63. Romeo e Giulietta

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Diana, dopo venti giorni di pianti, aveva ritrovato la serenità.

Stare a casa della mamma era piacevole, anche se stavano un po' strette.

Parlavano tanto, avvicinandosi ogni giorno di più.
Aveva imparato a prendere il bello del suo dolore.

E poi, forse, le serviva un po' di tempo per se stessa e per ricostruire il rapporto con sua madre. Non erano mai state così vicine come in quel periodo. 

Per i primi giorni il pensiero di Annette era stato devastante e si era sentita una nullità. Come se lei fosse stata troppo poco per Franz e lui avesse cercato di rimpiazzarla con una donna alla sua altezza. 

Poi, complice la madre che l'aveva consolata più di una volta, tra una vaschetta di gelato e gli abbracci, si era resa conto che non era lei il problema e che per l'età che aveva stava facendo e aveva fatto un sacco di cose. 

Probabilmente Franz era solo caduto nella rete tossica di una donna che lo voleva tutto per sé, ma, nonostante ciò, non l'aveva mai tradita. 

Anche lei aveva tenuto il piede in due staffe all'inizio, e doveva averlo fatto soffrire parecchio quando aveva dovuto dividerla con Jan. Franz, per un periodo di tempo, era stato semplicemente l'amante, il terzo incomodo, anche se la sua relazione con Jan era stata abusante. E lui non le aveva mai fatto pesare quella condizione, non le aveva mai rinfacciato che lei l'avesse relegato al ruolo di amante per quei primi periodi. 

Quindi, decise, non poteva biasimarlo per quella debolezza. E poi, quello che avevano provato in quegli anni non poteva essere cancellato così, era un sentimento molto più forte di un singolo errore. 

Ne avevano passate talmente tante insieme e le avevano superate tutte che non poteva permettere di buttare all'aria un amore così. 

L'avrebbe perdonato, anche se aveva bisogno di un po' di tempo per metabolizzare meglio l'accaduto... ma non se lo sarebbe lasciato scappare via, dandola vinta ad Annette, perché lo amava comunque e i gesti che lui aveva fatto per lei non potevano essere cancellati da quello sbaglio.

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Franz anche aveva iniziato a mettere a posto il casino con Annette.
Aveva contestato la cifra visto che aveva firmato senza numeri ma non era uno sprovveduto.

C'era scritto a lettere cubitali "si risarcisce una cifra pari ai prospetti di crescita di un anno".
Quella dicitura lasciava ampio margine di manovra perché si basava su un'ipotesi.
Un'ipotesi supportata da dati, ma pur sempre un qualcosa di non autentico. E i dati potevano essere manipolati con qualche magheggio.

Avrebbe pagato, ma non quella cifra esorbitante.

Nel mentre, il pensiero di Diana era una costante nella sua vita. 

In quel letto si sentiva troppo solo ed era, ormai, abituato ad addormentarsi con lei accanto e a chiacchierare a luce spenta, abbracciati. 

Quei silenzi, la sera prima di dormire, gli pesavano come macigni, così come la freddezza delle lenzuola dalla parte destra del letto. 

Gli mancava cenare in compagnia, raccontarle della sua giornata e ascoltare quello che aveva fatto lei, aiutarla a mettere via i piatti e baciarla mentre metteva a posto la cucina. 

Quel sapore di quotidianità non c'era più e la sua vita scorreva piatta, scandita solo dalla sveglia alla mattina e dall'orologio in ufficio che sanciva l'orario di chiusura. 

Pensava costantemente a quegli occhioni che l'avevano fatto innamorare e si chiedeva in continuazione come avesse potuto essere così stupido da cadere nella trappola velenosa di Annette. 

Mi hai incatenato il cuore (In revisione)Where stories live. Discover now