Capitolo 28

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E t'amo, t'amo, ed è continuo schianto! -Giuseppe Ungaretti

GIORGIO'S POV:

"Merda" borbotto rialzandomi con un mal di testa atroce.

La dannata campanella continua a suonare e rialzandomi gattonando urlo "Andatene, cazzo!"

Continuano a suonare.

Lancio in aria la bottiglia di vodka che mi ritrovo fra le mani e dei flash di me che bevo piangendo fino a svenire ieri notte si fanno spazio nelle mia mente.

Apro la porta aggrappata a questa e un fascio di luce mi acceca facendomi mugolare "Che cazzo volete" sbotto alle persone che mi osservano in silenzio con delle scope e altre attrezzature in mano.

"Agenzia di pulizie signore" m'informa una di loro.

Cazzo vero, li avevo fissati per stamattina sapendo già del macello che si sarebbe creato dopo la festa.

Li faccio entrare e richiudendo la porta biascico "Fate il vostro lavoro e levatevi dalle palle, per favore."

I tipi neanche mi considerano e si danno da fare come robot, ottimo.

Arrivo barcollante alle scale e aggrappandomi al corrimano salgo di sopra.

Faccio per entrare in camera mia, ma mi fermo davanti a quella di Ines ed entrando dentro un moto di rabbia mi porta a disfare il letto, strappare le federe e scaraventare per terra i libri sulla scrivania. 

Il mio riflesso sulla specchiera mi fa paralizzare un attimo. Ho gli occhi arrossati e gonfi per quanto abbia pianto, il viso stravolto, i capelli sono tutti all'aria, la camicia tutta sbottonata e le labbra grosse e martoriate dai miei denti.

Come mi sono ridotto per lei? Di nuovo.

Con un pugno spacco lo specchio che si rompe riflettendo adesso la mia immagine deforme. E' proprio così che mi sento adesso, a pezzi.

Esco dalla stanza sentendo la nausea a inspirare il suo profumo di fiori e trascinandomi in bagno entro dentro il box ancora con i vestiti.

Sono distrutto, completamente annientato, avvilito, sento il mio cuore sanguinare con agonia al pensiero del viso in lacrime di Ines.

Ho sempre immaginato il giorno in cui le avrei finalmente confessato i miei sentimenti. Sapevo al rischio a cui andavo incontro, ma il nostro legame è così profondo, unico, raro e prezioso che ero sicuro avrebbe retto anche a questo.

Evidentemente mi sbagliavo, evidentemente non sono alla sua altezza per quanto fermamente lo credessi e lo sperassi.

Mi accascio per terra mentre il getto d'acqua mi bagna completamente e portandomi le mani in testa ricomincio a piangere.

Credevo di aver finito le lacrime in corpo, ieri sera non ho smesso un secondo. Ho anche sperato di morire soffocato da queste.

Le sue parole continuano a tormentarmi...."Giorgio eravamo una squadra, hai rovinato tutto..."

Mi batto i pugni in testa supplicandomi di smetterla di farmi del male "Siamo sempre stati come fratelli, stai zitto...non dirlo più!"

Butto un grido straziante e mi accascio per terra portandomi le mani al petto dolente, voglio solo morire adesso. Fatemi morire.

Non so per quanto tempo rimango inerme per terra sotto il getto d'acqua, ilmio corpo tremante mi obbliga a rialzarmi e uscire da qui.

Bagno il pavimento con i vestiti zuppi d'acqua e spogliandomi esco da lì per cercare dei boxer puliti. Non ho le forze per far nulla, a poco neanche per respirare infatti crollo a letto e chiudo gli occhi sperando che la morte possa prendermi in sogno.

Il brivido di amartiWhere stories live. Discover now