Chiarimenti

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(Mi hai chiesto perdono, ti ho respinto)
Tu m'as demandé pardon, j't'ai repoussé

(Volevo che tu capissi che ho sofferto)
J'voulais qu'tu comprennes que je souffrais

                                Maître Gims feat. Sia

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Invece venne. Me ne accorsi dal brontolare di Cerberus che c'era qualcuno fuori dalla porta. Avevo lasciata accesa quella specie di stufa caminetto che stava al centro della stanza.

Avevo spento le luci ma la stanza era comunque rischiarata. Se non fosse venuto mi sarei decisa a dormire. Non avevo nemmeno chiuso a chiave. Al diavolo, chi sarebbe mai venuto nel nulla in mezzo al bosco?

"- Entra. Lo so che sei lì fuori Jay - "

Lo chiamai di proposito così, evitando di usare il suo vero nome. Non chiamarmi così, aveva detto. Non volevo pensasse che non volessi più separarmi da lui. Il che non era proprio una bugia, la piccola Hailey non voleva lasciarlo andare via mai più.

La piccola Hailey voleva che stesse per sempre con lei, che la baciasse, che facessero l'amore tutta la notte. Ma poi c'era la Hailey del presente, lei era arrabbiata, ferita e
voleva solo sentire la sua verità. Niente di più.

Aprì la porta, entrò, la chiuse e rimase lì senza dire una parola. A testa bassa. Forse si aspettava che ricominciassi a urlargli contro come avevo fatto in quella camera d'albergo.

"- Puoi sederti, non ti farò mangiare se è quello che temi -".

Ero talmente calma e decisa che persino il figlio del demonio smise di ringhiare al solo cenno della mano. Avevo deciso che avevo pianto abbastanza e non lo avrei più permesso. Urlare voleva dire perdere il controllo e perdere il controllo voleva dire fare vincere le emozioni e piangere.
Si mise a sedere di fronte a me nella poltrona che avevo preparato e che gli avevo indicato.

Ero a due passi da lui, sporta in avanti, avesse allungato una mano mi avrebbe potuta toccare, ma memore di come lo avevo freddato la volta precedente non osò fare nessun cenno. Lo guardai negli occhi, al chiarore della stufa. Lo scrutai con calma e senza fretta. E lui rimase così, in silenzio, a lasciarmi fare, a lasciarmi i miei tempi.

Era bello. Aveva dei bei lineamenti delicati. La cosa che risaltava di più erano i grandi occhi blu, con delle ciglia davvero lunghe. Il naso sottile. La mascella ben delineata. I capelli mossi e folti, di quelle chiome che immagini morbide e ti fanno venire voglia di infilarci la mano per spettinarle.

L'imbarazzo che provava nell'essere osservato in questo modo lo faceva sorridere appena, ma tanto bastava perché al lato sinistro gli si formasse una graziosa fossetta. Lo avevo immaginato diverso. Nei miei sogni, nei miei incubi era ogni volta diverso.

Adesso che lo guardavo bene, con la calma che mi ero imposta, adesso che sapevo chi era, vedevo tutta la sua somiglianza con Hannah. Avrebbe potuto mentire quanto voleva il signor Donfort. Era il figlio e lo si vedeva a occhi chiusi.

Chissà Lilly come avrebbe reagito se avesse saputo chi era.
Non parlava. Sembrava quasi che non osasse respirare.
Così iniziai io. E incredibilmente, freddamente e inspiegabilmente me ne uscii con delle scuse.

"- Scusami per la mia scenata. Ti chiedo scusa. È stato molto ingiusto da parte mia. Non ti ho nemmeno fatto parlare ma questa notte voglio rimediare, voglio starti a sentire. Perché me lo merito dopo tutti questi anni e perché ne hai diritto anche tu dopo tutti questi anni.-"

I'm here (Italian Version)Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin