Capitolo trentasette.

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Beatrice chiuse gli occhi e, una volta che fu scesa dall'aereo, si ritrovò a respirare quell'aria così nuova e diversa rispetto a quella londinese.

Guardo suo madre e si accorse che stava facendo la stessa identica cosa. Ma c'era una differenza: mentre Laura era appena tornata a "casa", Beatrice si ritrovava in un luogo che non poteva più considerare la propria terra. Ormai lei abitava in Gran Bretagna.

Seguita da sua madre, trascinò la sua valigia per tutto il viale fino a varcare le grandi porte che le avrebbero permesso di uscire da quell'aereoporto.

Una volta che si ritrovarono nella sala, Laura cominciò a cercare suo marito. Beatrice ci provò ma invece si ritrovò ad osservare le varie persone che aspettavano ansiose l'arrivo dei propri parenti o amici. La prima cosa che notò fu una bambina, in piedi accanto alla propria mamma, che teneva stretto al petto un disegno; poi continuò a guardarsi intorno, fino a soffermarsi sulla figura di un ragazzo con gli occhi lucidi che si stava letteralmente mangiando le dita; c'era anche una coppia di genitori e un'altra signora.

Beatrice sorrise continuando ad osservare tutta quella gente.

Dopo di lei e Laura, uscirono parecchie persone, tra cui un ragazzo dalla pelle scura, una ragazza con i capelli rossi come il fuoco e un signore sulla trentina con la divisa da militare. Allora Beatrice non resistette, dovette fermarsi lì in mezzo a quel mucchio di gente a guardare quella scena: l'urlo felice della bambina con il disegno in mano arrivò fino alle sue orecchie.

"Papà" urlava con voce stridula, infantile, ma terribilmente dolce. Il signore vestito da militare - che aveva ormai assunto la figura di padre - la prese dai fianchi piccoli e se la portò addosso. La piccola continuò a stringere quel foglio insieme al collo del padre, poi si staccò e glielo mostrò contenta. Beatrice non si permise di guardare di cosa si trattasse, sia perché non era bello nei loro confronti sia perché non ci sarebbe comunque riuscita. Ma fu lo stesso emozionante vedere come il viso bagnato della mamma della bambina sbucò in quell'abbraccio e come le gocce di lacrime restavano incastrate tra le ciglia lunghe del padre. Da lì, Beatrice distolse lo sguardo perché sarebbe potuta scoppiare in lacrime da un momento all'altro senza apparente motivo, come si fa davanti ai film strappalacrime. Guardò la scena della ragazza dai capelli rossi che si rifugiava tra le braccia dei due signori immaginando che fossero i suoi genitori e poi guardò il ragazzo dalla pelle scura che, dimenticando persino di avere una valigia si buttava tra le braccia dell'altro. A quel punto si baciarono e quel momento fu la cosa più tenera che avesse mai visto.
Ah, l'amore.

Qualche minuto dopo, mentre la sala aveva cominciato a svuotarsi, finalmente la figura alta di Roberto Madden – origini inglesi, appunto -, i capelli biondi e gli occhi chiari come quelli della figlia, fece irruzione e comparve nel loro campo visivo. Laura sorrise nel vederlo e agitò una mano per farsi notare.

Beatrice, comunque, pensò solo che era leggermente più in carne rispetto all'ultima volta. Si trattenne dal ridere perché, dopo tanto tempo che non vedeva suo padre, avrebbe dovuto subito pensare a quanto le era mancato, ma invece lei si era soffermata sul suo aspetto.

L'uomo di avvicinò, strinse velocemente in un abbraccio la moglie e poi si soffermò a guardare Beatrice. Quest'ultima si sentì in un tremendo imbarazzo: non sapeva che fare, non sapeva cosa dire o come comportarsi.

Roberto sorrise e solo a quel punto si permise di fare un mezzo sorrisetto.

"Ciao" sussurrò l'uomo, quasi come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato.

"Ciao" ricambiò la ragazza, grattandosi la guancia e carezzandosi la pancia in un gesto involontario che non passò affatto inosservato agli occhi del padre.

Responsibility || Niall HoranWhere stories live. Discover now