Capitolo 29

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Ho appena finito le lezioni e sono diretto verso la mensa per incontrare Roberto e Pietro. Mi suona il cellulare con la notifica che mi è appena arrivato un messaggio.
'Sono appena arrivata. Se papà ritorna a fare lo stronzo chiamami immediatamente!'
Annie è tornata a Milano per seguire i corsi dell'università. Quindi sono di nuovo solo a casa. Non posso permettermi cazzate.
Digito una risposta veloce a mia sorella.
'Okay. Non preoccuparti.. Ti voglio bene :)'
Dopo pochi secondi mi arriva la risposta.
'Ti voglio bene anch'io <3'
Metto il cellulare in tasca e arrivato alla porta del bar entro all'interno della sala, la prima cosa che noto è che c'è un sacco di gente. Cerco con lo sguardo i miei amici e li trovo seduti ad un tavolo e mi avvicino.
"Ragazzi.." Li saluto. A fianco a Pietro c'è Valentina. "Ciao Vale"
"Ciao Mason. Come va?"
"Sto meglio adesso." Le offro un sorriso.
"Mason.. stiamo scegliendo cosa prendere, vuoi qualcosa?" Pietro è venuto al mio fianco con il portafoglio in mano.
"No grazie." Rispondo e loro si avviano al bar. Io mi siedo al tavolo Non appena sono seduto sento dire il mio nome venire da qualcuno dietro e mi giro.
Li riconosco subito e mi alzo per salutarli. Oggi ho il tutore come al solito e le stampelle però ogni giorno che passa sento un po' di più le gambe, e piano piano sto tornando alla normalità. Nicola, Simone e Alessio mi si avvicinano salutandomi con grandi sorrisi. Non li vedevo da tanto. Eravamo amici stretti in secondo superiore e avevamo formato un gruppo musicale e eravamo piuttosto conosciuti a livello locale dai ragazzi della nostra età, suonavamo in alcune piazze o nel parcheggio della scuola,soprattutto cover acustiche poi ci siamo allontanati quando mio padre mi ha proibito di suonare ancora con loro perché dovevo concentrarmi sul campo di calcio e non voleva distrazioni quindi ho dovuto abbandonare il gruppo, da allora non li ho più visti. Nicola suona la chitarra è un ragazzo alto come me, pieno di tatuaggi, ha i capelli color biondo cenere e gli occhi marroni, Simone è il batterista ha i capelli rasati, la barba e gli occhi neri e anche il più grande di età, 22 anni, Alessio sa suonare tanti strumenti ed è il secondo chitarrista/bassista/pianista e seconda voce, ha i capelli castani e gli occhi verdi. Io ero quello che cantava e suonava. Inutile dire che ero il ragazzino più voluto della scuola per questo.
"Mason! Da quanto tempo non ci vediamo..." Mi saluta Nicola. Facciamo il nostro saluto usuale, prendendoci la mano e facendo spalla-spalla. Mi studiano per un momento poi Simone si intromette.
"Che ti è successo?"
"Ho avuto un incidente. Ma ora mi sto riprendendo... Voi come va con la band?"
"Tutto bene, suoniamo ancora ma siamo alla ricerca di un cantante l'ultimo che abbiamo avuto ci ha scaricati, a questo proposito se sei interessato c'è sempre posto per te...ci manchi amico!" Dice Nicola, "nessuno è al tuo livello , com'è che si dice il primo cantante non si scorda mai..." Scherza e gli altri lo prendono in giro.
"Ma va... Sempre il solito cazzone.."  Lo prende in giro Simone e noi ridiamo.
"Grazie mi piacerebbe, sapete quanto amavo il gruppo ma non posso..." Quando avevamo avuto questa idea ero davvero felice di far parte di un gruppo, mi piaceva suonare, mi piaceva cantare e ci divertivamo tanto a cambiare gli arrangiamenti e stravolgere la canzone, anche se acustica era la nostra versione. Avevamo deciso di chiamarci 'The noise of The silence', per dare un tocco anglosassone, eravamo tutti fan della musica rock, ed era per questo il nostro stile.
"Lo sappiamo... Se riesci a risolvere sai dove trovarci, le porte sono sempre aperte per te!" Annuisco a quello che ha detto Alessio. Lui è il più introverso ed è davvero un musicista . È sempre stato così, lui era quello che creava la base dei pezzi originali o gli arrangiamenti delle cover, lo stile che dovevamo adottare e io scrivevo i testi. La nostra unica canzone l'ho scritta per mia madre, parla dell'amore e della mancanza, può essere tranquillamente scambiata per una canzone di un amore finito ma in realtà ha un significato molto più profondo. È quell'amore incondizionato che provi solo verso una madre, la mancanza che provi per la persona che ti ha creato, che ti ha cresciuto. Al legame unico e speciale che non potrà mai essere spezzato neanche dalla morte.
Simone mi dá una pacca sulla spalla.
"Ci vediamo presto. So che tornerai, te lo leggo negli occhi. Non puoi stare tanto senza musica." Mi fa l'occhiolino. Io rido e scuoto la testa. "Suono ancora..."
"Lo so. Per questo tornerai nel gruppo. La tentazione di rientrare è grande lo vedo dai tuoi occhi... E cederai." Dice "la musica è dentro di te. Hai talento. Quando suoni stai bene e si vede. Come se ti isolassi per godere di ogni nota, ogni suono che produci. E ti senti fottutamente unico, speciale. Il piacere che ti dà il suono che vibra dentro di te e ti scuote dall'interno può essere paragonato al sesso. Ti dó un consiglio non lasciare che nessuno ti tolga quell'emozione... Che... Che Ti porta in alto nel cielo e che ti fa sentire drogato, leggero, fantasticamente bene.." Sono sbalordito. È esattamente quello che provo. Vorrei davvero ritornare a suonare con loro. Era il nostro sogno di diventare famosi e magari di farlo come mestiere. Quando avevamo formato il gruppo sognavamo di vivere di musica e di far vivere gli altri attraverso le nostre note. Il momento in cui suonavamo era il miglior momento della giornata. Suonavo con loro quando ero nella fase di ribellione e volevo passare più tempo possibile fuori casa e accettavo qualsiasi cosa mi proponevano ma suonare con loro mi faceva sentire meglio, libero e spensierato, mi donava dei minuti di felicità, che a quel tempo scarseggiava.
"Oh Simo, stai ancora fatto dalla roba di ieri?!" Gli dice Nicola spingendolo un po alleggerendo la situazione. Tutti scoppiano a ridere. E questo mi fa ricordare tutti gli scherzi e le battute divertenti che facevamo tra di noi. Mi manca. Mi mancano loro. Mi manca suonare con loro. Ma non vedo una soluzione alla situazione in cui mi trovo. Anche se ritornassi nel gruppo con loro che succederebbe se papà lo scoprisse? Mi obbligherebbe a lasciare ecco cosa.
Senza se e senza ma.
Sento le voci dei miei compagni che si fanno sempre più vicine e dopo pochi minuti si siedono al tavolo e saluto i miei amici musicisti per unirmi agli altri.
"Chi erano?" Mi chiede Rob una volta che Alessio, Simone e Nicola ritornano al loro tavolo.
"Alcuni miei amici... suonavamo insieme in passato." Dico distrattamente. Sto ancora cercando una soluzione. La mia mente viene interrotta da dei toni animati davanti a me.
"Ehi se si vestono in modo scollato che colpa ne ho io?!"
"Che significa?!? Questo non vuol dire che ti è concesso guardarle."
"Oh andiamo! Ho degli occhi anch'io... È stato involontario."
Pietro e Valentina sono coinvolti in una discussione animata. Mentre loro discutono veniamo raggiunti da Lucy e Francesca che si siedono. Lucy si siede vicino a me dopo avermi salutato con un bacio veloce e Francesca si siede vicino a Roberto dandogli un bacio sulla guancia.
"Dai, se fosse capitato a lui avrebbe fatto la stessa cosa. Ne sono sicuro!" Continua Pietro indicandomi.
"Non mettermi in mezzo..." Dico io.
"Cosa?" Chiede Lucy.
"Stava guardando le tette a due ragazze che erano in fila... Sta cercando di farmi credere che anche il tuo ragazzo avrebbe fatto lo stesso perché le ragazze erano vestite scollate!" Risponde alla domanda Vale. "Sei solo un maiale. Non ti voglio nemmeno stare vicino." Dice spostandosi da Pietro e avvicinandosi a Lucy che è al suo fianco. La mia ragazza mi sta guardando, e capisco che sono nei guai. In queste situazioni è difficile rispondere, perché qualsiasi cosa rispondi sbagli...
"Non credo che io sarei mai riuscito a distogliere lo sguardo dalla mia ragazza. È così bella che io non riesco a vedere nessun'altra." Le dico sussurrando e guardandola dritto negli occhi. Vedo spuntare un bellissimo sorriso sul suo viso che fa sorridere anche me e capisco che l'ho rassicurata anche se secondo me non c'e n'era bisogno, è chiarissimo ciò che provo per lei. Comunque sempre meglio ripetere e farle sapere che per me esiste solo lei, questo è quello che mi sono ripromesso, soprattutto dopo quello che ha fatto il suo ex. Mi avvicino e la bacio teneramente. Sussurrandole che la amo. Non smetterò mai di dirglielo, mi piace come mi sorride quando lo faccio e come sorrido io quando vedo quel suo sorriso. È il suo sorriso lucente che sprizza amore e felicità, il mio preferito.
"Guarda come si comporta un vero ragazzo innamorato..." Dice Vale osservando mentre io e Lucy continuiamo a guardarci negli occhi. Poi si alza e inizia ad andarsene incazzata. Non siamo molto sorpresi, discutono spesso. Il loro rapporto è fatto così. Litigano e fanno pace. Una volta ne ho parlato con Pietro e lui mi ha detto che a lui piace che sia così, si conoscono dalle discussioni e si amano sempre di più, quando fanno pace è ancora meglio. Mi ha anche detto che se qualora non dovessero più litigare lui sarebbe sicuro che uno dei due non ami più l'altro.
Come sempre subito dopo si alza anche Pietro rotolando gli occhi andando dietro a Valentina.
"Cazzo. Grazie amico" dice nella mia direzione prima di correre dietro alla sua ragazza.
Ci guardiamo tutti per un secondo poi io faccio spallucce e vado per dire qualcosa ma vengo fermato dalla suoneria del mio cellulare.
Lo prendo e mi fermo. Mio padre.
"Non rispondi?!" Mi chiede dopo alcuni secondi Lucy. Ma quando vede il nome sullo schermo prende la mia mano nella sua, dandomi il suo supporto. Rispondo e porto il cellulare all'orecchio.
"Pronto."
"Sei in ritardo. Ti stiamo aspettando per la riabilitazione! Dove sei?" Urla. Merda. Cazzo. Merda. Sposto il telefono per vedere l'orario, leggo 14.30. Me ne sono dimenticato! Oggi l'avevamo anticipato perché il dottore doveva partire.
"Sto venendo papà. Sono stato trattenuto."
"Muoviti!! Cazzo, ti avevo chiesto di essere puntuale per una volta! Come devo fare con te?" Continua a urlare nel telefono mentre io mi alzo prendo le stampelle, sposto il cellulare dall'orecchio e saluto tutti dicendo a bassa voce per non farmi sentire da papà di dover andare a fare la riabilitazione. Il mio sguardo si ferma su Lucy e le dico che la amo e che la chiamo dopo, lei annuisce, mi saluta e mi invia un bacio con la mano e io le sorrido prima di andare fuori dalla mensa e avviarmi verso casa. Non so cosa aspettarmi quando torno a casa. L'ho sentito davvero incazzato e siamo da soli in casa. Cazzo, avevo promesso di arrivare in tempo considerato che lui aveva preso appuntamento con un cliente subito dopo la mia riabilitazione e non può arrivare in ritardo. E perché lui vuole essere presente durante le mie sedute con il dottore per essere sicuro che mi impegni ogni volta che ne ho una sposta i suoi appuntamenti o li prenota in orari diversi. E io ho combinato un casino. Sono in ritardo di trenta minuti. Nessuno può fargli fare una brutta figura davanti ad un cliente o ancora peggio fargliene perdere uno. Oh no. L'ho combinata grossa!

Senza te non sono niente.Where stories live. Discover now