37-DI NUOVO INSIEME.

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DAMON
Eravamo in macchina, non avevo ancora capito dove ci stessero portando ma non aveva importanza, avevo Hope appoggiata al mio petto, non parlava e guardava fuori al finestrino, non mi guardava nemmeno per sbaglio ma, nonostante ciò, mi tenne ancorato a lei. Non sapevo cosa fare, cosa dire, volevo delle spiegazioni su tutto questo, sul fatto che mio padre fosse vivo ma forse era meglio aspettare. All'inizio credevo di avere le allucinazioni, poi quando realizzai che era tutto vero, non sapevo esattamente cosa provare, se gioia per averlo di nuovo con me, oppure rabbia perché mentre ero a piangere sulla sua tomba, lui era vivo e vegeto chissà dove. Non sapevo cos'era successo, speravo che non fosse l'unico ad essere miracolosamente vivo, sperai di poter riabbracciare mia sorella Margot e di poter raccontare a mia madre com'era cambiata la mia vita, da quando non c'erano più. Notai di tanto in tanto Philip guardarmi dallo specchietto retrovisore, sembrava che volesse dire qualcosa, ma si stava zitto e questo mi fece irritare. <<Cosa vuoi?>>, sbottai all'ennesimo sguardo, feci sobbalzare Hope che mi strinse un po' di più e mi guardò per capire qualcosa, <<niente ti stavo solo guardando Damon>>, bugiardo, <<non è vero è da tre ore che mi fissi di tanto in tanto e questo inizia a irritarmi, se devi dirmi qualcosa fallo e basta>>. Purtroppo per lui, lo conoscevo abbastanza da sapere che gli mancava il coraggio di ammettere qualcosa, <<volevo solo farti sapere che io non c'entro nulla, nel senso che non sapevo che lui fosse vivo>>, avrei dovuto crederci? Tutto mi sembrava fasullo adesso eppure qualcosa mi spinse a pensare che era vero, che probabilmente anche per lui era stato impressionante rivederlo dopo sette cazzo di anni in cui aveva creduto che il suo migliore amico fosse morto. <<Ti credo>>, persino lui sembrò sorpreso dalle mie parole, il fatto era che non mi restasse molto altro da fare, se non credere a ciò che mi varrebbero detto. Ci fermammo a casa di Hope, quando se ne rese conto la sentii fremere, aveva paura di tornarci? 

Entrai con lei e dissi loro di aspettarmi due minuti, non l'avrei lasciata solo per parlare con un uomo che credevo morto. L'accompagnai all'interno e una volta constatato che non ci fosse niente di strano, la rassicurai. I suoi genitori stavano tornando a casa, non doveva avere paura, sarei tornato appena possibile. Mi accompagnò alla porta e prima di andare via, le diedi un bacio in fronte. <<Hope>>, stavo andando in macchina ma qualcosa mi spinse a chiamarla, scattò nella mia direzione e mi riavvicinai. <<Voglio capire tutto di questa storia assurda ma non pensare che io voglia lasciarti sola, dammi solo qualche ora e tornerò da te, magari con più chiarezza nella testa>>, non avrei mai voluto lasciarla sola dopo una giornata simile, ma non potevo nemmeno restare, <<sta tranquillo Damon, è tuo padre e lo credevi morto fino a due ore fa, penso sia più che normale che parliate da soli, io ti aspetterò qui>>, mi scaldò il cuore sapere che mi avrebbe aspettato, dandomi un'ulteriore motivo per tornare qui, da lei. <<Grazie piccola Hope>>, <<grazie a te Dam, per avermi protetta nonostante tutto e per preoccuparti per me anche adesso che non dovresti>>, non credevo di essere capace di smettere di preoccuparmi per lei. <<Mi preoccupo solo per te piccola Hope, il resto è un contorno, in questo momento per me l'unica cosa che conta realmente sei tu, soltanto tu>>, si slanciò verso di me e mi allacciò le sue piccole braccia al collo, la strinsi in un abbraccio. <<Anch'io mi preoccupo per te, perciò se dopo che ti hanno detto la verità avrai voglia di spaccare tutto, non farlo. Chiamami, semplicemente componi il mio numero e io ci sarò per te, sempre>>, risultò come una promessa che mai in vita mia mi avevano fatto, non avrei voluto baciarla davanti a quei ficcanaso ma non ne potevo fare a meno adesso; perciò, le afferrai il mento e unii le nostre labbra per un po', mi distaccai solo perché quei coglioni suonarono il clacson.

 <<Devo andare prima che rompano il clacson a furia di suonarlo>>, sorrise e si allontanò di poco da me, non lasciai la presa sulla sua vita, <<sta tranquillo Dam, possiamo sempre riprendere dopo quello che abbiamo iniziato>>, be' con questa premessa non avrei perso altro tempo, andai in macchina non prima di darle un ultimo bacio. <<Così stai insieme alla mora?>>, mio padre non disse una parola, meglio così. Philip invece, non riusciva a farsi gli affari suoi, <<sta zitto tu e che ne dici di partire?>>, mi portarono in una strada a me sconosciuta, sperai che non mi avrebbero detto altre stronzate. <<Avrei giurato che ti staresti messo con la bionda alla fine di tutto>>, inferì ancora sul discorso che credevo di aver già chiuso, <<cos'è che non hai capito? Fatti i cazzi tuoi Philip>>, <<come sei irascibile Damon, con la moretta non sei così>>, l'avrei strozzato, solo io potevo chiamarla in quel modo. <<Della moretta non ti deve interessare e poi ha un nome, usalo>>, <<ma se nemmeno tu lo usi, piccola ingenua Hope>>, scimmiottò la mia voce, odiavo chi mi prendeva per il culo soprattutto se c'era di mezzo lei. <<Vai a fare in culo Philip, te lo dico con tutto il cuore>>, <<oh Damon ha un cuore, dobbiamo ringraziare la moretta per questo miracolo?>>, mi stavo sul serio arrabbiando. <<Philip è l'ultima volta che ti avviso altrimenti sei un uomo morto>>, <<addirittura, ci tieni così tanto a quella ragazzina>>, non una ragazzina qualsiasi, perché non se lo ficcavano nel cervello? <<Si ci tengo a lei e non chiamarla nemmeno così>>, <<ok mi sono divertito abbastanza a prenderti per il culo, siamo quasi arrivati a destinazione>>, bene la verità era sempre più vicina, un po' mi faceva paura essere a conoscenza di tutto, ma dovevo sapere ogni cosa soprattutto se era coinvolta Hope in questo. Arrivammo in una strada abbastanza abitata, dove c'era una villetta azzurrina messa abbastanza male, Philip parcheggiò e insieme scendemmo entrando in casa, che al contrario dell'esterno, era davvero bella all'interno. <<Non so se è pronto a tutto questo>>, parlò mio padre guardando Philip che rispose, <<certo che lo è>>, mi sentii di troppo. 

<<Io sono qui e vorrei capire a cosa non sono pronto>>, neanche il tempo di terminare la frase che vidi entrare in salotto mia madre, seguita da mia sorella...era proprio lei ma con delle forme in più e anche più alta. Non potevo credere ai miei occhi, erano tutti così vivi che quasi ebbi paura di toccarli. <<Moon>>, quel soprannome poteva darmelo solo lei pensando alle lettere finali del mio nome, "Mon" non sapevo come l'aveva associato alla luna. Diceva sempre da piccoli che noi eravamo come il sole e la luna, lei era rappresentata dal sole perché era quella più gioiosa mentre io, il tenebroso Damon, ero rappresentato dalla luna. Diceva che eravamo due opposti e che, anche se saremmo stati divisi, prima o poi sarebbe arrivato il momento dell'eclissi che ci avrebbe unito. Prima non capivo il senso delle sue parole, adesso riflettendoci mi stava parlando di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, mi stava già preparando a quello che avevo vissuto. Al dolore della perdita che in realtà non c'era mai stata, lei sapeva già cose che io non sapevo e in qualche modo aveva provato ad avvisarmi, ma non l'avevo capito prima d'ora. <<Sun sei davvero tu?>>, sussurrai sconvolto, credevo che non l'avrei mai più vista, credevo di averli persi tutti. Invece erano qui, davanti a me e mi guardavano, mi sorridevano con le lacrime agli occhi, era assurdo. <<Sono io Damon, sono proprio qui>>, si avvicinò e all'inizio le toccai con un dito il braccio, per assicurarmi che fosse davvero davanti a me e che non fosse una semplice allucinazione. Poi l'abbracciai e la strinsi forte per un'infinità di tempo, mi era mancata così tanto, dovrebbe avere quattordici anni adesso, ancora non era passato il suo compleanno e dopo sette lunghi anni, avrei potuto festeggiarlo con lei. Mi staccai da mia sorella e notai mia madre guardarci in lacrime, le andai vicino e la abbracciai.

<<Mamma>>, <<tesoro mio>>, quanto mi era mancato questo calore, il calore della sua pelle. Singhiozzò e mi scapparono delle lacrime, non potei evitarlo, <<ma adesso quanti anni avete tutti? Sapete ho iniziato a perdere il conto dai tre anni passati senza di voi>>, solo io potevo chiedere l'età in un momento del genere dove l'unica cosa che non contava era proprio l'età. Persino mia madre rise tra le lacrime, <<davvero Damon pensi a quanti anni abbiamo adesso?>>, chiese l'impertinente di mia sorella, non era cambiata per niente, <<sì davvero>>, ci pensò mio padre, che fin ora non aveva aperto bocca, a rispondermi. <<Tua madre Lia ne ha cinquantadue adesso, come sai il suo compleanno è passato un po' di tempo fa>>, già ed io ero al cimitero a piangere su una tomba vuota, ricordai sentendomi un emerito cretino. <<Tua sorella ne ha quattordici ma tra due settimane ne farà quindici>>, ricordavo bene allora, be' almeno non passerò un'altra giornata in lacrime su una tomba vuota. <<Infine io ne ho cinquantasette siccome sono nato lo stesso giorno di tua madre li ho già compiuti>>, già la cosa che li accomunava non era solo questa, avevano gli stessi occhi chiari e sembravano sempre gli stessi nonostante gli anni che passavano, era davvero tutto così assurdo. Bene prima di passare alle rivelazioni e capire cosa stesse succedendo da un po' di tempo a questa parte, notai dell'alcol su un tavolino e anche se non sapevo cos'era, mi riempii un bicchiere, ne avevo bisogno era come avere un sostegno morale che mi serviva in questo momento per affrontare la fatidica verità, sperai ne sia valsa la pena farmi soffrire per così tanto tempo mentre loro erano vivi e vegeti.

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