Capitolo trentacinque.

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La mattina seguente, Beatrice si era svegliata prima di Niall, come al solito. Questa volta, però, non lo avrebbe svegliato: la scorsa sera avevano fatto davvero tardi a causa del concerto e lui se lo meritava di dormire un po' di più.

Quindi evitò di toccarlo, perchè sapeva che da quando Beatrice dormiva in casa sua, Niall aveva il sonno davvero leggero.

Si infilò le pantofole ai piedi, per poi tirarsi in piedi e uscire dalla stanza senza provocare nessun tipo di rumore.

Quando si chiuse la porta alle spalle e si ritrovò nel corridoio, Beatrice avvertì subito un odore davvero invitante proveniente dal piano inferiore. Non sapeva bene a cosa associarlo, ma sapeva che era qualcosa che le piaceva tantissimo. Perciò cominciò a percorrere velocemente le scale, facendo sempre attenzione a non cadere per terra e man mano che si avvicinava alla cucina, quell'odore si faceva sempre più forte.

Si affacciò alla porta e allora si ricordò che sua madre aveva dormito in casa loro quella notte e si meravigliò di vederla alle prese con i fornelli.

Non sa esattamente quanto tempo passò a guardarla dallo stipite della porta, ma ad un certo punto Laura si girò e la notò.

Fece un colpo di tosse, un po' intimorita dallo sguardo insistente della figlia.

"Buongiorno" mormorò poi. E a quel punto Beatrice si riprese dal suo stato di catalessi.

"Giorno" rispose al saluto mentre si sedeva sullo sgabello del davanzale.

Prese coraggio e finalmente le fece quella domanda.

"Cosa stai cucinando?"

A Laura luccicarono gli occhi come dei diamanti.

"Mh, ora vedrai" le disse facendole un occhiolino. Beatrice alzò le spalle cominciando a sorseggiare una tazza di latte che sua madre si era premurata di riempire.

Poi restarono in silenzio, ma non uno di quei silenzi imbarazzanti, era un silenzio piacevole.

Appena davanti i suoi occhi si ritrovò un piatto di frittelle, Beatrice rimase sorpresa.

Spalancò la bocca davanti quella che, per una persona qualunque, sarebbe sembrata una colazione come le altre. Ma per Beatrice era molto di più.

Ebbe un flash e in un attimo tutto quello che c'era intorno a lei si tramutò in quello che c'era circa 10 anni prima: quando era piccola, quando stava ancora in Italia, con la sua famiglia.

Si ricordò del tavolo che per tutti quegli anni aveva tagliuzzato con la forbice mentre faceva i compiti, ricordò la vetrinetta dove sua madre era solita conservare i piatti di porcellana e le sembrò addirittura di trovarselo davanti quando immaginò suo padre che leggeva un giornale, a capotavola.

Quando aveva 9 anni, Laura cucinava le frittelle ogni volta che ne aveva l'opportunità. Erano passati solo 10 anni ma a quei tempi le frittelle non erano molto gettonate in Italia. Invece per Beatrice erano la fine del mondo ed erano così diventate il suo piatto preferito, specialmente se accompagnate con la panna montata.

Ora che stava in Inghilterra e che erano passati anni, gli effetti della globalizzazione avevano cominciato a farsi sentire: non era più difficile preparare velocemente un paio di frittelle, che si trattasse di America, Italia o Giappone. Ma nessuna di quelle che aveva provato a cucinare era minimamente paragonabile a quella di sua madre.

Uscendo da quel tunnel di ricordi, Beatrice fissò Laura a bocca aperta: non credeva che sarebbe riuscita a ricordarselo dopo tutto quel tempo. E invece lo aveva fatto e le aveva preparate, solo per lei.

Si commosse, perché come poteva non farlo? Come sempre, però, diede la colpa agli ormoni in subbuglio.

Beatrice afferrò la forchetta, prese un pezzo di frittella ricoperta di panna e la assaggiò portandola alla bocca.

Mugolò di piacere appena ebbe inghiottito: di certo Laura non aveva scordato come di cucinassero.

Poi alzò lo sguardo e osservò il volto soddisfatto di sua madre.

Di quello che è successo dopo, Beatrice ancora non se ne capacita.

Poteva cercare di fare l'offesa con lei, di portarle ancora rancore in tutti i modi. Ma non ci sarebbe più riuscita.

Per questo motivo, con le guance rigate dalle lacrime e i singhiozzi a sconquassarle il petto, corse a rifugiarsi tra le braccia di sua madre. Il porto sicuro che aveva sempre rappresentato in tutta la sua giovane vita.

In poco tempo si ritrovarono entrambe a piangere e a ridere contemporaneamente, perse in quelle immagini così lontane ma allo stesso tempo così vicine.

"Te lo sei ricordata" mormorò Beatrice con la voce impastata. Sua madre si limitò ad annuire, contenta. Se ci fosse stato Niall, sicuramente avrebbe fatto una foto per immortalare quel momento. Purtroppo, però, quella scena si era già conclusa quando lo stesso fece capolino in cucina, grattandosi la spalla e sbadigliando.

Poi notò le lacrime ancora incrostate sulle guance della sua ragazza e non poté fare a meno di preoccuparsi.

I suoi occhi si spalancarono, lasciando che mille sfumature di preoccupazione si impossessassero dell'azzurro limpido. A quel punto di fiondò su Beatrice, involontariamente. Afferrò il suo viso tra le mani e l'accarezzò.

"Perché piangi? Che è successo?" E poi seguirono altre cento domande diverse prima che Beatrice riuscisse a convincerlo che stesse bene.

"Sto bene!" esclamò per la miliardesima volta, ridendo.

Niall fece spallucce, ormai tranquillo.

Poi la ragazza lo vide arricciare il naso, come se stesse annusando.

"Questo odore..." sussurrò, aggrottando le sopracciglia e voltandosi verso il tavolo, luogo da cui proveniva quell'odorino delizioso.

"Frittelle!" quasi gridò, fiondandosi su di esse come aveva fatto qualche istante prima con Beatrice.

Afferrò una forchetta e cominciò a riempirsi la bocca di quel cibo, sporcandosi tutte le labbra.

Laura e Beatrice, allora, scoppiarono a ridere davanti a quella scena esilarante.

Niall parve addirittura offeso "Cosa c'è di tanto divertente?"

Ma poi sembrò arrivarci, sembrò.

"Oddio, Bea, erano tue?" e nel dirlo si tirò i capelli in un gesto esasperato.

Beatrice, sempre accompagnata dalla risata rumorosa della madre, non fece altro che ridere ancora più forte. Quando si calmò un po', prese un fazzoletto e si sedette sulla sedia accanto a quella su cui si era seduto Niall; poi prese a passarlo sulla sua bocca per pulirlo. Sorrise ancora di più quando lo vide arrossire.

"Lo sai" cominciò guardandolo negli occhi "quello che è mio, è anche tuo"

E forse fu il modo complice con cui Beatrice guardò sua madre, o il modo in cui lei ricambiò lo sguardo, o ancora il grembiule sporco di panna addosso a Laura.

Ma Niall, in quel momento, capì che finalmente andava tutto bene.

Responsibility || Niall HoranWhere stories live. Discover now