Capitolo 15

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Siamo al centro commerciale da mezz'ora ormai e stiamo facendo la spesa nel supermercato.
Oltre a del cibo per la casa, si sono aggiunti al carrello cosmetici di tutti i tipi, bagnoschiuma dato che c'è una bellissima vasca e voglio sfruttarla, un accappatoio e delle ciabatte.
Non credo di aver bisogno di altro in realtà.
Continuo ad osservare gli scaffali, cercando qualcosa che non ho.
Trovo delle candele profumate alla vaniglia e ne metto una mezza dozzina nel carrello, spinto da Jungkook.
Suga si diverte a commentare i prodotti che lancio nel carrello, chiedendosi come mai utilizzi così tante cose e se sono davvero utili.
«Non pagherai tu» afferma lui, mentre poniamo gli oggetti sul nastro.
«Come no? Ho dei soldi da parte e non vi permetterò di spendere altro per me» dico mentre passo la carta di credito alla cassiera, prima che il ragazzo possa replicare.

Terminata la spesa, decidiamo di lasciare le borse nel baule della macchina e fare un giro nei negozi di vestiti senza impicci.
Mi fa strano andare a fare shopping con due ragazzi, ma appena si rendono disponibili nel cercare vestiti per me, mi metto a ridere.
Suga mi mostra dei vestiti, sempre con colorazioni scure, e mi invita a provarne alcuni.
Anche Jungkook mi aiuta, dando un po' di colore con i suoi capi.
Mi ritrovo nel camerino a provare quello che tenevo sulle braccia, per poi sfilare davanti ai due ragazzi che esprimono i loro commenti senza troppi peli sulla lingua.

Dopo un'ora passata a provare vestiti, mi ritrovo con borse di diversi negozi sulle braccia.
A quel punto ci dirigiamo alla macchina e sistemiamo tutte le borse di diverse dimensioni nel baule che alla fine è completamente pieno.
Jungkook mette in moto e prendiamo la strada per casa di Meg.
Mi rendo conto di non aver pensato a Meggy, questo pomeriggio, e mi sento in colpa. Come posso averla già dimenticata? Probabilmente è quello che vogliono i ragazzi, che dimentichi il dolore della sua morte e vada avanti, per questo provano tutti a distrarmi e tenermi impegnata.

«Quando ho sistemato il tuo telefono, ho aggiunto tutti i nostri numeri ai tuoi contatti». Si volta dal sedile del passeggero Suga. «Restiamo qua in zona, se succede qualcosa chiamaci e arriviamo subito, okay?» annuisco prima di scendere.
Mi avvio per il vialetto ciottolato, sino a raggiungere i pochi scalini che mi separano dalla porta di ingresso.
Suono al campanello, ma, dopo qualche secondo, mi rendo conto che nessuno risponde.
Guardo l'orologio, pensando di aver passato troppo tempo al centro commerciale, ma vedo che mancano pochi minuti alle cinque.
Riprovo a suonare il campanello, magari si è assopita e non ha sentito.
«Qualcosa non va?» chiede Jungkook, comparendo al mio fianco.
«Non credo che ci sia qualcuno in casa... ho suonato ma nessuno ha ancora aperto la porta» rispondo, osservando la porta «Cosa facciamo?».
Un brivido si diffonde nel mio corpo alla mia stessa domanda.
Non sono sola, ma comincio ad avere una sensazione strana.
«La macchina non è parcheggiata nel vialetto, ma potrebbe essere in garage» osserva Suga e percepisco la sua presenza alle mie spalle.
Il corvino appoggia la mano sulla maniglia, ma non fa in tempo a girarla che un piccolo segnale fastidioso, ci fa alzare la testa a tutti quanti.
D'impulso, metto le mani avanti a me, preparandomi ad un impatto che non arriva.
Succede tutto in pochi attimi, mi ritrovo in una stretta che mi tira indietro dalla porta e mi fa scontrare con i ciottoli del vialetto.
Prima che io possa dire qualcosa, un'esplosione mi riempie l'orecchie, nonostante qualcuno le abbia coperte con le mani, una volta a terra.
Mi manca l'aria nei polmoni per il colpo alla schiena, cerco di aprire gli occhi ma quando ci provo ho una fitta di dolore alla testa che non mi permette di aprirli.
«Scarlett!». La voce di Suga, mi arriva attutita ma vicina. Credo che sia stato lui a spingermi indietro, «Jungkook, sta perdendo del sangue dalla testa...».
Alzo le mani e le premo sulla testa, ma mi sembra stia per scoppiare una volta che percepisco il liquido caldo tra le dita.
«Dobbiamo andarcene via da qui!» ringhia Jungkook, ma non capisco da dove provenga la sua voce.
Qualcuno mi ha sollevata da terra ma non riesco ancora ad aprire gli occhi.
Dopo qualche secondo, sento di essere stata appoggiata su una superficie ma sono ancora tra le braccia del mio soccorritore.
«Suga?» Provo a dire, mentre percepisco qualcosa di morbido appoggiato sulla mia nuca.
«Sì, riesci a dirmi se hai male da altre parti oltre la testa?» chiede con un tono dolce.
«La testa...» rantolo, provando ad aprire gli occhi e guardando il viso del ragazzo dai capelli rossi che mi sta studiando preoccupato.
«Scusami. Non volevo spingerti a terra in quel modo... sono stato un po' brusco ma ho temuto il peggio per un attimo» prova a giustificarsi ma lo interrompo: «Va bene così, mi hai protetta... ti ringrazio» mormoro, cercando di sistemarmi meglio tra le sue braccia.
«Qualcuno ha piazzato dell'esplosivo sulla porta... probabilmente sapeva che saresti andata a casa di Megan». Jungkook guida in fretta verso casa.
«I genitori di Meg...» comincio ma mi risulta difficile mettere insieme altre parole. Lascio perdere e un gemito di dolore mi esce dalle labbra.
Sento la mano libera di Suga che mi accarezza la schiena, cercando di farmi sollievo e conforto.
«Non abbiamo potuto controllare se lì dentro ci fosse qualcuno, avrebbe potuto ucciderci una volta fatta irruzione. Non volevo correre rischi. Mi dispiace, ma tu sei la nostra priorità» afferma Kookie.
Vorrei urlargli di tornare indietro a controllare perché non posso aver causato altro dolore, ma l'unica cosa che riesco a fare è annuire sul petto di Suga.
Ad un tratto la voce bassa di Namjoon invade l'abitacolo.
«Che è successo?». Il corvino spiega la situazione e in sottofondo si sentono delle imprecazioni degli altri: probabilmente, siamo in vivavoce e tutti stanno ascoltando.
«Non stiamo molto bene, siamo tutti feriti: Scarlett ha un taglio sulla nuca non so quanto sia grave ma ha perso parecchio sangue» fa una pausa, voltandosi a guardarmi con occhi sofferenti, «Jin è a casa?»
«Sì, sono qui» risponde il diretto interessato con voce calma.
«Non manca molto, siamo quasi arrivati» farnetica Jungkook frettolosamente, chiudendo la chiamata.
Riconosco la strada, una volta che alla vecchia casa sulla via principale, l'auto svolta bruscamente a destra nel bosco e prosegue sino alla radura deserta.
Chiudo gli occhi, appoggiando la testa sulla spalla del rosso, che ha continuato ad abbracciarmi per tutto il viaggio.

Checkmate | K.Th.Where stories live. Discover now