Cap. 28 - Muri

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"La notte porta consiglio", dicono così, no? Per Saki, però, quella notte non aveva portato altro che dubbi, rimorsi e pentimento. Le parole di Shoko avevano innescato tutta una serie di reazioni che la ragazza non era riuscita a controllare e che erano finite con una porta chiusa.

Di nuovo.

Ma ora le cose erano diverse, doveva parlare con Satoru e spiegargli perché si era sentita in quel modo, niente di più niente di meno.

Semplice.

Peccato che per lei non fosse per niente semplice dare una forma fonica alle sue emozioni o, se ci provava, le parole si infrangevano contro un muro di silenzio. Quello stesso muro che aveva eretto più e più volte per non rimanere ferita.

Stavolta, però, sentiva di dover fare uno sforzo per aggirare quel muro, perché dall'altra parte c'erano i suoi occhi preferiti, quelli di Gojo.

Lo vide da lontano, dove si aspettava di trovarlo, intento ad allenare i ragazzi del primo anno. Così, senza fermarsi —altrimenti avrebbe perso la convinzione— si avvicinò al gruppo e salutò gli studenti.

«Possiamo parlare un attimo?» disse poi rivolta al professore.

«Sono nel bel mezzo della lezione, non posso» fu la risposta di lui.

Non erano state le parole, per quanto fredde, a farla sentire piccola; era stato il fatto che Gojo non si era nemmeno degnato di guardarla.

Dopo un primo momento di sconcerto, Saki tornò in sé.

«Capisco» rispose ricambiando la freddezza.

E intanto, quasi come fosse reale, poteva vedere il muro del silenzio ergersi tra lei e lo stregone.

«Signorina Saki, non si ferma ad allenarsi con noi?» chiese Yuji.

«Oggi no, devo andare»

Andare dove? Quando l'unica cosa che voleva fare veramente era rimanere lì con lui e tornare a prima. Ma Gojo non aveva intenzione di parlare con lei, tutto in lui lo glielo faceva capire: il viso fermo nella direzione opposta, lo sguardo lontano da lei, il solito sorrisetto compiaciuto rivolto ad altri.

Salutò in fretta i ragazzi e si diresse a casa.

È questa la vera natura degli uomini. Ora l'hai capito?

Di chi era quella voce? Quelli non erano i suoi pensieri.


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«Battete già la fiacca? Vi ho allenato meglio di così» disse il professore dopo l'interruzione.

Ma gli allievi del primo anno non sembravano aver voglia di continuare la lezione.

«Vi sono cascate anche le lingue ora?»

«No, prof, è che la signorina Saki...» cominciò a dire Yuji con tono pensieroso.

«Vuole continuare? Perfetto, non vedo l'ora di spaccarle quella testa vuota» si fece avanti Nobara roteando il martello.

Il professore la studiò, cercando di capire da dove provenisse il flusso di energia malefica che aveva cominciato a scorrere nella ragazza. Ma l'attacco di Kugisaki mise in pausa quei pensieri, costringendo Gojo a balzare all'indietro per evitare lo scontro.

«Bene, vedo che sapete ancora combattere» disse schivando un altro colpo.

«Lei invece ancora non ha imparato a trattare le persone come si deve»

«Kugisaki, sento che c'è qualcosa che vuoi dirmi»

«Perché ha trattato in quel modo la signorina Saki?» chiese la ragazza con tono rabbioso, senza smettere di attaccare con altrettanto impeto.

«In quel modo come?» chiese lo stregone quasi cascando dalle nuvole.

«Come uno stronzo» sbottò alla fine, stremata, gettando il martello contro l'avversario nell'ultima speranza di colpirlo.

«Ehi!» esclamò Gojo, abbassando la testa per evitare il colpo.

Megumi e Yuji non riuscirono a trattenere una risata, subito intercettata dal professore con uno sguardo fulminante.

«Non se n'è accorto, eh?» chiese Nobara, fermandosi a riprendere fiato. «Era talmente preso a non volerla guardare che nemmeno si è accorto che Saki aveva gli occhi lucidi?»

«E che l'attimo dopo avrebbe voluto strangolarla» aggiunse Fushiguro.

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now