Capitolo 8

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Apro gli occhi e mi chiedo perché la sveglia non sia ancora suonata.
Ho un momento di panico e spero di non averla dimenticata: non voglio essere in ritardo e dover saltare qualche lezione.
Prendo in fretta il cellulare dal comodino: sullo schermo compaiono le sette e quindici minuti.
Non è ancora suonata, essendo puntata per le sette e mezza.
Mi lascio cadere di nuovo sul letto e chiudo gli occhi.
Un secondo dopo, un nuovo pensiero fa capolino nella mia mente: ma dove e a che ora devo trovarmi con Taehyung per la colazione?
Non ho il suo numero e lui non ha il mio.
Potrei scrivere a Jungkook, ma si auto-inviterebbe portandosi dietro anche Jimin.
Dopo qualche minuto passato nel letto a cercare una soluzione, sento una notifica. Probabilmente è Meg... ieri sera non l'ho più chiamata e sarà pronta a insultarmi.
Guardo le schermo e noto che è di un numero sconosciuto.
"Buongiorno, otto e mezza al bar centrale?"
Leggo e capisco subito chi mi ha scritto.
"Come hai fatto ad avere il mio numero?"
Sono stupita che sia riuscito a ottenerlo da Jungkook.
"L'ho preso dal telefono di Kookie mentre dormiva. Mi ero reso conto che non avevamo neppure programmato un orario e un posto"
Risponde velocemente risoluto.
"Bella mossa, a dopo"
Scrivo alzandomi dal letto e andando in bagno per la mia solita routine.
Decido di indossare dei jeans oversize con una felpa senza cappuccio crema, che abbino alle sneakers chiare.
Mi guardo allo specchio e sono abbastanza contenta del risultato; dopotutto, sto uscendo con un ragazzo.
Dopo aver preparato la borsa con il necessario per le lezioni, do un'occhiata all'orologio e decido di uscire, anche se, arriverò sicuramente qualche minuto in anticipo.

Come avevo preventivato, sono nel parcheggio dieci minuti prima.
Non scendo dalla macchina, restando seduta sul mio comodo sedile.
Ad un tratto, una figura entra nel mio campo visivo e non posso fare a meno di sorridere.
Non sono l'unica ad arrivare in anticipo... Taehyung è vicino all'ingresso del campus che si guarda in giro cercandomi con le mani affondate nelle tasche del suo cappotto cammello.
Sotto al cappotto, aperto sul davanti, indossa un dolcevita scuro che gli fascia perfettamente il busto. Ammetto di aver appena riconsiderato l'effetto di quella maglia sui ragazzi, sarà che Kyle non l'avrebbe mai indossato.
Non voglio farlo aspettare e scendo dalla macchina avvicinandomi a lui, che si volta regalandomi un bel sorriso.
«Sei in anticipo...» afferma guardando l'orologio.
«Anche tu». Comincio a camminare attraverso l'ingresso avvolto da qualche pallido raggio di sole, verso la nostra meta.
«Non mi piace fare aspettare le persone, per questo arrivo sempre qualche minuto in anticipo» risponde mentre mi affianca.

Arriviamo al bar e mi anticipa, aprendomi gentilmente la porta.
«Che gentiluomo» dico, prendendolo un poco in giro.
Sorride imbarazzato ed entra subito dopo di me.
Ci sediamo in un tavolino in un angolo.
«Ieri sera non mi hai detto che lezione hai alle dieci» comincia lui, guardandosi intorno.
«Comunicazioni» rispondo, prima che la cameriera arrivi a chiederci cosa vogliamo ordinare.
Il suo sguardo si sofferma troppo sul riccio davanti a me e non mi degna neppure di un'occhiata.
Ordino il solito e un cupcake al cioccolato, mentre lui prende un thè. Quando la ragazza lascia il nostro tavolo mi confida che non gli piace il caffè.
«Sei sicuro che non abbiamo mai partecipato a dei corsi insieme? Il tuo viso mi sembra famigliare...» decido di dare voce ai dubbi che mi assillano da ieri sera.
Lui sembra un po' a disagio e prende tempo prima di rispondere.
«Onestamente, non ricordo» risponde rimanendo sul vago.
«Mi sarei ricordata del tuo viso». Rifletto ad alta voce, difficile dimenticare quei lineamenti e quel sorriso squadrato «magari ci siamo visti in altre occasioni...» aggiungo, cercando di fargli ricordare.
«Ho detto di no» il tono della sua voce cambia, diventando un poco duro. Probabilmente sono stata troppo oppressiva con le mie domande.
«Scusa, era solo un mio dubbio» cerco di rimediare, ma ormai sembra un po' alterato.
«Perdonami tu. Non volevo alzare la voce» cerca di scusarsi e, nel mentre, la cameriera ci porta le nostre ordinazioni.
Chiacchieriamo del più e del meno, ma lui sembra più teso e attento a quello che dice: non incrocia i miei occhi, concentrandosi sulla sua bevanda e noto che si passa più spesso la mano tra i capelli ricci.
Non mi lascio influenzare troppo dal suo atteggiamento e chiacchiero come se niente fosse mentre mangio il mio muffin, sempre assecondata da lui che educatamente continua a farmi domande portando avanti la conversazione, nonostante ci sia qualcosa che non va. Mi chiede della mia infanzia, del mio percorso di studi, come ho conosciuto Megan e del lavoro in biblioteca.

Checkmate | K.Th.Where stories live. Discover now