Capitolo 1

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Sollevo il polso e guardo velocemente l'orologio, per poi cacciare fuori uno sbuffo non appena mi rendo conto dell'orario.
Sto aspettando da qualche minuto di troppo la mia migliore amica che come sempre è in ritardo.
Decido di entrare all'interno della mia caffetteria preferita e scelgo uno dei tavoli vicino alle vetrate. Mi tolgo il cappotto, appoggiandolo sulla panca imbottita di velluto verde scuro, e mi siedo avvicinandomi il più possibile alla vetrata, la quale si affaccia sulla strada trafficata e sul marciapiede dove osservo le persone sperando di vedere la mia amica.

Io e Megan siamo amiche da moltissimo tempo nonostante vivessimo da parti opposte della città.
Le voglio troppo bene, malgrado sia la persona più stronza che io conosca e, probabilmente, questo è il motivo per cui andiamo così d'accordo: un tornado di ricci biondi e occhi azzurri nascosti dietro alla montatura nera e spessa dei suoi occhiali. All'interno del suo armadio credo esistano solamente i colori scuri, nonostante abbia provato più volte a farle provare altri colori che la farebbero risaltare di più.
Ci siamo conosciute all'età di dieci anni: prima che morissero, i suoi nonni paterni erano i miei vicini di casa a Sherwood e, un pomeriggio di dicembre, mentre cercavo di costruire un pupazzo con la candida coltre di neve caduta nella notte, qualcuno mi aveva colpito sulla schiena con una palla di neve. Mi ero voltata sconvolta e subito avevo incrociato gli occhi chiari di una bambina che mi osservava, seduta sopra al muretto che divideva le due proprietà.
A quel punto le avevo chiesto aiuto con il progetto pupazzo di neve e lei aveva annuito senza dire una parola.
Quando è giunta la sera, avevamo finito ed io ero molto soddisfatta del risultato finale. Durante le ore passate insieme ero stata io a parlare per tutto il tempo nonostante non mi fossi mai dimostrata socievole con gli altri bambini, mentre l'unica cosa che aveva detto lei era stato il suo nome: Megan.
Pomeriggi trascorsi insieme si susseguirono per anni, dato che Meggy passava almeno due fine settimana al mese a casa dei nonni.
Ho sempre pensato di essere una bambina timida ma lei lo era molto di più: durante il primo periodo della nostra amicizia, non spiccicava due parole in fila e toccava sempre a me andarla a chiamare alla porta, ma non mi importava perché lei era simile a me.
Quando l'anno scorso, mi sono trasferita in questa zona della città per essere vicina all'università, ha fatto i salti di gioia.
I suoi genitori viaggiano spesso per lavoro e Meg ne approfitta per invadere la mia stanza degli ospiti la maggior parte delle volte.
Ogni tanto mi chiedo dove sia finita la bimba con cui avevo fatto amicizia agli inizi, dato che ora ha un carattere molto più estroverso ed esuberante, tanto da non riuscire a stare in silenzio per più di qualche secondo.

Dopo qualche minuto persa nei ricordi, arriva la cameriera per chiedermi cosa volessi da bere e ordino il solito cappuccino con aggiunta di gocce di cioccolato.
Mi perdo di nuovo nei miei pensieri guardando il vetro, appannato per la differenza di temperatura tra interno ed esterno, e resistendo all'impulso di disegnare un cuore su di esso; sorrido come una stupida per la mia infantilità.
La cameriera interrompe i miei pensieri fin troppo immaturi appoggiandomi l'ordine davanti. Aggiungo le due bustine di zucchero, inizio a mescolare e aspetto che si raffreddi abbastanza per evitare di scottarmi la lingua.

Ad un tratto sento picchiettare sul vetro accanto a me e vedo la faccia sorridente di Megan che mi saluta.
L'entusiasmo di vederla lascia ben presto il posto ad una smorfia: non appena entra dalla porta, noto che non è sola, ma è accompagnata dal suo ragazzo Daniel e da Kyle, con cui ho avuto una relazione, che non è terminata nel migliore dei modi, tanto da evitare di uscire insieme con il gruppo di amici che abbiamo in comune per non creare situazioni imbarazzanti.

Si siedono al tavolo salutandomi. Mi ritrovo Kyle da parte e una Megan fin troppo sorridente di fronte, consapevole di avercommesso uno sbaglio e cercando di nascondersi dietro ad un sorriso gentile, che suona più come un scusa.

L'unica cosa che vorrei fare ora è finire il mio cappuccio e volare fuori da questo posto, ma resisto all'impulso. Alzo gli occhi al cielo ma ricambio il saluto a tutti in modo gentile, regalando anche un falso sorriso al biondo da parte a me.
«Come mai non ci hai aspettato?» sbuffa Meggy, come se quella infastidita fosse lei.
«Sei in ritardo come sempre e faceva troppo freddo per aspettare fuori» borbotto prima di riprendere a sorseggiare il cappuccino. Il freddo è solo una scusa, semplicemente non mi piace aspettare le persone in piedi.
Nel frattempo la cameriera prende le ordinazioni dei nuovi arrivati.
Io continuo a chiedermi come mai si sia presentata con loro quando pensavo che sarebbe stata una colazione tra ragazze, dato che non ci vediamo da qualche giorno e non ricordo quando è stata l'ultima volta che abbiamo passato del tempo da sole. Guardo Daniel, taciturno come sempre, mentre la sua attenzione è catturata da qualcosa sul suo telefono.
Non mi sarei mai aspettata che la frivola e disinvolta Megan si sarebbe mai innamorata di un ragazzo del genere: introverso, poco festaiolo e con la testa tra le nuvole. Credo che questa sia la conferma che gli opposti si attraggono. Ormai, stanno insieme da quasi tre anni e ammetto di non avere problemi con il ragazzo alto e moro, nonostante lo consideri un po' apatico.
Nel mentre, noto Kyle che mi spia di sottecchi con i suoi occhi castani.
«Hai bisogno di qualcosa?» mi volto verso di lui, ponendo la domanda in maniera fin troppo sgarbata. Infastidito, smette subito di fissarmi.
Un po' mi dispiace che la nostra amicizia sia stata sostituita con questo astio reciproco che ci accompagna costantemente.
Sono passati già quattro mesi da quando l'ho lasciato e non possiamo più stare nella stessa stanza senza che finisca in litigio.
Nonostante il trascorrere del tempo, non sembra che ci siano ancora le basi per riappacificarsi, specialmente da parte mia.
«Certo che potresti essere un po' meno acida... ma no, non ho bisogno di nulla» risponde, tornando a sorseggiare il suo americano.
Meggy, notando che la conversazione e gli sguardi si sono fatti un tantino tesi, comincia a parlare dei suoi studi e degli esami che dovrebbe dare in questo semestre, lamentandosi di quanto siano difficili e di non riuscire a seguire le lezioni senza perdere la concentrazione ogni cinque minuti.

Checkmate | K.Th.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora