Devi fare la spesa

117 10 9
                                    

Tutto quello che non posso essere
È tutto quello che tu dovresti essere
E questa è la ragione per cui ho bisogno di te qui
Allora ascolta questo adesso

Torna a casa
Torna a casa
   
                     Come home - OneRepublic

        
Mi misi in mezzo alla strada, fu un gesto disperato e chiusi gli occhi mentre aspettavo l'impatto. Ma speravo che si sarebbe fermato in tempo perché la strada era stretta e a senso unico. Non avrebbe potuto evitarmi. Al diavolo la macchina in movimento, la sentivo arrivare ma mi sarei fatta mettere sotto se fosse servito a farmi ascoltare. Frenò all'ultimo secondo forse convinto che mi sarei spostata io per istinto, sentii la sua mano dare un pugno allo sterzo in un gesto di nervosismo mentre tirava un'imprecazione che oltrepassò i finestrini chiusi. Misi entrambe le mani sul cofano, i capelli bagnati mi si sparsero in disordine, mi piegai in avanti e lo guardai. No, non lo avrei lasciato andare via così. Abbassò il finestrino, era incazzato, glielo leggevo negli occhi, si sentiva dal tono della voce. Sembrava lo stesso ragazzo che mi aveva urlato addosso tanti anni fa. Ma io non ero quella ragazza, non più, ero una donna che sapeva quello che voleva, non sarei andata via in lacrime. Non stavolta.
La macchina si spense.

"Cosa diamine stai facendo Hailey??? Dannazione! Vuoi per caso farti ammazzare? Trovati un altro modo!Levati da davanti! Adesso!!! Non farmi scendere, non farti spostare di peso!!!"

Stava fumando. Aveva smesso da anni. Aveva smesso perché diceva che non gli piaceva più ma io sapevo che aveva smesso per me. Perché non piaceva a me. Ogni tanto è vero, poche volte l'anno ne accendevo una per Richy ma non la fumavo. Non gliel'ho mai chiesto di smettere, lo aveva fatto da solo e adesso aveva ripreso. Un altro segno che ormai non avrebbe mai più avuto a che fare con me. Si stava riappropriando della sua vita ma andava bene se era felice. Solo che io avevo bisogno di dirgli le cose irrisolte. Le mie cose irrisolte. Poi lo avrei lasciato libero.

"No! Non mi sposterò finché non mi avrai ascoltato" alzai la voce affinché potesse sentirmi oltre lo scroscio della pioggia.

"Non ho tempo, ho un volo che parte tra poco. Te l'ho già detto, puoi chiamarmi se devi dirmi qualcosa! Ora togliti!"

Puoi chiamarmi? Ancora? Vaffanculo di nuovo, perché faceva così, maledetto testardo, accidenti a lui!
Non si sarebbe fermato, lo sapevo. Conoscevo quello sguardo, quella voce. Urla quanto ti pare Phil, non mi metterò a piangere, so che se lo farò tu stavolta non ti fermerai per consolarmi. Non eravamo più quelli di prima.

Rimise in moto. Dannazione dovevo trovare il modo di fermarlo e rischiai il tutto per tutto. E mentre la pioggia aumentava di intensità gli urlai guardandolo fisso negli occhi attraverso il cristallo : " ho passato la notte con lui!"
Rimase lì, bloccato, ed era quello il mio intento, speravo che sarebbe rimasto sorpreso il tempo che mi serviva per costringerlo ad ascoltarmi ma dovevo fare in fretta prima che trovasse modo di reagire.
Mi spostai verso di lui, entrai col busto nel finestrino aperto, gli strappai le chiavi dal quadro e tenendo la mano alta mi allontanai indietreggiando senza togliergli gli occhi di dosso. Una specie di statua della libertà furiosa. Reagì solo in quel momento, esattamente come avevo sperato.
Uscì dall'auto deciso a riprenderle, mi prese per il polso, il mio braccio sempre alto e mi urlò contro. Dritta in faccia. La cosa non mi spaventò minimamente come era accaduto quella famosa volta.
"Cazzo, basta adesso! A che gioco stai giocando? Lasciami andare. Hai passato la notte con lui? Buon per voi!!! Sei felice? Bene, sono felice pure io. Adesso levati che è tardi, mi stai facendo perdere tempo e sta persino piovendo!"
Sapevo che sarebbe riuscito a prendermele dalle mani, era più forte e più alto di me, ed era furibondo. Mi stava facendo male ma non volevo colpirlo, ero addestrata a reagire alle aggressioni ma tenni a bada i riflessi incondizionati e così feci l'ultima cosa che mi venne in mente per tenerlo ancora con me.
Presi le chiavi con l'altra mano, dove tenevo anche le mie e le lanciai insieme il più forte possibile, il più lontano possibile! Le guardai come al rallentatore fare una parabola ed atterrare proprio dove avrei voluto. Sparirono nell'erba altissima del giardino della casa vuota di fronte. Lo guardai con lo sguardo tronfio e un sorriso di sfida.
Lo vidi sconfitto lasciarmi il polso e poggiarsi allo sportello chiuso. Si portò la mano destra al volto, pollice e indice si poggiarono sulla cima del naso, scivolarono sotto gli occhi e poi sulle sue stesse guance e sotto il mento, come faceva sempre quando era stanco o sotto stress. Gli si stava bagnando anche il sedile col finestrino aperto ed era visibilmente alterato. Stava cercando di non esplodere del tutto.
Poi mi guardò nuovamente. Buttò la sigaretta appesa alla bocca che era ormai stata spenta dall'acqua e che dopo un breve volo atterrò in una pozzanghera. Per un'attimo lo avevo visto increspare le labbra in una smorfia divertita mentre guardava il prato dove erano atterrate le chiavi ed erano scomparse alla vista. Ne ero certa. Non fosse stato furioso sarebbe scoppiato a ridere, era quello il Phil che stavo cercando dietro il muro che aveva tirato su. Ma fu solo un'attimo e tornò serio e freddo.

I'm here (Italian Version)Where stories live. Discover now