Collega

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Fu una notte tranquilla, il mio nuovo ospite, a parte un momento in cui si mise a ringhiare in direzione della porta quando la ragazza dell'appartamento di fronte uscì per andare al lavoro, fu decisamente bravo superando le mie aspettative. Puntai la sveglia presto perché si meritava una bella passeggiata e comunque sarebbe dovuto andare al bagno anche lui.

Lo portai lì. Ma stavolta era una visita serena. Mi sedetti come sempre sul bagnato e feci cenno anche a Cerberus di sedersi accanto a me. Gli grattai la testa tra le orecchie e gli allungai un premietto.

"Ciao Richy, ti presento il mio fidanzato definitivo. Obbediente, silenzioso, protettivo, gli basta un biscotto e mi guarda con occhi innamorati. Si ok perde un po' di peli ma glielo posso perdonare, tu che dici?".

Iniziai a parlare a fiume delle novità come se lui davvero potesse sentirmi. Gli raccontai di Dan e Lilly " te lo puoi immaginare un piccolo Dan? Starà già costruendo una piccola moto e cercando un giubbino in pelle misura neonato! Speriamo che non sia una bambina, santo cielo costruirà una torre dove rinchiuderla. Sai, domani torna Thomas, il tuo migliore amico. È diventato un po' anche il mio ma questo già lo sai, diciamo che l'ho preso in prestito. Torneremo a trovarti insieme. Ci manchi Richy, ci manchi davvero tanto. Non è lo stesso senza di te."

Ed era vero. Quel ragazzo con cui avevo avuto a che fare se pur per poco tempo, mi era entrato nel cuore. Era simpatico, non voleva mai schierarsi per non scontentare nessuno. Era un bravo ragazzo lui. Sì, lo era, nonostante quello che aveva fatto. Era semplicemente spaventato e disperato. Lo abbiamo capito tutti e lo abbiamo perdonato tutti. A volte quando chiamavo Jessy e sapevo che era al lavoro pensavo che ne avrei sentito la voce da un momento all'altro. "Ora devo andare, Adios" come diceva sempre quando chiudeva una chat.
Lasciai un biscotto sulla lapide quando andai via. Lo avrebbero preso gli uccelli e glielo avrebbero portato. Mi piaceva pensarla così. In una sorta di visione romantica che mi faceva bene al cuore.

Mi vide arrivare da lontano e fece una faccia più che perplessa. Rimase bloccato sui gradini della centrale a fissarmi mentre mi avvicinavo, in un misto tra paura e incredulità.
"-Ti prego no! Dimmi che non lo stai facendo davvero. Vero? Cosa ci fa lui qui?-"
"-Su dai, Alan è solo per poco, non so dove metterlo, a casa sua piange e i vicini si lamentano, a casa mia non lo lascio, vorrei ancora una casa sai com'è. E poi in fondo è un collega! Ma se proprio vuoi portarlo a casa da te... -"

Feci il gesto di allungargli il guinzaglio .
Tornò indietro come se avessi cercato di passargli uno scorpione. Mi sforzai di non ridere quando mi accorsi che la cosa all'estremità del guinzaglio gli stava mostrando i denti in perfetto silenzio. Smetti di deridere il mio capo bestia!

"- Sei matta? Guardalo! Non mi permetterebbe più di avvicinarmi a mia moglie. Quella bestia mi odia. Oltre a odiare il resto del mondo ovviamente. Amava solo Walter-" . Poi si fece serio. Dannatamente serio.
" -Hailey seriamente. Ok hai il permesso. Portalo nel tuo ufficio, mettilo nel canile, fai quello che ti pare ma tienilo a bada. O dovrai risponderne se dovesse causare problemi. Tra l'altro ho saputo che dovrebbe arrivare qualcuno per prendere quel computer sequestrato nel caso Bücher ma non ho ancora dettagli.-"

Merda, aveva lo sguardo di mio padre quando mi beccava a rientrare dalla finestra dopo le mie scorribande notturne con gli amici. Vedi di non mettermi nei guai figlio del demonio. O dovrai ospitarmi tu nella tua casetta in giardino e dovrai darmi i tuoi biscotti perché resterò senza lavoro e senza stipendio.

Fu divertentissimo vedere i colleghi spostarsi al mio passaggio come se fossero loro il mare e io Mosè con un cane al posto del bastone. Ma fu buono, non cercò di pinzare nessuno. Almeno non per ora.

Lo piazzai sotto la mia scrivania, chiusi la porta in modo che potessi averlo sotto controllo e mi misi a lavorare. Stavolta seriamente.

Il caso Bücher, me lo ricordo bene. Fu una delle poche volte in cui persi le staffe malamente e Alan dovette tenermi a bada per non dover arrestare pure me. Un medico insospettabile, con una fedina penale immacolata, che fermammo per un normale e banale controllo stradale e invece gli trovammo una ragazzina semi incosciente nel bagagliaio. Me lo ricordo bene perché fui io a capire che c'era in lui qualcosa che non andava. Aveva un atteggiamento collaborativo e sottomesso ma ogni volta che ci guardava il suo sguardo era viscido e nervoso. Si fregava ripetutamente le mani tra loro. Aveva un qualcosa di inquietante dietro quell'aria da persona perbene. E mentiva. Non so come facessi a saperlo ma sentivo che mentiva.

Era quello il motivo per cui Jake lasciava a me quella parte del lavoro. Il mio intuito sulle emozioni altrui che lui non era in grado di decifrare.

Vidi il terrore nei suoi occhi, seppure a livello facciale non avesse mostrato la minima espressione, quando, facendo il giro dell'auto gli chiesi di aprire il bagagliaio. Provò a manipolarmi prima lodandomi falsamente e cercando di spostare altrove la mia attenzione, poi provò a dire che era pieno di roba vecchia e sporca avendo svuotato la cantina e si vergognava perché era un medico.

Alan capì al volo il mio sguardo e si occupò di tenerlo impegnato con i documenti mentre io ormai mi ero messa in testa di aprire quel dannato bagagliaio. La trovai lì, poco più che una bambina. Lo avrei ammazzato se Alan non mi avesse trattenuta. Fisicamente trattenuta. Lui era troppo coniglio persino per provare a fuggire seriamente, si limitò a guardarmi con occhi terrorizzati cercando di rifugiarsi dietro la sua stessa auto.

Trovammo anche un portatile ma non riuscimmo ad accedervi. Il che voleva dire che sicuramente c'era dell'altro e qualcosa di grosso. Nessun medico normale avrebbe avuto così tanta sicurezza e così tanta capacità informatica. Ed ecco perché chiedemmo l'intervento dell'FBI che finalmente a quanto pare si era degnato di mandare qualcuno. Ero così assorta in questo ricordo che mi accorsi che si era aperta la porta solo quando il figlio del demonio si mosse tra i miei piedi.

" -Agente Bishop, loro sono gli agenti venuti per il portatile di cui abbiamo parlato prima-".
Alan mi guardava serio e professionale, nella sua divisa impeccabile ma probabilmente dentro di sé stava sperando solo che Cerberus non facesse qualche minchiata delle sue per cui sarebbe stato messo a dirigere il traffico fuori dalla scuola elementare invece che la caserma. Per sempre. Palettina, fischietto e via andare. Su bambini andate a scuola.
Dentro di me invece speravo che Cerberus uscisse da sotto la scrivania e si mangiasse i nuovi arrivati. E senza lasciarne traccia.

I'm here (Italian Version)Where stories live. Discover now