che ha organizzato l'incontro, dicendole di venire in questa spiaggia lei non sapendo l'orario è venuta a casa mia per vedermi. Devo ricordarmi di ringraziare di nuovo mia sorella. Le voglio un casino di bene. Poi io le chiedo della scuola e lei mi dice che va tutto bene e mi racconta le novità che sono successe nell'ultimo mese. Mi chiedo come potrò recuperare un mese intero di scuola. Meglio non pensarci. Continua dicendo che finalmente Pietro e Valentina si sono messi insieme, mentre Roberto è più impacciato e sta lavorando per conquistare Francesca ma che manca poco perché lei sta cedendo al suo fascino e mi racconta che parla spesso con Piero e Rob ,che loro sentono la mia mancanza, che non vedono l'ora di versi una birra con me e che hanno anche preso appunti in classe per me il che mi fa ridere perché non è da loro seguire le lezioni. Mi fa piacere che si interessano a me. Sono fortunato ad avergli come amici. Ad un certo punto si ferma e mi accarezza i capelli mentre mi guarda con aria pensierosa.
"Che c'è?" Le chiedo.
"Sei diventato più alto?!" Scoppio a ridere.
"Pensavo stessi pensando a qualcosa di più serio. Invece è una cazzata" rido. Lei mi da uno schiaffo giocoso sulla spalla e io fingo dolore mentre mi guarda male e io rido più forte.
"Scemo" dice " sul serio che ti hanno fatto?" Rido ancora.
"Sono sempre io.. Alto e muscoloso..." Mi scruta con attenzione
"Mah, in realtà hai perso un po di muscoli. Sei anche dimagrito..." Dice con un sorriso scherzoso.
"Ah davvero? Sono dimagrito e ho perso i muscoli... Ti faccio vedere io!" Lascio la stampella e mi mantengo in equilibrio. Mi sto mettendo alla prova. Se mi impegno ce la posso fare.  Mi avvicino e cerco di mettere le mani sui suoi fianchi ma lei capisce le mie intenzioni e mi blocca con le sue mani.
"Ryan" dice mentre ride.
Non rispondo ma continuo nella mia impresa. Quando ci riesco la prendo e la metto sulle mie spalle.
"Okay. Ritira quello che hai detto... O ti butto in mare!" Dico lei ride più forte, e io inizio muovermi piano, cercando di non cadere.
"No! Ryan," urla continuando a ridere "mettimi giù" rido anche io questa volta.
"No"
"Okay okay. Basta che non mi porti in mare. L'acqua è ghiacciata! Non voglio morire congelata." Dice e poi continuando "va bene lo ammetto sei ancora forte e attraente come prima!"
Piano la metto giù e lei mi mette le braccia intorno al collo.
"Mi sei mancato."
"Ti amo."
"Anch'io ti amo."
Ci baciamo e penso a quanto tempo è passato da quando non mi divertivo così tanto.

Senza te non sono niente.Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin