Cap. 33 - Conseguenze

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«Toru. To-ruuu»

Gojo aveva riaperto gli occhi a fatica, la luce del sole che filtrava dalla finestra e si rifletteva nella camera. 

«Te lo ricordi, vero, che sei un professore?» lo punzecchiò Saki, seduta sul letto accanto a lui, con le gambe incrociate e lo sguardo più che divertito.

La fessura degli occhi era minima per via del sonno e del sole, ma riusciva a vedere il sorriso che gli dava il buongiorno e gli occhi che lo facevano sentire al posto giusto.

«Non so di che parli» disse lo stregone.

Si girò sul fianco e tirò a sé Saki, passandole un braccio in vita e ributtandola sdraiata sul letto. Senza interrompere l'abbraccio, portò il viso nell'incavo del collo della ragazza, inspirando a fondo il suo profumo.

«Satoru!»

«Shh, dormi» rispose lui, posandole un bacio delicato sulla spalla.

La ragazza si arrese, lasciandosi andare a quell'abbraccio.


Saki.


Era disteso sul divano, gli occhi coperti non dalla benda ma dal braccio, quando un colpo alla porta lo riportò alla realtà.

Quella dove lei non c'era.

Era passato qualche giorno da quando Gojo era tornato dalla Prison Realm, ma ad attenderlo c'erano stati solo problemi e perdite. L'incidente di Shibuya era ancora una situazione irrisolta e lui sapeva bene che ci sarebbero state delle gravi ripercussioni sul mondo della stregoneria. Inoltre molti colleghi e compagni erano rimasti uccisi e lui non riusciva a non sentirsi responsabile. Avrebbe dovuto porre fine a quella faccenda senza ulteriori spargimenti di sangue, invece si era fatto imprigionare, aggiungendo un ulteriore problema. Megumi gli aveva raccontato di come Saki fosse subito accorsa, ma nemmeno lei aveva potuto fare qualcosa per tirarlo fuori da lì.

E poi era sparita.

«Posso?» chiese una voce da fuori.

«Entra pure» rispose lo stregone.

«Dormivi per caso?» domandò Shoko vedendolo strano.

«Naa, pensavo»

«A qualcosa nello specifico? O devo dire a qualcuno?»

Gojo le rivolse un'occhiata che le fece capire che aveva centrato il problema.

«Lo sai che mi dispiace, vero? Per come mi sono comportata con lei» disse la dottoressa mettendosi a sedere. «E per i problemi che vi ho causato»

«Lo so, tranquilla. È acqua passata ormai»

La dottoressa si accese una sigaretta e buttò un'occhiata all'amico ancora disteso sul divano. C'era qualcosa di diverso in lui, come se si fosse spento qualcosa.

Come quando Geto se n'era andato.

«Invece a te non mi sembra ti sia tanto passata» aggiunse lei cercando di tirarlo su di morale.

Gojo rispose con un debole sorriso.

«Tu c'eri quando è successo, no?» le chiese lui, ancora perso in un labirinto di pensieri.

«Intendi quando ti sei liberato dalla Prison Realm?»

«Non mi sono liberato. È stato qualcos'altro a farmi uscire da lì dentro»

«Impossibile. Non c'era nessuno oltre ai ragazzi»

«Sì, è quello che dicono anche loro. Però io ho avvertito qualcosa nell'attimo in cui sono uscito, come uno sguardo fisso su di me»

«Ti assicuro che non c'era nulla» rispose Shoko buttando fuori il fumo.

«No, c'è qualcosa che non mi tor—» Gojo si bloccò e si tirò su a sedere. «Che hai detto?»

«Ho detto che non c'era niente»

Ora lo stregone era in piedi, l'espressione sul viso totalmente cambiata.

«Come ho fatto a non capirlo!»

«Puoi spiegarlo anche a noi comuni mortali?»

«Saki! È stata lei a liberarmi! Quindi vuol dire che è da qualche parte e io devo trovarla»

«Satoru...» iniziò dubbiosa la dottoressa. Le sembrava l'idea di qualcuno che non vuole arrendersi all'evidenza perché troppo dolorosa, ma se quell'idea poteva farlo tornare a essere il solito Gojo allora lo avrebbe sostenuto. «Se è come dici tu, da dove pensi di iniziare?»

«Da Kyoto» disse lui e l'attimo dopo era sparito.

Inevitabile [Gojo Satoru]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora