Cap. 13 - Calore

1K 52 2
                                    

«Ho una vaschetta di gelato, ti va?» propose Saki per riportare il discorso su qualcosa di meno imbarazzante e interrompere quel contatto.

Sì, era vero, tutti i mesi in cui non si erano visti lei non aveva fatto altro che pensare a Gojo e a quello che avevano condiviso. Però, adesso come la volta scorsa, sentiva che cedergli poteva essere pericoloso, perché il fascino che esercitava su di lei era così potente da farle paura. E allora preferiva svicolare.

«Ovvio» rispose lui, rimettendo le mani in tasca.

Così si misero sul divano a guardare un film — uno che Gojo fosse riuscito a non spoilerare — mentre si dividevano il gelato.

Ma tra di loro c'era ancora qualcosa di sospeso, irrisolto.

E lo sentivano entrambi.

Gli occhi del ragazzo erano fiamme e percorrevano tutta Saki, poteva sentirne il calore. E anche lei, a sua volta, non riusciva a trattenersi dal buttare qualche occhiata verso Satoru, seduto accanto a lei.

La figura dello stregone era longilinea ma definita, il viso dai lineamenti delicati che però, lei ormai lo sapeva, nascondevano un carattere forte e senza mezze misure.

Mentre Saki era intenta ad ammirare Gojo, persa in scenari ad occhi aperti, lui incrociò il suo sguardo e appena la ragazza se ne rese conto, tornò rapida a guardare la televisione, facendo finta che non fosse successo niente.

Ma il film non era il centro della sua attenzione.
Perché prima lo aveva allontanato? Perché adesso se ne stava seduta senza fare niente?

Quello di prima è stato un tentativo da parte sua, ma dopo l'ultima volta, non farà altri passi.

Se voleva smettere di scappare, di avere timore, dubbi... Se voleva Gojo, allora sarebbe stata lei a muoversi.

Posò il gelato e si avvicinò allo stregone; i corpi ancora non si toccavano, ma erano così vicini che risentivano della tensione elettrica che li circondava.

Prese la ciotola dalle mani di Gojo e la mise sul tavolinetto accanto alla sua. Allora lui la guardò, dritto negli occhi, e a quella distanza così ravvicinata Saki poteva quasi sentirsi toccare da quello sguardo.

«Devi avere una buona scusa per togliermi il gelato dalle mani» disse con tono malizioso, pienamente consapevole del gioco che stavano per iniziare.

Saki sorrise, fingendo un'espressione vaga, ingenua.

Ma ormai sapeva benissimo quella che voleva.

Tagliò ogni distanza rimasta tra loro fino a portare lentamente le labbra a sfiorare quelle del ragazzo. I loro respiri, che cominciavano a farsi sempre più veloci, si fondevano l'uno con l'altro per la vicinanza. Con delicatezza strinse con i denti il labbro inferiore di Gojo, che fino a quel momento era rimasto immobile a vedere fin dove si sarebbe spinta, come a sfidarla.

E in effetti per lei non era facile lasciarsi andare così; continuava a sperare che prendesse in mano lui la situazione, ma non sembrava averne intenzione.

Quanto è testardo!

Allora Saki lo baciò, un candido bacio a stampo che, però, nascondeva intenzioni diametralmente opposte e la preghiera tacita di essere ricambiato.

A quel punto Gojo la spostò di peso sopra di lui, per poi prenderle il viso con entrambe le mani e contrattaccare. Quel bacio, quel morso, avevano risvegliato qualcosa di famelico e le sue labbra ora non si potevano più accontentare di un semplice bacio.

Saki accolse volentieri la voracità del ragazzo, non voleva altro. Senza interrompere il bacio, passò alla camicia di Gojo, sbottonando il primo bottone, poi il secondo.

Il ragazzo si fermò e le prese le mani. Saki si bloccò immediatamente; aveva avuto troppa fretta?

«C'è qualche altro segreto che devi dirmi?» chiese lui scherzoso, ritornando con la mente alla volta scorsa, quando a letto gli aveva svelato il suo potere.

«Direi di no» rispose lei sorridendo.

«Bene» disse Gojo, spostandola di nuovo.

Stavolta lo stregone era sopra di lei, che, invece, si era ritrovata sdraiata con la schiena sul divano.

Da quella nuova posizione Saki riprese a sbottonare la camicia del ragazzo e lui iniziò a fare lo stesso con quella di lei. Con le camicie per terra, ora la pelle toccava direttamente quella dell'altro e le mani non potevano fare a meno di percorrerne ogni centimetro.

Le dita di Gojo erano scese lungo la pancia, fino ad arrivare al bottone dei pantaloni di Saki e, a quel contatto, la ragazza provò un vuoto d'aria. Poi, con un ultimo sguardo di conferma, lo stregone fece scivolare i pantaloni, prima dai fianchi, poi dalle gambe, lasciandola in intimo. Anche Saki era arrivata alla cintura del ragazzo; la slacciò e passò alla zip.

Ora sul tappeto, insieme alle camicie, c'erano anche i pantaloni; tra Saki e Gojo rimaneva solo qualche millimetro di stoffa.

Nella penombra della stanza due corpi fremevano per diventare uno, era questione di minuti e quell'unione sarebbe stata completa.

Sul tavolinetto accanto al divano un telefono cominciò a squillare; nessuno dei due, però, aveva intenzione di lasciarsi distrarre. Ma il telefono continuava a suonare con insistenza, così Gojo dovette raccogliere tutte le sue forze per fermarsi e prendere il cellulare.

«Sì? Dove siete? Ok, arrivo»

Dopo aver chiuso la chiamata, rimise il telefono sul tavolo, poi rimase immobile a sedere.

«È successo qualcosa?» provò a chiedere Saki, vedendolo in quel modo.

«Era Megumi, mi ha chiesto di raggiungerli per risolvere un problema, quindi devo andare»

«Capisco» rispose lei.

«Rivestiti ti prego, perché già è difficile così» disse Gojo senza guardarla.

Saki si mise a ridere, ma obbedì alla richiesta; e comunque anche lei si stava sforzando per non rimettersi a cavalcioni sopra di lui.

Nel frattempo anche lo stregone aveva cominciato a rivestirsi, buttando occhiate furtive verso di lei di tanto in tanto, così Saki andò verso di lui per aiutarlo con la camicia.

«Non puoi abbottonare la camicia che poco fa hai sbottonato, è passato troppo poco tempo, è una tortura» commentò lui.

Di nuovo Saki rise.

«Sarà per un'altra volta, no?» gli disse la ragazza.

«Ci conto» rispose lui sollevandole il viso dal mento e sorridendole con quel sorriso che ogni volta faceva sentire Saki completamente inerme.

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now