Cap. 12 - Déjà-vu

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Quella sera Tokyo sembrava uscita da una cartolina e i due ragazzi, dopo aver lasciato il ristorante, si erano incamminati verso casa di Saki e ora erano fermi davanti al portone del palazzo.

«Sembra un déjà-vu» commentò lo stregone.

«In effetti» rispose Saki, sperando che, proprio come l'ultima volta lì davanti, lui non si sarebbe fatto scrupoli.

Ma ora Gojo non sembrava avere intenzione di varcare quella soglia.

«Ce la fai da sola con il trolley?» chiese.

«Ah, sì» rispose la ragazza, con un po' di amaro in bocca.

Ma continuavano entrambi a rimanere lì, fermi: Saki non si decideva a entrare e Gojo ad andare via.

«Bene, allora grazie»

«Figurati, quando vuoi» rispose lui.

Nessuno dei due voleva che la serata finisse così, ma quel temporeggiare era straziante.

«Non vuoi salire?» chiese alla fine Saki con tutto il coraggio che aveva.

«Non lo so, dimmelo tu» disse Gojo in risposta.

Anche se coperti dalle lenti scure, Saki poteva sentire su di sé quegli occhi penetranti.

Che senso aveva continuare a fuggire da Gojo? Che c'era di male nel voler essere voluta da lui e nel volerlo?

Aprì il portone del palazzo ed entrò, poi si voltò verso lo stregone tenendo la porta aperta per invitarlo a fare lo stesso. Gojo non se lo fece ripetere una seconda volta, passando accanto a Saki le prese di mano il trolley e cominciarono a salire le scale.

Quei pochi minuti di silenzio racchiudevano tutti i non detti che sarebbero accaduti di lì a poco e di cui entrambi erano consapevoli e in attesa.

Arrivati al pianerottolo, Saki prese le chiavi di casa, le inserì nella serratura ed entrò, seguita da Gojo che si richiuse la porta alle spalle.

«Vuoi una tazza di tè?» chiese la ragazza, mentre si toglieva le scarpe e posava la borsa.

«No, grazie» disse lui, senza aggiungere altro, un sorriso sulle labbra.

«Un bicchiere d'acqua?»

«Ti preoccupi per la mia idratazione?» rispose Gojo con tono scherzoso.

«Si chiama educazione»

Gli occhi del ragazzo non sembravano avere intenzione di smettere di seguire Saki mentre si muoveva per la casa, come a evitare quello sguardo.

«L'ultima volta che sono stato qui, non è finita bene» aggiunse lui dopo qualche secondo.

«Direi di no»

«Non ti ho mai chiesto scusa come si deve, quindi ecco... scusa»

«Va bene così. Anch'io ho la mia parte di colpa»

Finalmente Saki si era fermata e Gojo ne approfittò per avvicinarsi. Senza smettere di guardarla, le portò i capelli dietro all'orecchio e poi aggiunse:

«Comunque non era per il sigillo, lo sai vero?»

«Cosa?» chiese Saki presa alla sprovvista da quella vicinanza improvvisa.

«Non sono venuto a letto con te per il sigillo» continuò senza allontanare la mano dal viso della ragazza.

«Quindi vuoi dire che non era solo per quello, ma anche perché non sai frenare i tuoi istinti?»

«Così mi fai passare male» rispose il ragazzo sorridendo.

Quel contatto, quegli occhi nascosti, quel sorriso...

Come la volta scorsa, anche ora Saki voleva solo abbandonarsi a quel calore che emanava da Gojo; voleva le sue braccia attorno a lei, le labbra sopra alle sue, tutto.

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now