58. Vedova nera

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Infatti al gala successivo si vendicò.

Franz continuava a chiederle quando avrebbero potuto firmare definitivamente l'accordo, così da interrompere quel susseguirsi di incontri informali logoranti.

Ma lei gli rispondeva che non doveva essere impaziente, la burocrazia era lenta.
Anche se lui sospettava che la burocrazia fosse sapientemente allungata ed esasperata dalle mosse di Annette, che aveva preso gusto a torturarlo.

Due dei tre rossetti di Diana erano andati sold out, in un mese.
E lei li aveva rimandati in produzione, visto che grazie al preorder aveva una quantità cospicua di ordini da soddisfare.

Vederla così felice davanti al computer, emozionata come una bambina davanti a quei dati di vendita, era un piacere per lui.

Avrebbe voluto ritrovare anche lui quella felicità che contraddistingueva i primi successi.
Con il passare del tempo ci si abituava e si cadeva in un circolo vizioso.
Più gli affari andavano bene e più si spremeva per farli andare sempre meglio.

Lui era soddisfatto dei suoi, ma aveva sempre l'occhio puntato al prossimo traguardo e non si godeva a pieno quello raggiunto.

Diana, invece, era in quella fase in cui i primi traguardi, che sembravano inarrivabili fino a poco tempo prima, erano dolci come il miele.

E lui era orgoglioso di lei.
Stava trovando, anzi, aveva trovato, il suo posto nel mondo.
Aveva fatto bene a dirle di seguire il cuore.

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Al gala Diana si presentò con la collana di diamanti e un vestito verde smeraldo, a sirena, con i guanti a ricoprire la sua mano delicata e il suo braccio.

Era semplicemente radiosa e Franz la guardava con occhi adoranti.

Aveva la cravatta abbinata al suo vestito e le stringeva la mano, accompagnandola sul red carpet.

Questa volta aveva fatto in modo di non separarsi da Diana cosicché Annette non aveva avuto troppo spazio per intromettersi tra loro due.

Si separarono solo per l'asta, un po' più piccola di quella precedente, a cui questa volta partecipava pure Markus.

Diana si sedette su una poltroncina, con un calice di bianco in mano.

C'erano tutte donne che potevano avere l'età di sua madre, o ragazzine come lei che, però, non erano le figlie di quegli uomini, bensì le accompagnatrici.

Erano tutte bellissime, talmente spigliate che Diana le osservò una per una.

Chissà se anche lei, a un occhio poco attento, sarebbe potuta sembrare l'accompagnatrice di Franz.

Quelle ragazze erano, però, molto più sensuali di lei e si sedevano senza troppe remore in braccio a quegli uomini più anziani di Franz, facendosi toccare.
Dopotutto erano pagate per quello.

Tra i tavoli, in mezzo a fiumi di champagne e cocktail pregiati, correva veloce quella polverina bianca, che scompariva spesso e volentieri nelle narici di qualche uomo che la tirava su dividendola con carte di credito dorate.
Allo stesso modo per le donne, che si premuravano di non sprecarla in mezzo alle stoffe costose dei loro vestiti.

Franz gliel'aveva detto che nel suo mondo quella roba fosse considerato oro bianco, ma non pensava che fosse così sdoganata.
Non si nascondevano per farlo, era sotto gli occhi di tutti.

Probabilmente lo sapevano anche le forze dell'ordine, ma che cosa avrebbero potuto fare contro quegli uomini che detenevano il potere grazie ai soldi?

Il denaro comprava tutto, anche il silenzio e il benestare.

Mi hai incatenato il cuore (In revisione)Where stories live. Discover now