-Ah-

-Ehm, sì. Se qualcuno osava, io lo bloccavo subito-

-Senza dirmi niente-

-No, aspettavo il momento giusto. In fondo sei la mia piccolina e sento di doverti proteggere, oltre ad amarti-

-Ah-

-Sì, piccolina tremendina- mi scompiglia i capelli e mi stringe a sé facendo passare un braccio attorno al mio collo, costringendomi a piegarmi verso di lui. -Ti amo-

-Anch'io, ma così non respiro!- provo a divincolarmi, invano.

-E invece rimani così- scherza, stringendomi ancora un po'. Ma davvero, quasi soffoco.

-Ah, era ora!- sbuffa mio nonno.

-Scusi signor Connard- si scusa Cayden. -Non volevamo fare tardi, ma avevamo un po' di sonno da recuperare-

-Chiamami Michele, odio essere chiamato per cognome-

-Ok, Michele. Scusa-

-Ora siete qui, andiamo in soggiorno. Io non ho stanze segrete come Luca-

Sorrido agli sguardi confusi di Tim e Aaron.

Quando siamo tutti seduti, nonno prende a parlare.

-Allora, eccoci. Siete tutti tranquilli e in energie?-

Annuiamo.

-Bene, possiamo provarci. Prima però vorrei solo sentire l'energia tua Kyla. Vieni- mi porge la mano.

La afferro.

Chiudo gli occhi per rilassarmi. Questa cosa me la fa periodicamente mio fratello. Si giustifica dicendo che vuole controllare come va la situazione. La prima volta che invece l'ha fatto mia nonna è finita male. Ero in sovraccarico senza accorgermene. Le ho addirittura rotto il suo ciondolo. Jimmy invece riesce a controllarmi meglio. Non ha alcun problema. Ma ogni volta che lo fa, poi si preoccupa sempre. Dice che l'energia sta aumentando sempre di più e inizia a faticare a tenerla a bada quando mi tocca. Gli sembra di prendere una leggera scossa. Non che gli dia fastidio, però secca. Non è un segnale incoraggiante. Ci sono solo due motivi: o non riesco a sfogarmi, cosa alquanto improbabile dato che faccio sport agonistico, oppure si sta avvicinando quel momento. Ma quest'ultimo era leggermente improbabile secondo mia nonna poiché troppo presto. Evidentemente, guardando ora dove sono e in che casino sono, direi che si sbagliò a quel tempo. Quanto la vorrei qui per mostrarle come anche lei può sbagliare perché crede di essere infallibile. Ma succede a tutti, d'altronde. Siamo umani, no?

Il tocco di nonno è caldo e solido, la mia mano invece è fredda e trema. Faccio un respiro profondo. Chissà cosa sta percependo.

-Puoi azzerare i tuoi pensieri?- mi chiede. -Solo per un attimo, perché sono pesanti sai? Cioè, non riesco a leggerli ma li percepisco e fatico a sentire la tua essenza-

-Ok-

Cerco di concentrarmi a non pensare niente. Immagino solamente il nero. I secondi passano, nulla succede.

-Ottimo- ritrae la mano, velocemente.

-Perciò?- domando.

-Sei fin troppo carica, di per sé il talismano non ti servirebbe. Devi piuttosto riuscire a controllare la tua energia. Però qui ti servirebbe il talismano, ma essendo troppo carica, esso ti va a influenzare negativamente-

Cosa? Mi sono persa...

-Cioè?- è Enrico. -Sono confuso-

-Allora, praticamente, lei potrebbe stare senza talismano ma ha problemi a controllare la sua energia perciò le servirebbe. Ma perché lui faccia il suo lavoro, dovrebbe avere meno energia-

-Ah-

-Quindi?- non capisco.

-Quindi qui dobbiamo andare a capire come equilibrare il talismano perché possa aiutarti. Non è garantito però che questo sia possibile-

-Bello direi- ironizza Timothy. -Ora è dove serviamo noi?-

-Potrebbe essere sì come no. Prima vorrei provare lei da sola, senza usare metodi drastici-

-Drastici?- comincio a preoccuparmi.

Devo o è solo paranoia la mia? Insomma, stare così lontana da casa mia, dalla mia famiglia e dai miei amici, in una situazione di stress, è normale. O sono io che non ho sufficiente spirito di adattabilità? Dovrei cercare il mio rifugio sicuro.

Cayden.

Lui si che lo è quando è tranquillo. Se invece fa il geloso mi mette in difficoltà. È l'ultima cosa che voglio che accada il fatto che lui litighi coi suoi fratelli. Eppure accade ed è colpa mia. Lui dice di no, che è per come si comportano i suoi fratelli, ma il loro comportamento in fondo è a causa mia, o no? Sto forse fraintendendo tutto? Ne dubito.

-Che pensieri pesanti Kyla!- esclama nonno. -Si può sapere cosa ti affligge in questa maniera?-

-Cose personali-

-Stai danneggiando l'atmosfera. O ti sfoghi o rovinerai tutto, sappilo. Se non vuoi dirlo di fronte ai tuoi amici, ci spostiamo un attimo di là, ma devi farlo-

-Ok- sospiro. -Credo di essere stressata e poco lucida, anzi, ne sono convinta. Sto cercando un qualcosa che mi possa far sentire come a casa e lo avrei trovato- indico Cayden. -Il problema è che quando fa il geloso mi sento peggio, perciò non so cosa fare. Se la sua gelosia dipendesse da me?-

-Mai- interviene il diretto interessato. -Non è tua la colpa. Figurarsi! La colpa è mia, che ho paura di perderti, di non averti sempre con me. Vedere come ti trattano gli altri, vedere che ci provano e ti si approcciano con una superficialità tale, mi innervosisce. Io provo a stare calmo, ma anch'io sono stressato e mi capita di mostrare davvero la mia natura. Non so reprimerla, ecco-

-Allora non la guardiamo nemmeno, se proprio ti aiuta- è Aaron a parlare. -Basta che lo dici e noi lo facciamo. Ma appena ti passa questo periodo no- mima le virgolette per le ultime due parole. -Torna tutto normale e lei può parlare con noi e ci può abbracciare. Non sei l'unico che ha bisogno di affetto. Almeno tu lo ricevi, io no e credo anche Timothy, perciò ecco- fa un respiro, lasciando un lungo silenzio pesante. -Ritieniti fortunato- sorride.

Tim annuisce.

-Bene, altri sfoghi?- cerca di alleggerire Enrico. -O posso andare io?-

Nessuno risponde.

-Ok, io devo capire cosa cazzo servo qua. Ditemelo per favore. Io me ne vorrei tornare a Firenze, starmene tranquillo. Io ti voglio bene come amica, Kyla, solo così. Ci siamo impegnati quella volta a Rimini e sono contento di averti rivista. Giuro, ripenso spesso al pugno che ti ho tirato e mi dispiace, ma era per il bene di quello che è venuto poi. Io vorrei aiutarti, ma so che qui sono inutile-

-Sei libero di andartene quando vuoi- ammette nonno. -E, sinceramente, non so nemmeno io perché sei qui, tranquillo, non sei l'unico. Quella è la porta e la macchina è tua, o no? Bene, vai-

-Davvero?- è incredulo. -Ottimo-

Mi avvicino a lui e lo abbraccio.

-Io non ti tiro pugni, rilassati- gli sussurro all'orecchio, sentendolo rigido. -Tu vai pure, non preoccuparti. Ho loro, vai pure. Grazie per avermi sopportata e spero di rivederti presto- gli do un bacio sulla guancia. -Ciao-

Spero di avergli detto un buon addio perché, sinceramente, ho un brutto presentimento, ma non voglio dirlo, magari mi sto sbagliando.

-Non scapperò. Se mai dovessi avere bisogno, ora sai dove trovarmi e come contattarmi- mi infila un foglietto nella tasca dei pantaloni.

-Contaci quando tutto sarà finito-

Quando esce da quella porta mi sembra una situazione assurda. Ci ha lasciati qua, così. Capisco che era inutile ed era stanco, perciò se n'è andato.

Arrivederci Enry, sempre che lo sia.

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