Cap. 7 - Ritorni

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«Il nostro ospite ci aspetta di là, andiamo»

Quando Hiro aprì la porta, Saki lo vide.

Non poteva crederci, non era possibile.

Che ci fa qui Gojo?

«È lui l'ospite?» chiese pietrificata la ragazza.

«Anch'io sono felice di rivederti, Saki» esclamò lui col solito tono ironico.

Ma lei non riusciva a capire.

«Ho invitato io Gojo, avevamo delle cose di cui parlare e rimarrà anche a cena, quindi perché nel frattempo non fai fare al nostro ospite il giro dei giardini?» disse Hiro rivolto alla nipote, intuendo le domande che le affollavano la mente.

Saki non aveva altra scelta; doveva farsi forza e fare quello che le diceva il nonno, si fidava del suo giudizio.

Uscirono all'esterno, Saki camminava davanti a Gojo e non gli aveva ancora rivolto la parola.

«Ti dona l'abito tradizionale, anche se non pensavo fossi il tipo» disse lo stregone.

Saki avrebbe voluto continuare a stare zitta, ma in quel momento capì quanto gli era mancata la sua voce, le sue battute stupide.

«Lo faccio per mio nonno. Ci tiene, soprattutto quando ci sono degli ospiti»

«Che brava nipote»

«Perché sei qui?» chiese Saki.

«Perché mi ha invitato Hiro»

«E perché ti ha invitato?»

«Non lo so, forse perché sono simpatico»

È sempre il solito!

«Il motivo vero?» provò a richiedere Saki.

«Dovevamo parlare di una questione importante» rispose Gojo, stavolta con tono serio.

«Devo farti mille domande o ce la fai a dirmelo da solo?»

«Dovresti essere più gentile con un ospite. Comunque niente di che, mi ha invitato per offrirmi una sposa e unire i due clan»

Saki si fermò di colpo. Ma di che stava parlando? Era uno scherzo, doveva esserlo.

Scoppiò a ridere, una risata di quelle che non faceva da tempo.

Intanto la notte stava scendendo sulla casa e sui giardini dove si trovavano i due.

«Ti potevi inventare qualcosa di meglio» disse Saki tra le lacrime della risata.

«È la verità, mi ha parlato di qualche tua cugina» insistette Gojo, senza alcuna traccia di ironia.

Ora Saki non era più sicura che fosse uno scherzo e l'ipotetica realtà di quelle frasi le faceva raggelare il sangue.

Aveva smesso di ridere e si voltò verso Gojo per guardarlo in faccia; forse ci avrebbe trovato la verità. Ma quel viso era imperscrutabile, come i suoi occhi, e un dolore interno cominciò ad affiorare sui lineamenti di Saki.

«Che stai dicendo, Gojo?» chiese ancora lei.

«Te l'ho appena detto: tuo nonno mi ha chiesto di prendere in sposa tua cugina per consolidare l'alleanza tra le nostre famiglie» ripeté lo stregone.

Dal momento che Saki non apriva bocca per lo shock, Gojo aggiunse:

«È una cosa normale per clan come i nostri, non c'è niente di cui stupirsi, Saki. Sono dei giochi di potere. E io naturalmente ho accettato»

Nonostante non riuscisse ancora a credere all'assurdità di quelle parole, l'ultima frase fu come una coltellata per Saki. Continuava a fissare Gojo col volto ormai pallido, immobile in mezzo al sentiero che attraversava i giardini.

Fu lui a muoversi verso di lei, avvicinandosi a passi sicuri ma posati, una mano nella tasca dei pantaloni. Con l'altra le prese il mento e lo sollevò leggermente, mentre il pollice accarezzava la pelle, pericolosamente vicino all'angolo delle labbra.

«Saki, ti sto prendendo in giro» disse Gojo.

Avrebbe voluto colpirlo, ma era stremata e le lacrime minacciavano di fuoriuscire da un momento all'altro.

«Idiota» riuscì a dire Saki, voltandosi per non farsi vedere.

Riprese a camminare in silenzio tra le piante, dando la schiena allo stregone.

«Mi dispiace per come ci siamo lasciati l'ultima volta. Volevo rivederti» confessò Gojo a un tratto.

«Quindi mi vuoi far credere che è per questo che sei qui?»

«No, cioè anche. Tuo nonno mi ha chiamato per parlare del sigillo e ho colto la palla al balzo»

«Sempre la stessa storia» disse lei scocciata.

Saki non ce la faceva più: rivederlo le aveva fatto provare tutta una serie di emozioni che erano difficili da controllare e lui non la aiutava.

«Me l'ha detto, il motivo per cui l'hai voluto. Saki, dai girati» disse Gojo raggiungendola di nuovo e toccandole una spalla. «Quello che è successo non significa niente, è stato un incidente. E mi sembra che tu abbia espiato fin troppo a lungo una colpa che nemmeno hai» continuò il ragazzo.

«Ce l'ho eccome la colpa. Quel bambino è stato inghiottito dal vuoto che avevo creato io e che non sono riuscita a controllare» disse Saki voltandosi.

«Ma non l'hai fatto apposta. Te lo ripeto, è stato un incidente. Pensi che non succeda mai agli stregoni di ferire altre persone, se non peggio? A volte è inevitabile. Quello che fa la differenza è l'intenzione, mi sembra di avertelo già detto»

Non era giusto, lei voleva dimenticare tutto. Aveva fatto quella scelta proprio nella speranza di lasciarsi alle spalle quello che era successo e, se avesse potuto, avrebbe messo un sigillo anche ai suoi ricordi.

E ora lui l'aveva saputo.

Perché non poteva volerla semplicemente, come una ragazza normale? Perché doveva insistere su quella storia?

«Allora sei venuto qui per cercare di nuovo di convincermi a togliere il sigillo? Sta diventando un po' ripetitivo»

«Sono venuto per parlare con tuo nonno. E con te»

«E come facevi a sapere che mi avresti incontrato? Non vengo qui spesso»

«Me l'ha detto Hiro-san» rispose Gojo con un sorriso che spazzò via tutti i mesi in cui non si erano visti.

Saki sentiva di non riuscire più a opporgli resistenza; scrollò la testa e non replicò.

«Magari vuole veramente propormi la tua mano» aggiunse lo stregone con tono scherzoso.

«Non cambi mai, eh»

«Certo, perché mai dovrei cambiare? Sono perfetto così»

Saki non glielo poteva dire, ma quella sera non avrebbe voluto nessun altro ospite!

Inevitabile [Gojo Satoru]Where stories live. Discover now