Cap. 19 - Tenera è la notte

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Cenarono tutti insieme, con Gojo che cercava di risollevare il morale dei ragazzi. E ci riuscì; a fine serata il clima tetro del pomeriggio era sparito, lasciandosi alle spalle solo tutta la stanchezza accumulata.

Yuji era stato il primo ad addormentarsi e diventare, quindi, lo zimbello di Nobara, che però lo aveva seguito poco dopo. Megumi aveva cercato di resistere, ma anche lui iniziava a mostrare i primi segni di cedimento, con gli occhi che si chiudevano contro la sua volontà.

«È ora di andare a nanna» disse Gojo alzandosi e scompigliando i capelli al giovane Zenin che subito tornò a essere vigile. Al contrario, Itadori non sembrava volersi svegliare, così professore e studente dovettero prenderlo di peso e portarlo al dormitorio.

«Ci penso io a Kugisaki» disse Saki in risposta a uno sguardo di Gojo.

Per quanto potesse sembrare altezzoso e inavvicinabile, Satoru teneva a quei ragazzi e vederlo in quel modo non faceva che aumentare il sentimento che ormai la legava a lui.

«Grazie per esserti presa cura di loro» disse la voce dello stregone, mentre Saki cercava di chiudere la porta della stanza di Nobara senza fare rumore.

«Mi hai spaventato. E comunque era il minimo che potessi fare»

«Ma non eri obbligata e sta a me proteggerli»

«Anche se sei Gojo Satoru non puoi essere in due posti contemporaneamente»

«No, e lo sanno anche i piani alti» disse lui e nella sua voce Saki avvertì una nota amara, la stessa che aveva percepito appena era arrivato al centro commerciale.

«Eri arrabbiato per questo?»

«Diciamo che sembra che quei vecchiacci si divertano a farmi innervosire»

«Almeno la tua missione è andata bene?»

«Una passeggiata»

«Ovvio» rispose Saki sorridendo per quella sua autostima esagerata.

Ma non doveva sforzarsi; passò una mano sui muscoli indolenziti delle spalle e del collo, dove la tensione del combattimento ancora non si era sciolta.

«Lascia che ti aiuti» disse lui avvicinandosi e appoggiando le mani sulle spalle della ragazza.

Con gesti decisi, ma delicati, cominciò a massaggiarle tutta quella zona dove i muscoli erano più irrigiditi dallo stress della giornata.

Com'è possibile che è bravo in tutto?

Istintivamente Saki chiuse gli occhi a quel contatto, lasciando cadere leggermente da un lato la testa. Allora le mani dello stregone raggiunsero il viso e, riaprendo gli occhi, Saki vi trovò fissi quelli lucenti di Gojo. Nell'infinito di quello sguardo ora non c'era nessuna traccia di sarcasmo, solo qualcosa che non riusciva a definire ma che le faceva fermare il cuore.

Nella penombra del corridoio le labbra dello stregone si posarono su quelle di Saki, che a quel contatto si dischiusero senza indugio. In quel bacio c'erano tutti quei giorni passati a volersi a distanza, a cercarsi con gli occhi, a sperare di rimanere soli anche solo un minuto.

Le mani di Gojo avevano sollevato il viso di Saki spingendolo leggermente verso il suo, mentre la ragazza aveva afferrato la maglietta di lui cercando di tirarlo a sé. Un gioco di spinte che alla fine esplose; col suo corpo Gojo costrinse Saki a indietreggiare fino a metterla con le spalle al muro. Allora la schiena della ragazza si inarcò e lo stregone, passandole un braccio dalla vita, tirò a sé la parte inferiore del corpo, mentre i petti, uno sull'altro, aumentavano i battiti all'unisono, come persi in una corsa tutta loro.

«Dormi con me stanotte» disse Gojo tra un bacio e l'altro, le parole mangiate dalla fretta di riandare su quelle labbra.

Saki avrebbe voluto rispondere con qualcosa di spiritoso e brillante, però tutto quello che riusciva a fare in quel momento non prevedeva l'uso della parola.

Da lontano si sentirono dei passi, forse qualche studente che rientrava. Gojo le afferrò il polso e si incamminò verso la sua stanza, non senza rivolgerle un sorriso divertito.

Nemmeno il tempo di chiudersi la porta alle spalle, che lo stregone aveva ripreso a baciarla e, con mani abili, era passato a spogliarla.

«Prima mi presti i vestiti e poi me li togli?» chiese Saki, guardandolo con occhi languidi dopo essersi fatta sfilare la felpa.

«È colpa tua che mi guardi così» rispose lui contraccambiando lo sguardo, per poi farlo scendere sulle zone ormai scoperte.

«Ah, sì?»

«Mmm» la risposta di lui fu attutita dalle labbra che si posavano su quelle di lei.

Con una delicatezza che lasciava trasparire una forte decisione, aveva cominciato a spingerla verso il letto, senza smettere di baciarla e di tenerla tra le mani. Quelle di Saki, invece, erano andate sotto la maglietta dello stregone, intente ad accarezzare le linee definite di quel corpo; come a invitarla a continuare, Gojo si sfilò la maglietta e rimase a torso nudo.

«Così siamo pari» commentò sorridente.

Ma negli occhi, fissi in quelli di Saki, non c'era traccia di divertimento, solo un desiderio profondo che andava a intorbidirli.

La dualità di Gojo la sbalordiva: ragazzino fastidioso un minuto prima, uomo senza esitazioni quello dopo. E a lei piacevano entrambi, era quella la cosa più pericolosa.

Arrivati al bordo del letto, lo stregone passò un braccio dietro la schiena di Saki per aiutarla a sdraiarsi, mentre la labbra scendevano verso il collo, stampandovi baci elettrici che le irradiavano piacere dappertutto, obbligandola ad ampi respiri.

I corpi, ormai, si trovavano uno sopra l'altro, decisi a fondersi.

Gojo interruppe la scia di baci per incrociare di nuovo lo sguardo di Saki; in quegli occhi c'era la promessa reciproca di perdersi insieme nella notte.

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now