Cap. 23 - Scuse

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Il suono del campanello l'aveva fatta alzare dal divano.

Non ho voglia di vedere nessuno.

Guardò dallo spioncino, ma non riusciva a capire quello che vedeva, così aprì la porta finendo per ritrovarsi davanti la scatola di una pasticceria.

Poteva indovinare chi vi si celava dietro.

Saki si voltò, con l'intenzione di tornare sul divano, lasciando però la porta aperta per invitarlo a entrare. Gojo la seguì, senza smettere di far ciondolare davanti a sé la scatola di dolci.

«Forse ho esagerato, ma erano tutti bellissimi, non riuscivo a scegliere» disse lui.

L'amore dello stregone per i dolci era qualcosa di indefinibile, o forse era solo dipendenza. Ma, a vederlo in quel modo, Saki non ce la faceva a rimanere arrabbiata. Anzi, si sentiva una sciocca per essersela presa con lui, quando il vero problema era la madre.

«È finito l'incontro madre-figlio?» disse, ma le uscì con un tono più acido di quanto avesse intenzione, così per la vergogna spostò lo sguardo altrove.

Gojo sorrise; non la poteva biasimare, d'altronde sua madre non era stata per niente carina.

«Sì, è tornata a casa. Questi bastano come scuse?» rispose indicando i dolci.

«Per una volta la colpa non è tua, non devi scusarti»

«Però oggi mi hai odiato un po', no?» chiese lui avvicinandosi a Saki, che era rimasta appoggiata allo schienale del divano a debita distanza.

Non voleva rispondere, perché aveva ragione. Eppure lei stessa sapeva quanto quel suo comportamento non avesse senso; ma si era sentita ferita e, come un animale selvatico, si era ritirata nella sua tana.

«Te l'ho detto, non ho una famiglia particolarmente simpatica. Io sono un'eccezione» aggiunse Gojo, appoggiandosi al divano accanto a lei.

Nonostante non volesse, Saki scoppiò a ridere e le labbra dello stregone si incresparono a sua volta.

«Insomma, eri all'Istituto per parlare con Yaga?» continuò lui.

«Sì, mi aveva chiesto un resoconto delle ultime missioni»

«E?»

«Mah, niente di che. Classiche maledizioni, ma niente a che vedere con quelle parlanti che hanno attaccato te e i ragazzi»

«Sembra quasi ti dispiaccia»

«No, ovvio. Però non ti sembra strano che siano scomparse così?»

«Avranno trovato di meglio da fare» rispose lo stregone alzando le spalle.

Eccolo lì, il Gojo misterioso e finto non curante che pensa di risolvere tutto da solo senza mettere in mezzo gli altri.

Saki non replicò e lasciò cadere il discorso, aveva imparato a conoscere quella parte testarda di Satoru e non c'era verso di fargli cambiare idea.

«Vediamo un po' che hai portato per farti perdonare» disse la ragazza spostandosi verso il tavolo dove erano i dolci.

«Eh? Ma non avevi detto che non era colpa mia?»

«Stavolta può darsi, ma di sicuro avrai qualcosa da farti perdonare» disse lanciandogli un'occhiata giocosa da sopra alle spalle.

L'attimo dopo Saki si ritrovò a guardare il pavimento; Gojo l'aveva presa e messa sulla spalla, tenendola per la vita.

«Ah, sì? Allora facciamo a modo mio» rispose lui malizioso.

La stava portando in camera da letto e Saki non vedeva l'ora di ascoltare quelle scuse.

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now