Cap. 8 - A un passo da te

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«Saki, voglio dirtelo con Gojo qui testimone, quindi ascolta bene. Voglio che tu sia il prossimo capofamiglia Mizuno» esclamò Hiro mentre erano ancora a tavola.

«Ma gli anziani non accetterebbero volentieri una donna, idem per gli altri clan» rispose Saki.

«Avrai tutto il supporto del clan Gojo, tranquilla. E non vedo l'ora di vedere le facce che faranno quei vecchi decrepiti» disse Satoru con tono divertito.

«Se deciderai di rimuovere il sigillo, i piani alti non potranno obiettare: in questa famiglia nessuno eguaglia il tuo potere» aggiunse il nonno.

La serata si concluse in maniera più rilassata di quanto fosse iniziata e tutti si alzarono da tavola contenti. Hiro salutò l'ospite e si ritirò nella sua stanza, lasciando soli i due ragazzi.

«Bene, allora vado anch'io» disse Gojo.

Saki non voleva lasciarlo andare, ma allo stesso tempo non poteva lasciarglielo capire.

«Ti accompagno al cancello» gli propose.

«Che carina, ti preoccupi per me»

«È per fare due passi»

«Va bene, va bene, non ti arrabbiare»

Si incamminarono, a passi lenti.

«Ah, poi com'è finita con quel tizio del messaggio?» chiese il ragazzo.

«Che ti importa?»

«Come sei acida. Suppongo non bene» rispose Gojo, con un'espressione trionfante sul viso.

«Non ci siamo più visti, se ci tieni tanto a saperlo»

«Peccato. E come mai?»

Saki non rispose; quella era una provocazione bella e buona. Però non riusciva a nascondere del tutto il sorriso che le increspava le labbra.

«Quanto rimani a Kyoto?» chiese la ragazza, cambiando discorso.

«Mah, penso di ripartire domattina» rispose lo stregone.

«Di già?»

Quelle due parole le erano scappate di bocca e, lo sapeva, lui non gliel'avrebbe fatta passare liscia.

Saki continuò a camminare, facendo finta di niente, ma poco dopo si accorse che Gojo si era fermato qualche passo più indietro. Così si fermò anche lei e si voltò verso di lui, guardandolo.

«Che c'è?» gli domandò.

«Speravi che rimanessi di più!»

Quella di Gojo non era una domanda, invece.

«No, non intendevo quello» controbatté Saki, in preda all'imbarazzo.

Gojo si era avvicinato a lei, pochi centimetri li dividevano. Alzando gli occhi verso quelli di lui, Saki vide il classico sguardo compiaciuto dove, però, ora riusciva intravedere un'altra sfumatura.

Era desiderio?

«Se ti interessa, ci sono un paio di modi in cui potresti convincermi a rimanere» disse Gojo.

«Tipo?» chiese Saki, col cuore in gola; era pericoloso stare al suo gioco, ma non voleva tirarsi indietro.

«Tipo un tour della pasticcerie della città, oppure... Vediamo...»

Gojo prese tra le dita le punte dei capelli di Saki, che le ricadevano sul petto; di certo non era stata una coincidenza.

«Qualche proposta?» chiese lo stregone, senza smettere di giocare con i capelli, sempre più vicino, sempre più difficile da allontanare.

Erano passati mesi dall'ultima volta in cui si erano visti, eppure Saki ricordava alla perfezione come lui l'aveva accarezzata, baciata, voluta. E ora ogni centimetro del suo corpo voleva riprovare quelle sensazioni.

«È meglio se continuiamo a camminare» disse alla fine Saki.

Gojo lasciò cadere la ciocca di capelli, rimise le mani nelle tasche dei pantaloni e proseguì. Arrivati al cancello si salutarono senza altri avvicinamenti pericolosi.

Saki rimase a guardare per qualche secondo la figura scura dello stregone che si allontanava, poi si voltò e si diresse verso casa, non senza un sorriso.

Inevitabile [Gojo Satoru]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora