45-UN ANGELO.

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DAMON
Il dottore disse che stava bene, che era fortunata perché aveva sfiorato la vena. Non sapevo se esserne sollevato perché cristo, stava bene, oppure preoccupato perché probabilmente era quella la sua intenzione. Quando ci concessero di entrare visto che era sveglia, erano le quattro del mattino ed eravamo tutti d'accordo che dovesse essere Philip ad entrare per primo, potevamo entrare uno alla volta. Mi cedette il posto, <<io sono entrato nella sua vita da soli due mesi Damon, tu non solo la conosci da molto più tempo, ma soprattutto l'hai salvata in varie occasioni, l'hai amata e la ami. Sono sicuro che vorrà vedere prima te, magari parlarti di ciò che è successo, tocca a te entrare per primo>>, quella ragazza ci aveva fatti diventare due smidollati, ci abbracciammo ed entrai in camera. Non la guardai subito, vagai prima nella camera, notai le pareti beige chiaro, al contrario di ciò che mi aspettavo, c'era anche un televisore nella parte in alto della parete sinistra, sulla destra c'era un armadietto e accanto un letto molto piccolo dove c'era lei. Aveva dei fili attaccati alle braccia, una fasciatura le copriva tutto il braccio sinistro, aveva la pelle pallida e due occhiaie nere, i capelli spettinati e le labbra secche, eppure non avevo visto niente di più bello in vita mia, anche se la bellezza adesso era l'ultima dei problemi. <<Hey>>, non sapevo cosa dire o fare, notai una sedia accanto al letto e decisi di sedermi lì, almeno non sarei sembrato un cretino, <<Damon>>, aveva la voce roca e si leccò le labbra, i suoi occhi erano stanchi. <<Hope perché?>>, avevo bisogno di saperne il motivo, avevo bisogno di sapere che non c'entravo anche io in quello che aveva fatto, <<perché cosa?>>, <<lo sai Hope... siamo in un ospedale per questo>>. Si voltò dall'altro lato, adesso non voleva neanche vedermi, <<Damon non ne voglio parlare adesso>>, <<come puoi non volerne parlare? Hai idea di quanto ci hai fatto preoccupare a tutti? Hai idea di quante cose mi sono passate per la testa?>>, ero furioso più con me stesso che con lei, avrei potuto sfondare quella dannata porta prima, molto prima, <<basta Damon non parlare per favore, mi scoppia la testa. Ne parleremo ok? Non oggi, non ora non ce la faccio>>. 

Mi ammutolii, per quanto stia male, lei stava sicuramente peggio, decisi di non andare oltre con le parole, <<mi dai un po' d'acqua? Ho la gola secchissima>>, presi la bottiglietta accanto alla sedia e riempii il bicchiere che avvicinai alle sue labbra, aiutandola a bere. <<Grazie>>, restai in silenzio e mi presi del tempo per osservarla, per guardare quel braccio che adesso era bianco, <<resti con me? Vorrei compagnia>>, spezzò il silenzio e anche se avrei dovuto dirle che fuori c'erano gli altri che aspettavano di poter entrare, non lo feci. <<Certo che resto con te Hope, c'è bisogno di chiederlo?>>, <<si, credevo che fossi arrabbiato con me>>, <<non lo sono Hope, ho solo avuto paura tutto qua>>, ammisi sincero, poteva seriamente venirmi un infarto. Quando la vidi lì, seduta a terra piena di sangue, inerme e quasi priva di sensi, non ero riuscito a fare niente, mi aveva destabilizzato. <<Paura di cosa?>>, <<paura di perderti piccola Hope, paura che tutto finisse in un secondo>>, mi guardò con occhi colpevoli, <<mi dispiace so che ho ferito anche te facendo, be' lo sai>>, <<non preoccuparti, so che non l'hai fatto per ferire anche noi, solo che non capisco perché hai voluto ferire te stessa Hope...per me sei speciale, sei importante e come lo sei tu, lo è tutto di te. Compresa la tua salute, compreso il tuo braccio. Vorrei che questo sia l'ultimo episodio del genere>>, l'autolesionismo non portava mai niente di buono, <<come sai che ce ne sono stati altri?>>, <<l'ho capito osservandoti Hope>>, decisi di non confessarle che Elisabeth l'aveva detto, non mi sembrava il caso. <<Promettimelo Hope, promettimi che non dovrò mai più vederti così né dover vivere di nuovo questa paura folle>>, <<non posso Damon, non posso prometterlo>>, <<bene allora facciamo un patto>>, mi guardò curiosa, sapevo che l'unico modo per farle cambiare idea sul ferirsi, era questa. 

<<Il tuo dolore è il mio dolore e le tue ferite sono le mie ferite piccola Hope. Giuro che faccio qualcosa di peggio se lo fai, non condivido solo la felicità con la mia ragazza condivido tutto, anche il dolore>>, mi guardò terrorizzata, avevo colpito i punti giusti, <<io non voglio che tu ti ferisca perché lo faccio io>>, <<ma io lo farò perché non voglio che tu lo faccia>>, in realtà era più un ricatto, con cui speravo di vincere. Sembrò pensarci un po' su prima di rispondermi, <<d'accordo non lo farò più ma tu nemmeno devi fare qualcosa>>, <<bene volevo sentire esattamente questo>>, restammo in silenzio a guardarci. Poi, come se mi mancasse il respiro e lei fosse l'unica fonte d'aria, la baciai e ogni volta, il suo bacio annullava una piccola parte di me ferita.

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Avevano dimesso Hope dopo due giorni di ricovero, volevano affidarla ad uno psicologo ma aveva rifiutato, così la portai a casa. Non parlammo più di ciò che era successo, del perché l'aveva fatto, probabilmente non si sentiva pronta per parlarne ed io non volevo pressarla, quindi avrei aspettato. Io e Josh riprendemmo le abitudini di prima, quando avevamo l'occasione, prendevamo delle birre e passavamo del tempo insieme al parco abbandonato, la stessa cosa valeva anche per Hope e Beth, avevano ripreso i rapporti ed uscivano molto più spesso insieme, avevano perfino organizzato una serata prima dell'inizio della scuola. Volevano escluderci ma quando dissero che sarebbero andate all'Angels Club, mi imposi, non l'avrei lasciata da sola, era il posto in cui l'avevano aggredita, il luogo in cui le avevo parlato per la prima volta. Non obiettarono tanto, probabilmente si sentivano più al sicuro con noi, saremmo andati questa sera alle nove e mezza, iniziai a prepararmi alle nove. I miei genitori non erano qui, continuavano a nascondersi, il pericolo era sempre dietro l'angolo, ma almeno adesso potevo vederli quando volevo. Andai a fare una doccia veloce, mi rendeva nervoso l'idea di andare in discoteca con Hope come coppia, forse perché sapevo che non avrei retto la gelosia e che avrei dato di matto se qualcuno si sarebbe soffermato troppo su ciò che avrebbe indossato. Sperai che non avrebbe messo un vestito provocante, solitamente mi farebbe piacere vederla così, ma in una discoteca non era il caso. Quando uscii dalla doccia avvolsi un asciugamano alla vita, mi lavai i denti e lasciai che i capelli asciugassero all'aria. Indossai i boxer neri e mi diressi in camera mia per indossare una camicia nera a maniche corte, lasciando i primi tre bottoni aperti e un pantalone beige. Presi il profumo a base di menta e cioccolato e lo spruzzai nei punti strategici, poi indossai delle scarpette nere, mi guardai allo specchio e sistemai alla meglio i capelli, completai con l'orologio argento che mi aveva regalato mio nonno. 

Presi le chiavi dell'auto, il cellulare e il portafoglio che non potevano mai mancare e prima di uscire salutai i miei nonni con un bacio. Andai a prendere prima Josh, indosso aveva una camicia bianca, i pantaloni neri e le sneakers bianche. <<Allora andiamo a prendere le nostre donzelle?>>, mi ero fermato un attimo a comprare delle gomme da masticare, almeno avrei allentato la tensione, <<si andiamo, dovresti masticarne una anche tu, sempre se non vuoi anestetizzare la povera Elisabeth>>, adoravo prenderlo in giro, credeva sul serio ogni mia parola. <<Stai dicendo che puzzo l'alito? Accidenti avevo detto a mamma di non cucinare la bolognese per cena, si ostina a cucinare cose italiane, per forza che mi puzza anche se ho lavato i denti tre volte e ho fatto dieci risciacqui>>, scoppiai a ridere, chi era che mangiava bolognese per cena? <<Sto scherzando Josh, non puzzi l'alito ma siccome non si sa mai, prendila una gomma da masticare>>. Arrivammo a casa di Hope alle nove e mezza in punto, con lei c'era anche Elisabeth, le inviai un messaggio e aspettammo. Ci misero mezz'ora per scendere, ma cazzo...non l'avevo mai vista così bella, era perfetta. <<Buonasera>>, entrambe salirono sui sedili posteriori, misi in moto incapace di parlare e mi diressi alla discoteca. Quando parcheggiai l'auto, Josh andò incontro alla sua ragazza, feci la stessa cosa e le afferrai la mano, l'avvicinai a me, <<ti prego, stammi vicina stasera. Questo vestito ti sta da dio, sei molto più che bella ma non mi fido degli altri e vorrei poter guardarti sempre, tutta la serata>>, la baciai quando mi rivolse quel mezzo sorriso imbarazzato. Indossava un vesto lungo, le arrivava quasi alle caviglie ma aveva uno spacco sul lato abbastanza lungo. Aveva le maniche corte e a sbuffo, la benda era scoperta ma sembrava non importare ad Hope, doveva tenerla un altro paio di giorni. Era di un bianco candido il vestito, le stava veramente bene, le stava divinamente. Sembrava un angelo caduto dal cielo. Indossava un tacco nero altissimo, una borsetta nera e qualche accessorio in argento, questa sera la stella che brillava di più, ce l'avevo al mio fianco. 

<<Non ho intenzione di allontanarmi nemmeno un secondo da te, con questa camicia sei così sexy che tutte le oche ci proveranno con te>>, mi strappò un sorriso, era così tenera, <<gelosa piccola Hope?>>, <<si Damon, decisamente si, non voglio che ti girino intorno>>, valeva lo stesso per me.

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