Cap. 11 - Bentornata

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«Bene, finito il riscaldamento passate al combattimento a corpo libero in coppie. Allora, vediamo, come posso dividervi... Kugisaki con Panda, Megumi con Toge e Yuji con Maki» disse il professore dai capelli platino.

«No! Come può mettere una ragazza graziosa come me con Panda?» chiese Nobara.

«Non potrai scegliere il tuo avversario, quindi ti fa bene addestrarti con chi è più grosso di te»

«Tranquilla, ti farò solo qualche graffietto» disse Panda rivolto alla ragazza.

«Come, scusa? Non ti azzardare, ti ammazzo» rispose lei infuriata.

Mentre i ragazzi si allenavano, Gojo prese il cellulare, scrisse un messaggio e lo inviò.

«Prof, Maki mi fa paura!» urlò Yuji mentre scappava dalla ragazza.

Ma il suono di un messaggio in arrivo riportò l'attenzione di Gojo sul telefono.


S: Parto oggi pomeriggio, dovrei essere a Tokyo per cena.


Lo stregone scrisse un messaggio di risposta e rimise in tasca il telefono.

«Prof, perché non mi difende?» era ancora Yuji che, con un'espressione terrorizzata, cercava l'aiuto di Gojo.

«Sembra che preferisca scrivere i messaggini» rispose Maki.

«Oi, oi, oi, potrà sembrarvi strano ma anche il vostro professore preferito ha una vita privata» esclamò Gojo, riportando l'attenzione sui ragazzi.

«Nessuno gliel'ha chiesto» commentò Fushiguro.

«Va bene, l'avete voluto voi. A turno combatterete tutti quanti con me»

Dalle facce dei ragazzi era sparita ogni traccia di sorriso ed erano immobili, come congelati.

«Che sono quelle facce? Su, forza, mettetevi in fila» li sollecitò il professore sorridendo.

L'allenamento si concluse con gli studenti che, doloranti da capo a piedi, facevano rientro ai dormitori, mentre Gojo li salutava e si dirigeva verso l'uscita dell'istituto.

Di lì a poco avrebbe rivisto Saki.

Tra poco rivedrò Gojo.

Saki continuava a specchiarsi nella fotocamera interna del cellulare, raccogliendo i capelli, poi sciogliendoli di nuovo, ora una ciocca dietro all'orecchio, no forse è meglio scompigliarli un po' per dare volume.

Calmati!

Ma, per quanto ci provasse, non riusciva a smettere di domandarsi come sarebbero state le cose tra lei e Gojo ora che il sigillo era stato rimosso.

"Gli piaccio? Lo fa solo per gentilezza? Ha altri fini? Come mi comporto?", erano queste le domande che si rincorrevano nella sua testa mentre prendeva i bagagli e si preparava a scendere dal treno.

La stazione, come al solito, era affollata da una miriade di persone; bentornata a Tokyo!

E in mezzo a quel vortice di colori e suoni, lo vide.

In piedi, con le mani in tasca, un giubbotto scuro e i soliti occhiali.

Naturalmente l'aveva già vista, e quando Saki lo riconobbe, lui le rivolse un sorriso.

«Com'è andato il viaggio?» le chiese andandole incontro.

«Bene» fu l'unica cosa che riuscì a spiccicare Saki; doveva riabituarsi ad avere intorno Gojo, la destabilizzava.

«Visto che è ora di cena, ti porto in un posto qui vicino» continuò lui sporgendosi verso di lei per prenderle di mano la valigia.

In quell'istante la distanza tra i due si era ridotta al minimo e Saki poteva quasi sentire su di sé lo stregone. Avrebbe voluto colmare quei pochi centimetri che li dividevano, pelle su pelle, come quella notte.

Gojo la guardò di sfuggita e, come intuendo i suoi pensieri, le sorrise malizioso, poi s'incamminò verso l'uscita.

Saki non poteva fare altro che seguirlo. E sorridere a sua volta.

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now