Capitolo 23

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Mi sveglio di soprassalto dopo aver sentito uno schianto di vetri rotti, proveniente dal corridoio, appena fuori la mia porta.
Cerco il ragazzo riccio con cui mi sono addormentata, ma non è con me e un piccolo brivido irrompe nel mio corpo, attraversandomi sino alle punte dei piedi.
Mi alzo in fretta, presa dal panico e spalanco la porta che sbatte contro il muro.
Mia madre è china a raccogliere pezzi di vetro di quello che ricordo essere un vaso di cristallo della sua camera.
«Scusami, non volevo spaventarti» mormora, continuando a ripulire il pavimento.
Lascio andare un sospiro di sollievo che neppure mi ero accorta di trattenere.
«Ti aiuto» mi accovaccio e comincio a raccogliere i piccoli frammenti.
«Sono sempre più sbadata...» brontola.
Raccolgo le schegge taglienti, ma ad un tratto un leggero dolore mi fa abbassare lo sguardo, giusto in tempo per vedere le prime gocce di sangue colare da un piccolo taglio sull'anulare.
«Però anche tu non scherzi... vai a metterlo sotto l'acqua» mi rimprovera mia madre. Mi alzo, mettendo i cocci raccolti nella paletta.
Una volta in bagno, mi sciacquo le mani e cerco di far smettere la fuoriuscita di sangue. Come può da un così insignificante taglio uscirne così tanto?
«Scarlett, che succede?». Tae sta facendo il suo ingresso dalla porta e subito rimane spiazzato.
«Non è nulla, mi sono solamente tagliata. Potresti chiedere a mia mamma un cerotto?» domando rassicurandolo. Lo vedo poco convinto ma fa dietro front scendendo le scale.
Torna un minuto dopo e io lo ringrazio.
«Sei sempre così maldestra?» chiede facendo una buffa faccia concentrata, mentre applica il cerotto sul dito.
«Un po'». Mi lascia un piccolo bacio sopra alla ferita e poi mi sorride.
«Che ne dici di cambiarti e poi tornare a casa?». Annuisco, camminando verso la camera.
«Dove sei stato?». Non risponde e si dirige a chiudere la porta della stanza.
«Abbiamo fatto un giro di perlustrazione...» abbassa la voce per non farsi sentire da nessuno.
«Perché non mi hai detto nulla? Avresti dovuto avvisarmi...» mi faccio subito seria.
«Sarei potuta venire con te» esclamo, mentre lui azzera la distanza che ci separa.
«Non saresti venuta con me per nessun motivo, a costo di chiuderti in questa stanza con uno scudo fisico». Solo ora noto una punta di preoccupazione che compare nella sua voce ogni qualvolta parla della mia incolumità.
«Non voglio che te ne vai in giro da solo» brontolo.
Lui accenna un sorrisetto.
«E non sorridere... non è divertente» lo rimprovero e mi chiedo perché non si preoccupi per sé stesso.
«Sono andato con Bangchan e alcuni della sua squadra. Ma non ti devi preoccupare per me». Mi tira verso di sé abbracciandomi e io affondo il viso nel suo petto.
«Promettimi che la prossima volta mi avviserai» mormoro contro di lui.
«Solo se tu mi prometti di non seguirmi». Scuoto la testa.
«Ecco allora io non rispetterò la tua promessa. Ora cambiati, poi in macchina ne parliamo».

Mi cambio in fretta, indossando una tuta e una felpa, e lancio le ultime cose che ho lasciato in giro, nel borsone.
Mi guardo intorno e, sapendo che non entrerò mai più in questa stanza, mi assalgono le emozioni.
Comincio a raccogliere un po' di cose che voglio portarmi via: alcuni dei miei libri, delle foto appese e il peluche di Totoro.
«Vuoi prendere altri vestiti?» mi domanda Tae sulla porta.
«No, quelli non hanno un valore affettivo». Si avvicina e mi abbraccia di nuovo.
«Andrà bene, okay? Hai preso tutto quello che volevi?» chiede, andando verso il borsone e chiudendolo dopo che ho acconsentito.
«Okay, ora arriva la parte complicata» fa una pausa, prima di guardarmi «Quello che ti sto per chiedere è da stronzo, ma stamattina ho telefonato a Namjoon perché non sapevo come gestire questa situazione». Mi fa tenerezza mentre farfuglia.
«Cosa?» provo a incitarlo a continuare.
«Nam dice che dovresti evitare di piangere perché li allarmeresti e basta; soprattutto se dovessi morire tra qualche giorno...». Si avvicina sollevandomi il mento.
«Ci proverò» dico guardando i suoi occhi dorati.
«È perfetto, piccola». Si avvicina al mio viso e mi lascia un lieve bacio a fior di labbra.

Scendiamo le scale in silenzio e la prima persona che noto è mio padre sul divano a guardare la partita della domenica mattina, come suo solito.
Non lo rivedrò mai più. Sento già le lacrime salire, ma non posso permettermi di piangere.
Faccio un respiro profondo e ingoio la tristezza che mi attanaglia la gola.
«Mamma? Stiamo partendo» cerco di avere la voce più salda possibile, mentre percorro il piccolo corridoio verso la cucina.
«Di già? Sono solo le dieci». Lo vedo nel suo sguardo che non si aspettava che andassimo via così presto, ma prima è, meglio sarà per tutti.
«Devo tornare a studiare per quell'esame che ho tra qualche giorno e non posso più permettermi di perdere tempo». Sorrido cercando di essere più naturale possibile.
«Oddio, non mi ricordavo più...». Si asciuga le mani in uno strofinaccio prima di venire verso di me e stringermi in un abbraccio.
«Ci rivedremo presto». Annuisco alla sua affermazione perché in questo momento non riesco a trovare le parole. Il mio cervello sta cercando di memorizzare tutte le sue piccole sfaccettature: voglio portare con me un bel ricordo della mia famiglia umana.
I suoi grandi occhi celesti, la sua bocca sorridente e il suo profumo floreale che non è mai cambiato nel corso degli anni.
Ho paura di piangere quando sento pizzicarmi il naso.
Stringo gli occhi e le ricaccio indietro ancora.
Colgo l'occasione per tornare verso il salotto e scambiare due parole con mio padre.
«Allora, dovrà passare così tanto tempo prima che torni a trovare il tuo vecchio?». Scuoto la testa e lo stringo a me in un abbraccio che mi permette di sentire per l'ultima volta il suo profumo di tabacco e menta.
Sciolgo la stretta e mi rialzo, sorridendogli.
«Ciao papà». La mia mente è colta da un déjà-vu e faccio un respiro profondo per non lasciarmi sopraffare dalle emozioni.
Torno verso il corridoio dove mia madre sta chiacchierando con Tae sulla porta aperta.
«Possiamo andare?» chiede lui dolcemente, notando la mia presenza.
«Sì» mi volto verso la donna che si è presa cura di me crescendomi come una figlia e l'abbraccio di nuovo. «Ci vediamo presto» la rassicuro con questa promessa che infrangerò, spezzandole il cuore.

Checkmate | K.Th.Where stories live. Discover now