Cap. 3 - La resa

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«Sembrano pesanti quelle buste»

Non lui, ti prego!

Una figura allungata se ne stava appoggiata al lampione davanti al supermercato dove Saki aveva appena finito di fare la spesa. I capelli bianchi e gli occhiali oscurati — nonostante fosse sera — facevano in modo che non ci potesse essere alcun dubbio: era Gojo Satoru.

Saki sapeva benissimo perché si trovava lì, anche se una parte di lei voleva stupidamente credere che ci fosse un'altra ragione.

Dall'ultimo incontro — o forse era meglio dire imboscata — non ce n'erano stati altri: Saki voleva rimanere fuori da tutto quel mondo e il bigliettino con il numero di telefono di Gojo era rimasto in una tasca, lontano da ogni eventuale tentazione.

Senza rispondere, Saki passò davanti al ragazzo e proseguì per la sua strada.

Lui sorrise divertito e si mise a seguirla.

«Di poche parole stasera?» insistette lo stregone.

Saki non vedeva l'ora di arrivare al portone del condominio e sbatterglielo in faccia.

«Non abbiamo niente di cui parlare» rispose, senza voltarsi a guardarlo.

«Sì, invece. Possiamo parlare del meteo, del lavoro, di quello che ti pare»

«Come se ti interessasse qualcosa»

Gojo voleva solo convincerla a togliere il sigillo per poi avere a sua disposizione il potere di Saki. Ma lei non poteva permetterlo; quello che per lui era un gioco, per lei era la vita che aveva scelto e costruito a fatica.

Finalmente era arrivata, ma aveva entrambe le mani occupate dalla spesa e non riusciva a prendere le chiavi. Doveva fermarsi e posare un momento per terra le buste, ma Gojo l'avrebbe raggiunta.

E così fu.

«Non c'è di che, figurati» disse lui prendendole le buste dalle mani.

Saki aprì il portone ed entrò.

«Ora me le puoi ridare» disse la ragazza con tono asciutto.

«Ma no, ti aiuto a portarle in casa» ribatté lui con un sorrisetto vittorioso.

Certo, avrebbe potuto insistere e mandarlo via, ma c'era sempre quella parte di lei che voleva averlo intorno.

Così gli fece strada fino al suo appartamento, dove Gojo posò le buste in cucina.

«Carino qui» disse lui sedendosi su uno degli sgabelli.

Era proprio sfacciato, talmente tanto da essere incredibile. Era palese che non aveva intenzione di muoversi di lì, non finché non avesse raggiunto il suo obiettivo: Saki aveva fatto entrare il predatore direttamente nella tana della preda.

Decise che la miglior tecnica era fare finta che non ci fosse, così cominciò a mettere a posto la spesa e a preparare la cena.

«Ramen? Avevo proprio voglia di ramen» esclamò Gojo.

«Ti sei appena auto-invitato a cena?» rispose sorpresa Saki; quell'uomo era senza pudore!

In risposta Gojo le sfoggiò un sorriso a trentadue denti e due dita in segno di vittoria.

«Capisco perché Utahime non ti sopporta» disse lei.

«Ah, parlate di me, interessante. Spero solo cose positive» rispose lui.

«Non proprio, se devo essere onesta»

«Allora è solo invidia»

Saki scoppiò a ridere; come la volta scorsa, anche ora si trovava ad apprezzare la compagnia di Gojo. Era raro che riuscisse a essere così tranquilla con qualcuno con cui aveva parlato solo tre volte, eppure lo aveva fatto entrare in casa e gli stava preparando la cena, e si sentiva a suo agio.

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now