Capitolo 5

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La sera arriva in fretta e decido di smettere di allenarmi con i pesi.
Salgo al primo piano per farmi una doccia, dato che ormai, è giunto il momento di prepararmi per la festa di Paul. Prima di entrare in bagno, passo dalla cabina armadio.
Do un'occhiata all'interno, cercando qualcosa di non troppo elegante ma neanche troppo semplice.
Alla fine, trovo una camicia bianca, con un motivo nero, a cui abbino dei jeans skinny neri.
Dopo essermi fatto la doccia, comincio ad asciugarmi i capelli e noto quanto siano lunghi. Mi riprometto di tagliarli uno di questi giorni: non troppo, perché mi piacciono di questa lunghezza, ma così i ricci non sono neanche più definiti e poi non vedo bene con questi ciuffi sugli occhi.
Occhi che nascondo dietro a delle lenti a contatto scure per evitare che le colate dorate la insospettiscano, data la costante attività del mio dominio.
Dopo essermi dato un'occhiata allo specchio, contento del mio abbinamento, decido di infilarmi qualche anello argentato alle dita.

che sembra divorarmi piano piano, soprattutto la notte quando gli incubi mi tormentano e non mi permettono di dimenticare nessun dettaglio di quella nottata infernale.
L'ho sempre osservata da troppo lontano per rispondere alle domande che affollano la mia mente: somiglia ancora alla bambina paffuta e sorridente che cercavo nei corridoi del palazzo? Le rose sono ancora i suoi fiori preferiti? Ha ancora paura del buio? Il suo dominio è ancora instabile?
Una notte, l'avevo trovata in lacrime che vagava per i corridoi del palazzo dopo essersi svegliata al buio a seguito di un incubo. Mi aveva svelato che temeva che l'oscurità, una volta o l'altra, l'avrebbe sopraffatta e lei non avrebbe potuto fare nulla se non perdere anche quel briciolo di controllo sul dominio.
Il suo potere è sempre stato un problema che le causava disagio e ansia, soprattutto quando i maestri o i suoi genitori la fissavano in attesa che scatenasse una piccola scintilla; in quei momenti potevo vedere nei suoi occhi l'agitazione, che si impossessava di lei e non le permetteva di compiere nessuno dei semplici esercizi richiesti.
Ho perso il conto delle innumerevoli volte che avrei voluto correrle dietro per calmarla e rassicurarla, mentre si rifugiava nella sua camera; invece, le lasciavo una rosa rossa davanti alla porta e, dopo aver bussato, mi nascondevo dietro l'angolo del corridoio, vedendola sorridere con il fiore in mano.

Mi riprendo dai miei pensieri e mi rendo conto di essermi accasciato contro la parete, mentre ero in preda a quei piccoli ricordi.
Prima di uscire, mi ridò un'occhiata allo specchio e decido di legarmi una bandana abbinata alla camicia, che mi tiene lontano i capelli dagli occhi.
Devo vederci bene stasera.
Scendo le scale in fretta e noto che tutti sono già lì impalati ad aspettarmi.
«Sono in ritardo?» lancio un'occhiata all'orologio sul muro.
«Sì, Tae... ma non di molto» risponde Nam, prima di aprire la porta del garage e iniziare a scendere le scale, seguito da tutti.
Decidiamo che guideranno le macchine Jungkook e Hobi. Prima di partire, però, litighiamo per i posti, per chi deve stare davanti e con chi andare; situazione che si ripete ogni volta che ci spostiamo tutti insieme.
Alla fine, riesco ad aggiudicarmi il sedile del passeggero da parte a Kookie.

È ormai da un po' che giriamo senza meta nella grande casa rumorosa, quindi decidiamo di sederci su un paio di divani in un angolo rialzato, separati da un tavolino.
Da questa posizione riesco ad avere una visuale sull'intera stanza e la cucina, costatando che di Scarlett non c'è ancora traccia.
Nonostante abbia dato un'occhiata al video e alle foto sgranate credo di poter riconoscere la piccola che piangeva se non riusciva a trovarmi quando giocavamo a nascondino.
Gli angoli della mia bocca si alzano all'insù per quel ricordo che mi era sfuggito prima. Sorseggio il drink che mi sono fatto prima in cucina e alzo lo sguardo per incontrare quello di Jimin, di fronte a me.
«Sei già così ubriaco da sorridere a un bicchiere?» urla, dopo essersi avvicinato, cercando di sovrastare la musica.
Lo spintono dal petto per farlo allontanare e continuo a guardare in direzione della porta, bevendo lentamente il liquido chiaro e amaro nel bicchiere.
Sono un po' emozionato all'idea di rivederla e sento che potrei impazzire se non dovesse venire all'ultimo.
Guardo l'orologio al mio polso che segna le nove e un quarto.
Sbuffo e alzo lo sguardo su Namjoon, seduto di fronte a me, che sembra guardarmi con apprensione: è l'unico che sa quanto sia stato male in quel periodo successivo alla morte dei sovrani. Non ho potuto fare nulla contro i tre azzeratori che mi impedivano di svolgere il mio compito, mandando in frantumi il mio scudo, che proteggeva il palazzo reale.
Ma quello per cui mi sono sempre incolpato non è questo, per cui dopotutto non potevo farci nulla, ma l'essere scappato trovando rifugio da Namjoon.
Sono e sarò sempre un vigliacco per questo. Se solo fossi stato più forte, tutto questo non sarebbe mai successo.

Checkmate | K.Th.Where stories live. Discover now