44. Processo

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Il processo iniziò e, entrando in aula, Franz ebbe un sussulto.

Diana era lì.

Gli sembrava ancora più bella.

Ma i loro sguardi si sfiorarono solo per un secondo, poi lei distolse subito gli occhi.

Per un momento lui sentì una fitta allo stomaco, poi la incoraggiò mentalmente.

Brava, piccola, se io non ho la forza di essere razionale, fallo tu per me.

Markus gli diede una gomitata abbastanza potente, senza essere visto.

Segno che la stava guardando un po' troppo.

Diana aveva sentito il suo sguardo bruciarla viva e spogliarla con gli occhi.

Aveva avuto la voglia di girarsi a guardarlo e gettarglisi tra le braccia, ma aveva distolto subito gli occhi.

Erano in un'aula di tribunale, con i giudici davanti e quella merda umana di Jan a guardarli.

Jan le sembrava ancora più spaventoso. Era completamente uscita dal circolo vizioso che l'aveva tenuta incollata a lui e si chiedeva come non si fosse accorta che avesse gli occhi iniettati di sangue e la faccia di uno che l'avrebbe potuta ammazzare.
Era palese. Eppure lei, accecata dalle sue parole che la sminuivano e isolata da tutti perché lui la ingabbiava, non se ne era accorta.

Provava schifo a essere stata con lui.
Represse un conato di vomito a ricordare le sue mani sul suo corpo e il sapore che aveva.
Avrebbe dato tutto per scordarsi quelle sensazioni, per cancellare con un colpo di spugna quel passato che era terrificante.

Però aveva smesso di vergognarsi. Aveva capito che non era colpa sua.
Non era colpa sua per essere finita in quella relazione abusante.
Non era colpa sua se lui l'aveva stuprata più e più volte.
Non era colpa sua se lui l'aveva picchiata.

Sentiva, invece, un odio potente investirla come un treno in corsa.
Lo odiava con tutto il suo cuore.
E sperò che quei capelli biondi e quegli occhi azzurri marcissero in carcere per sempre, soffrendo della stessa sofferenza che aveva subito lei.

Sperò che trovasse un aguzzino spietato la metà di quanto era stato lui con lei.
Voleva vendicarsi, e la vendetta le diede la carica per affrontare quel processo.
Non avrebbe vacillato finché quel subumano non sarebbe stato sbattuto dietro le sbarre fredde di una cella sporca.

Il giudice la interrogò subito, probabilmente per coglierla in fallo, visto la sua giovane età.

Ma lei era preparata e non avrebbe sbagliato un colpo.

"Diana Schmitt, in che rapporto è con il qui presente Franz Meyer?"

"È un amico di mia madre" rispose decisa.

"E come si comporta con lei?"

"Sia più specifico" rispose lei, furbamente.

Markus e Franz esultarono mentalmente.

"Intendo dire, che cosa fate di solito quando vi vedete?"

"Non ci vediamo di solito, ogni tanto lo invita a casa mia madre".

"Non vi vedete?" la incalzò quell'uomo.

"No, signor giudice" mentì lei, sfacciata.

"Eppure sappiamo che spesso la veniva a riprendere a scuola" e apparve, sullo schermo, una foto di loro due in macchina.

Franz ebbe un moto di stizza.

Jan li aveva fatti seguire prima di spararle?

"Certo, signor giudice, mia madre era preoccupata dopo la denuncia che avevo fatto al mio ex fidanzato perché mi percuoteva e stuprava e ha chiesto gentilmente al signor Meyer di accompagnarmi".

Mi hai incatenato il cuore (In revisione)Where stories live. Discover now