Cap. 16 - Oblivion

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Gli allenamenti avevano cominciato a prendere il giusto ritmo e tra Saki e i ragazzi si era instaurato un rapporto amichevole. Quelle passeggiate verso l'istituto erano presto diventate un'abitudine piacevole e la compagnia dei ragazzi le faceva sentire meno la mancanza di Gojo.

Ma quella mattina non li aveva trovati ad aspettarla al solito posto, così si era messa a girare per l'istituto nella speranza di capire dove si fossero cacciati.

«Signorina Mizuno, posso aiutarla?»

A parlare era stato un assistente che Saki non aveva mai visto, ma che, a quanto pareva, conosceva lei invece. Forse non c'era da meravigliarsi: all'istituto le voci giravano con una velocità sorprendente.

«Stavo cercando gli studenti di Gojo, dovevamo incontrarci per l'allenamento»

«Gli studenti del primo e del secondo anno sono in missione»

«Non mi avevano detto niente»

«Si è trattato di un'emergenza»

C'era qualcosa nei modi e nel tono dell'assistente che fecero desistere Saki; ripercorse la strada da cui era venuta e si diresse di nuovo verso casa. Ma non era tranquilla. Forse lo sarebbe stata se fosse riuscita a mettersi in contatto con i ragazzi.

Peccato che non ho i loro numeri. E non posso chiederli a Gojo! Mi ha affidato i suoi studenti e io li ho praticamente persi?

L'unica soluzione era Utahime — come sempre.

«Pronto, Iori, avrei bisogno di un favore»

«Se c'entra Gojo è un no» rispose l'amica.

«È per i ragazzi. Dovevamo vederci oggi, ma non si sono presentati. Hai per caso i loro numeri di telefono?»

«Mmm, posso provare a sentire i miei studenti. Ti faccio sapere»

Erano bastati dieci minuti e Utahime le aveva trovato i numeri, così Saki iniziò il giro di chiamate.

Forse è meglio evitare di chiamare Inumaki.

Alla fine optò per Maki, che in effetti le rispose spiegandole che loro del secondo anno erano già di ritorno, mentre a quelli del primo era stata assegnata una missione diversa e non li avevano ancora sentiti. E questo non faceva che peggiorare il brutto presentimento di Saki.

Cominciò a chiamare a ripetizione i ragazzi, senza ricevere risposta; solo al terzo disperato tentativo sentì la voce di Megumi dall'altro capo.

«Sono Saki, ho saputo della missione e volevo solo sapere se è tutto a posto»

«Siamo appena arrivati, ma ci hanno detto che è un livello 3 quindi non ci dovrebbero essere problemi»

Come mai quelle parole non la tranquillizzavano?

«Mi potresti mandare la posizione prima che cali il velo?» chiese Saki.

L'unico modo per togliersi ogni dubbio era andare lì di persona; nella peggiore delle ipotesi avrebbe dovuto scendere in campo, nella migliore Gojo l'avrebbe presa in giro per essersi comportata come una madre isterica.

Le indicazioni l'avevano portata a un centro commerciale abbandonato e, nonostante il velo fosse già calato, Saki fu investita da una sensazione paralizzante.

Noia, rabbia, invidia, rancore.

Un muro compatto di tutte le emozioni negative provate lì dentro la schiacciò per un istante.

Ma non c'era tempo da perdere: se quello che aveva sentito era generato dalla maledizione all'interno, allora i ragazzi potevano essere in pericolo.

Entrò nell'edificio, gli occhi ben aperti e sulla pelle un brivido continuo, doveva salire al piano superiore per avere una visuale migliore. Fu allora che li vide: Nobara era stesa a terra e Saki sperava con tutte le forze che fosse solamente svenuta. Accanto alla ragazza c'era Itadori sulla difensiva e, solo spostando lo sguardo vide Fushiguro; stava cercando in tutti i modi di bloccare la maledizione diretta verso i primi due.

Saki si lanciò verso il mostro, decisa a interrompere la sua corsa verso Yuji e Nobara.

«Megumi, vieni dietro di me» gridò al ragazzo, mentre si avvicinava.

Lo stregone evocò Nue e l'attimo dopo si trovava alle spalle di Saki che intanto aveva raggiunto gli altri. Non c'era tempo da perdere, doveva attivare immediatamente la sua tecnica. Un muro invisibile prese vita e la maledizione si arrestò con una frenata brusca. Oblivion le permetteva di creare una barriera di vuoto tra lei e il nemico e quest'ultimo non riusciva più né a vedere né a percepire Saki e chiunque si trovasse al di là dello schermo.

«Per un po' dovremmo essere tranquilli. Ditemi, che è successo? Come sta Nobara?»

«È svenuta, ma sento il polso stabile» rispose Itadori che si trovava ancora accanto alla ragazza.

«Ci aspettavamo una maledizione di terzo livello, invece ci siamo trovati davanti quella cosa e Kugisaki è partita all'attacco. Se non fosse stato per Itadori che ha bloccato la maledizione ora Nobara sarebbe messa molto peggio di così. Io ho provato ad allontanarlo da loro due, ma sembra avere anche un'intelligenza» spiegò Fushiguro.

Era pericoloso rimanere lì, soprattutto con un ferito, ma allo stesso tempo non potevano andarsene e lasciare una maledizione del genere a piede libero.

Devo chiamare i rinforzi.

Saki prese il cellulare e nello stesso istante in cui vide che non c'era campo si ricordò che con il velo calato era impossibile mettersi in contatto con l'esterno.

Pensa Saki, pensa.

«Yuji, prendi Nobara e fuggite; vi copro con lo schermo. Una volta fuori chiamate subito l'istituto. No, anzi, chiamate Gojo. Nel frattempo io e Megumi cerchiamo di tenere indaffarata questa cosa» disse alla fine. Era la cosa migliore che le venisse in mente in quel momento.

Itadori aveva appena sollevato la compagna, quando un boato tremendo fece vibrare l'edificio e le pareti si riempirono di bocche da cui proveniva un suono continuo e assordante.

«Che succede?» chiese Yuji confuso.

«Non è possibile» fu l'unica risposta di Fushiguro, sul viso un'espressione allarmata.

«È più intelligente di quanto pensassi. Visto che non riusciva più a trovarci, ha deciso di trasformare tutto l'area nel suo dominio. Siamo bloccati» 

Inevitabile [Gojo Satoru]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora