Capitolo 10

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Sono distrutto. Ho male dappertutto. Sono nel letto ,adesso è ormai ora di pranzo ma non mi sono alzato. Anche se volessi non penso che ne sarei capace. Il fianco mi fa male da morire. La testa mi scoppia. Il viso non l'ho ancora visto ma ho dolore solo ad aprire gli occhi, quindi penso che non sia una bella vista.
Ho saputo di aver avuto una commozione cerebrale. Ho perso conoscenza dopo che ho sbattuto la testa in cucina, pero mi sono svegliato nel mio letto, quindi presumo che mio padre mi abbia preso e portato qui. La prima cosa che noto è che sul comodino c'è un biglietto, lo prendo e lo leggo : "sono fuori città per tutta la giornata per una conferenza, ti ho lasciato delle pillole di aspirina, prendile vedrai che ti sentirai meglio se ti fa male la testa nel bagno trovi il paracetamolo, prendi solo 1 pillola al giorno. Torno domani mattina. Papà

Meglio che non c'è. Così non dovrò vederlo. Con il mal di testa che mi ritrovo non so se sarei riuscito a sopportarlo, stamattina.
Prendo un'aspirina che si trova a fianco al biglietto e la ingoio con un po d'acqua. Poi molto lentamente mi alzo dal letto e vado in bagno. Mi guardo allo specchio ed è come pensavo. Sono un disastro. Ho il labbro spaccato e arrossato, un occhi gonfio, mezzo chiuso, più giù ho un livido sulla spalla, una ferita sul petto, un altro livido a livello delle costole e lo stomaco tutto rosso. Mi fa male camminare. Mi lavo lentamente togliendo il sangue incrostato e una volta tolto tutto mi avvio verso la cucina. In nessun modo oggi potrò  correre o andare all'allenamento. Starò in casa tutto il giorno. Ho la nausea e mi gira la testa così mi preparo un panino e mi siedo al tavolo sperando che mi faccia sentire un po' meglio. Non così tanta fortuna.
Quando ho finito vado in camera mia e accendo lo stereo e parte "Come Undone" dei My Darkest Day , imposto volume minimo, e mi stendo sul letto. Questa canzone descrive esattamente come mi sento in questo momento. Perso, dolorante e morto dentro. Non ho il tempo di ascoltarla per molto perché dopo poco suona il campanello. Mi alzo pianissimo perché ogni volta che mi alzo mi gira la testa e mi fischiano le orecchie, e vado alla porta. Apro e mi trovo davanti una bellissima visione. Lucy.
"Ci..." Inizia ma si interrompe non appena mi vede "oh mio dio... Cosa ti è successo?"
La faccio entrare e la porto in camera mia dove la canzone ancora sta suonando, e prendo il mio tempo per rispondere.
"Sto bene"
"Non mi sembra che tu stia bene"
"Perché sei qui?"
"Ho visto che non sei venuto a scuola e sono passata per darti i compiti. Me l'hanno dati i tuoi amici a scuola"
La guardo perplesso. Perché mai loro dovrebbero darle i miei compiti. La mia confusione viene dimostrata dalla mia voce quando le chiedo "perché mai..."
Mi interrompe dicendo "perché glielo chiesto io!"
"Ah..." Voleva vedermi, perché era preoccupata per me. Mi siedo sul letto un po' troppo velocemente e, chiudo gli occhi per il dolore.
"Ryan" si avvicina e si siede vicino a me "stai bene?"
"Si.." Le dico immediatamente "ho solo mal di testa"
"Okay. Potrei sapere cosa ti è successo?" Mi chiede piano, la sua voce mi rilassa. Intanto mi sono steso poiché la posizione da seduto mi fa male.
"Vieni qui." Tocco il posto affianco a me e lei lo fa. Si mette sul fianco per guardarmi e posa la sua mano sotto al mio orecchio per accarezzarmi la guancia. Giro il viso per guardarla e vedo la sua espressione piena di dolore quando si sofferma sui vari punti del mio viso in cui ci sono le lesioni. 
"Cosa ti ha fatto...?!" Dice pianissimo quasi a se stessa. Non è possibile che lei sappia. Vero? Cioè... insomma non è così ovvio. O si? Non ne ho idea. Comunque non rispondo. Le sue mani finiscono nei miei capelli e mi accarezzano il cranio prima di allineare i ciuffi ribelli dei miei capelli. L'altra sua mano, mi accarezza il petto per poi scendere sul mio stomaco e poi risalire. Quasi come se stesse cercando altri punti in cui ho dolore. Infatti..Trattengo il fiato quando la sua mano tocca un punto sensibile sul mio stomaco, dove ho dolore. E lei lo nota.
"Togliti la maglietta" non riesco a trattenere la fuoriuscita del sorriso sulla mia faccia ma scompare subito quando sento il dolore all'espandersi del mio labbro spaccato. Fantastico non riesco neanche a sorridere.
Ciò non mi ferma dal fare una battuta "non credo sia il caso..." Le dico con un sorriso
"Non per quello!!" E mi da uno schiaffetto scherzoso ma il gesto mi fa fare una smorfia di dolore e scappare un brontolio. "Ahia" dico
"Togliti la maglia" ripete guardandomi con circospezione. Sospetta qualcosa. Insomma già mi ha visto ferito, non sarà una sorpresa quando vedrà il resto... Giusto?
Insomma guardiamo il lato positivo, potrebbe succedere anche che si soffermerà a guardare il mio petto scolpito, i miei addominali e scorderà tutto il resto. No?
Mi sposto dal materasso quanto basta per sfilarmi la t-shirt e quando vede il rossore sul mio stomaco, i suoi occhi si allargano in stupore e la sua mano va a coprire la sua bocca. Si proprio come immaginavo."Luce" dico
I suoi occhi pieni di stupore si allargano ancora di più , se possibile quando incontrano i miei e allora mi accorgo di cosa ho detto. L'ho chiamato con il soprannome che le ho dato.
"Come mi hai chiamata?"
"Non importa..."
"Si si importa. Mi piace " mi dice " comunque..." Continua. Già so cosa vuole sapere prima ancora che  me lo chiede. "Cosa..." Si ferma per studiare ancora tutte le mie abrasioni "cosa ti è successo? Dimmelo per favore" la sua voce è piena di preoccupazione,
"Niente di cui preoccuparsi" fingo un sorriso "sono caduto dalle scale" mento "niente di importante" spero che mi creda perché non voglio dirle cosa è successo davvero. La verità? Mi vergogno un po' di essere lo sfigato che ha il padre che lo picchia.
So che non ci ha creduto ma ciò che dice dopo mi stupisce.
"È stato..." Si interrompe, poi mi guarda mentre si morde il labbro,   " è stato tuo padre a farti questo?" Deglutisce e mi guarda innocente come se non avesse appena infilzato un coltello nel mio cuore.
Cerca i miei occhi anche quando abbasso la testa per non fare vedere quanto le sue parole mi hanno colpito. "Dimmelo" insiste.
"Ti prego..." Sussurro chiudendo gli occhi, perché sento le lacrime formarsi nei miei occhi " ti prego" ripeto più forte " non chiedere." La mia voce trema. Lei non è consapevole del potere che ha su di me. So con certezza che se lei continua a chiedere, io sarei pronto a confidarmi. Sarei pronto a darle la mia anima se è questo che vuole. Non so perché ma so che è così. In più mi fido di lei. So anche che lei sarebbe pronta ad aiutarmi in qualsiasi momento. So che non la conosco da tanto ma l'istinto mi dice così. Ed è anche il motivo per il quale lei non dovrebbe essere così vicina a me. Perché è probabile che se rimane qui ancora un altro po, sono certo che le confiderò i miei segreti.
" okay." Dice vedendo la mia sofferenza. Sento le sue dita asciugarmi le lacrime che sono scese contro la mia volontà. Quando apro gli occhi vedo che mi sta osservando con attenzione, con le sopracciglia corrucciate dice " se non vuoi dirmelo non ti faccio pressione, quando sarai pronto io sono qui." dice dolcemente. Poi si avvicina e mi bacia piano, come se avesse paura di farmi male. Il suo profumo mi avvolge come una coperta. Non si sposta mi tiene avvolto tra le sue braccia quando i suoi occhi si spostano dai miei per concentrarsi sui miei tre tatuaggi, e punta su quello che ho sul petto, con un cenno del capo. Il tatuaggio a cui si riferisce rappresenta una piuma in cui al centro c'è scritto 'this is my life' e le cui punte si trasformano in rondini, mi dice " mi piace questo, che significa?"
"L'ho fatto subito dopo la morte di mia madre insieme a questo," punto il tatuaggio più giù verso il fianco che sono le parole della canzone nothing else matter,
"so close no matter how far...
Couldn't be Much more from The heart
Forever trust in Who we are
And nothing else matter."
Traccio le parole con la punta delle mie dita mentre dico "la canzone preferita di mia madre, comunque la piuma rappresenta me stesso mentre le rondini ciò che voglio diventare. In pratica sono io che aspiro alla libertà." Ho sempre ammirato le rondini, sono libere di andare dove vogliono, di fare ciò che vogliono senza imposizioni, o obblighi. Libere.
"Wow. Adesso che so cosa significa mi piace ancora di più" ci guardiamo e tra noi passa qualcosa di più profondo. Lei è come se mi dicesse con gli occhi quanto desideri che io ottenga questa cosa, come lo desidero io, se non di più.
" e quest'altro ?" mi chiede accarezzandomi il braccio dove si trova il terzo tatuaggio che è più complesso e che prende metà del braccio destro, è rappresentato un cuore rosso con dentro una palla da calcio e sotto c'è scritto
'Mai una vittima
Sempre un combattente
Mai un perdente
Sempre un vincente'
" beh, questo esprime la mia passione per il calcio "
" è bello, sono d'accordo con la frase. Di chi è?"
"L'ho inventata io."
"Parole sacre. Dovresti seguirla più spesso" so cosa intende. Lo so. Ma non posso. Non ancora. Però sento questo impulso di dirle la verità, sono confuso. Come può qualcuno volere dire qualcosa a qualcuno ma allo stesso tempo avere paura di farlo?! 
Lo stesso mi ritrovo a dire " si." Lo so che non ha senso in questo contesto ma non ho potuto trattenermi. Intendevo si, mio padre mi picchia. Si, da tanto tempo. Si, non lo sa nessuno solo mia sorella. Ma lei non sa cosa intendo, ovviamente. Certo come fa a capire che un semplice si contiene tutte queste cose?!
" si hai ragione e lo farai? O si sei d'accordo?" Mi chiede
"No, Luce. Intendevo sì all'ultima domanda che mi hai fatto riguardo cosa è successo"
Il viso di Luce, si incupisce ora che ha capito il senso dell'ultima mia osservazione. Sento un senso di liberazione ora che l'ho detto a qualcuno. Ora che lei lo sa. Ora che è uscito dalla mia bocca e mi sento come se fosse tutto nel passato. Come se fosse finito. Perché finalmente è arrivato qualcuno che mi porterà fuori dall'oscurità, che mi mostrerà la luce. O almeno è quello che spero con tutto il cuore.

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