32-VERITA' O MENZOGNA?

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Passai la notte a piangere, era stato più forte di me, non riuscivo a smettere di pensare e ripensare alle parole di Damon. Probabilmente il problema era mio, forse ero io che attiravo ragazzi che in realtà non erano interessati ad avere alcun legame con me, o semplicemente, erano loro ad avere qualche problema in testa. Mi aveva ferita. Mi aveva ferita sapere che il ragazzo che mi piaceva, il ragazzo da cui avevo desiderato quel bacio con tutta me stessa, mi voleva sempre e solo per lo scopo di portarmi a letto. Dovevo aspettarmelo, infondo si trattava di Damon Parker, nessuna si aspettava niente di diverso da lui, eppure io avevo riposto aspettative molto alte in lui. Si era fatta l'alba, ero stata sveglia tutta la notte e non avevo chiuso occhio nemmeno un attimo, erano le cinque del mattino e sentivo la gola secca, avevo bisogno di bere e poi avrei cercato di riposare un po'. Mi alzai dal pavimento, ero rimasta rannicchiata sul pavimento per ore, con la testa al muro, dovevo avere un aspetto orribile. Scesi al piano inferiore, nel minibar doveva esserci dell'acqua, no? Notai però una sagoma dormire sul divano, avanzai in punta di piedi per evitare di fare rumore, mi avvicinai e lo vidi...Era Damon. Aveva trascorso la notte lì? Ai piedi del divano c'erano due bottiglie vuote, una di jack Daniel's e una di vodka, era scemo? Poteva sentirsi male, bevendo così tanto, poi perché farlo? Prima mi trattava male e poi si sbronzava? Era patetico. Andai al minibar una volta certa che respirasse e presi il mio bicchiere d'acqua, dopodiché tornai in camera, fortunatamente non l'avevo svegliato, certo con tutto quell'alcol in corpo, nemmeno una bomba l'avrebbe fatto. Per precauzione, una volta rientrata in stanza, chiusi la porta a chiave, non mi fidavo degli uomini che frequentavano questa casa, e poi non era sposato? Dov'era la moglie di Robert? Mi stesi sul letto e presi il cellulare, mi mancava la mia migliore amica, le scrissi un semplice "buongiorno" e iniziai a raccontarle la giornata di ieri, anche di ciò che era successo tra me e Damon, e dopo qualche lacrima, decisi che era arrivato il momento di dormire. 

Sentii un rumore lontano, mi svegliai di scatto e corsi ad aprire la porta, cosa diavolo stava succedendo sotto? Scesi al secondo piano e quello che mi si presentò davanti era a dir poco assurdo. Uomini morti a terra, Robert che aveva una pistola e sparava alla cieca urlando, perché era addolorato, avevano ucciso tutti i suoi amici. Sembrava un campo minato questa casa, c'era letteralmente il caos; eppure, non potei fare a meno di pensare a Damon. Cazzo, lui stava dormendo sul divano e se il secondo piano fosse diventato un cimitero, non avrei osato immaginare il piano terra. No, non volevo e non dovevo pensarci, non poteva essere morto. <<Torna nella tua camera e non uscire da lì Hope! Se può tranquillizzarti Damon è al sicuro nel mio bunker, questi stronzi ce l'hanno con me per aver protetto voi, sono alleati di quel figlio di puttana di Robin, devi fuggire, trova il modo di farlo>>, non mi tranquillizzò affatto, soprattutto perché erano qui non per lui, non per Damon, ma per me. Ero felice, tuttavia, di sapere che fosse al sicuro, corsi all'ultimo piano e mi richiusi in camera a chiave, mi dispiacque rimanerlo lì fuori, ma sapevo che se la sarebbe cavata. Afferrai la coperta e le lenzuola, più in fretta che potevo, creai una sorta di corda abbastanza lunga da portarmi giù senza farmi spaccare la testa, la legai al letto e sperai che avrebbe retto, senza pensarci due volte mi arrampicai sulla corda-lenzuola e mi ritrovai nel giardino. Se il secondo piano era un campo minato, il giardino era l'inferno. Anche qui c'erano corpi dappertutto, avevano ucciso tutti quegli uomini per colpa mia. Magari avevano delle famiglie, una figlia che li stava aspettando a casa per giocare, e per colpa mia, non potevano più farlo. Osservai la corda con la quale ero scesa e per un attimo esitai di andarmene al sicuro, non era giusto, volevano me, non loro. Pensai che non sarebbe stato così difficile risalire, sarei andata da loro e li avrei assecondati, a patto che non avrebbero ucciso più nessuno. Mentre poggiai un piede sul muro per darmi una spinta, sentii una mano afferrarmi e tapparmi la bocca, bene mi avevano già trovato loro, non c'era bisogno di arrampicarsi.

 <<Non farai nessuna cosa stupida piccola Hope, non è il momento di fare l'eroina>>, stentavo a credere che fosse proprio qui, dietro la mia schiena, e che mi stesse salvando, ancora. Mi trascinò sul retro della casa, avevo bisogno di distanza tra noi quindi mi distaccai e lo seguii da sola, anche perché adesso non avevo scampo, non mi avrebbe lasciato tornare in casa, <<qui c'è un bunker, resteremo qui fin quando non finirà tutto>>, mentre Damon stava smanettando con una parte del prato che si alzava e rivelava una porta, sentii una voce troppo familiare che ci bloccò, mi fece ricordare cose non piacevoli. <<Davvero pensavi che portare qui la tua principessa sarebbe stato utile? Sei davvero ridicolo Damon...Io ho uomini ovunque, non potete scappare da me>>, non era possibile che fosse ad un passo da noi, no. Vidi Damon voltarsi con una luce di paura negli occhi, ma allo stesso tempo era furioso, mi si piazzò davanti in un secondo. <<Dimmi solo perché ti sei accanito contro di lei>>, <<ancora non l'hai capito? I suoi genitori sono dei bastardi>>, non avrei sopportato il peso di altre menzogne, altre verità nascoste. Ma erano i miei genitori, mi erano sempre stati accanto, cosa potevano mai fare per scatenare la sua furia? <<Cosa c'entrano i miei genitori>>, <<sono loro i veri assassini della famiglia di Damon, loro hanno mosso i fili mentre Josh e il paparino hanno fatto da burattini>>, perché dovrebbe riguardare lui? Se era vero, perché avrebbe dovuto arrabbiarsi con me? <<A te precisamente cosa cazzo importa?>>, <<ancora non ci siete arrivati? Non la voglio morta Damon altrimenti lo sarebbe già da un pezzo, non potrei uccidere la mia sorellina>>, no, questo era assurdo. Mio fratello era Thomas, e non era nemmeno a Los Angeles ma in Italia, sicuramente non c'era nessun fratello nei paraggi. 

<<Impossibile, mio fratello si chiama Thomas e non è qui>>, <<ah sì il nostro fratellone, so che è andato in Italia con l'amore della sua vita, vedi i tuoi genitori, i nostri genitori ti hanno riempita di cazzate>>, non poteva un estraneo fare queste accuse sulla mia famiglia. Decisi di dargli ascolto, capire cosa volesse davvero e passammo due ore seduti su un divano distrutto, a parlare con colui che in teoria mi voleva morta. Era stato così chiaro e la sua voce mi era sembrata così sincera che mi aveva messo i brividi. Spiegò che mia madre e mio padre, tempo prima, facevano parte del clan dei "Black Angels" e che mia madre aveva avuto una breve relazione con Philip, colui che aveva cresciuto Damon. Già era assurdo così, ma poi aggiunse che da quella relazione, nacque Robin e Liam, il ragazzo che avevamo ucciso, era mio fratello. Disse che mia madre era già sposata con mio padre da quattro anni, infatti durante la sua relazione con Philip, era già mamma di Thomas e aveva tre anni, subito dopo restò incinta dei gemelli. Questa storia Robin l'aveva conosciuta grazie al padre che l'aveva cresciuto, non padre biologico, che mia madre aveva considerato di abortire per non far scoprire niente al marito, ma cambiò idea. Papà venne a sapere tutta la verità ma, nonostante ciò, non considerò nemmeno il divorzio, lasciò i Black Angels ed era disposto ad andare avanti ad una condizione: doveva lasciarli anche lei e non doveva vedersi con Philip mai più. Fecero così e continuarono la loro vita come se niente fosse, mamma a lavoro si diede malata per gli ultimi tre mesi di gravidanza, quando la pancia iniziò a farsi notare e mio padre assistette perfino al parto. Tutto andò secondo i piani, fin quanto Liam e Robin non fecero un anno, e mio padre non iniziò a odiarli per tutto e per niente. Ribadiva sempre che non avrebbe cresciuto lui i figli di Philip, che non voleva che Thomas li ricordasse e che dovevano andare via, quando furono portati via da casa mia, mio fratello era troppo piccolo, a quattro anni non puoi ricordare. 

Li portarono a Philip ma non fu in grado di crescerli così li affidò a suo fratello Ronald, non colui che ci stava ospitando ma un altro suo fratello che li crebbe insieme alla moglie come meglio poteva. Era stato proprio Ronald a spiegare le cose a Robin, era grande e doveva sapere la verità, così aveva spiegato lui. Il suo odio verso la mia famiglia nacque proprio da questo, e per essere in grado di creare un clan tutto suo, decise di unirsi ai White Angels. Robert stava bene e probabilmente conosceva già tutto, non mi era parso sorpreso neanche un po', forse era stato lui a dire dove fossimo. Non potevo biasimare quel ragazzo, insomma se era tutto vero, il suo rancore era fondato, meritava di vivere sotto il mio stesso tetto. <<Quando sei nata io ero qui in Irlanda, avevo dodici anni e Ronald pensò che fosse il momento giusto per raccontarmi tutto, ero così arrabbiato con loro. Poi mi raccontò di te, del fatto che eri così piccina e carina e non ho potuto non provare invidia per Thomas, lui era lì e poteva guardarti, accarezzarti e parlarti mentre io ero stato privato di tutto questo e anche di più. Volevo conoscere la mia sorellina più di ogni cosa al mondo e quando sono andato a Los Angeles per parlare con mio padre, ho passato le ore ad osservarti da lontano per anni, perché poi sono rimasto lì? Per te. Volevo che tu mi conoscessi, che mi volessi bene e che giocassi con me proprio come lo facevi con Thomas. Ti ho osservata per tutto questo tempo e quando ho trovato quel coglione di Josh, sono riuscito ad avvicinarmi a te. Lo so ho usato un modo molto brutto per avvicinarmi, ma dovevo farlo per forza in quel modo altrimenti non mi avresti mai creduto>>, <<cosa ti fa credere che io adesso credo alle tue parole?>>, <<il modo in cui mi guardi, con quegli occhioni lucidi perché sei sempre stata capace di sentire il dolore mio come se fosse tuo>>. Aveva ragione, avevo questa sorta di capacità di comprendere davvero il dolore altrui, riuscivo quasi a provare sulla mia stessa pelle il dolore degli altri, poteva sembrare una magia ma mi limitavo a immedesimarmi in quella persona. Faceva male, delle volte faceva così male che desideravo perdere questa capacità.

 <<Perché hai lasciato che uccidessimo Liam?>>, prima di essere mio fratello, era il suo gemello e quella domanda mi tormentava dall'inizio del suo racconto, <<perché lui non era d'accordo con me, lui ti odiava esattamente come odiava i nostri genitori e nostro fratello, voleva davvero farti del male per vendicarsi e io gli ho fatto credere che avrebbe potuto farlo. Sapevo che l'avreste ucciso per proteggerla e nel caso non l'avreste fatto, io guardavo tutto ciò che succedeva e sarei intervenuto>>, era tutto sconvolgente ma sembrava davvero reale. Nessuno disse una parola, mi trovai spaesata da quelle rivelazioni, guardai Damon ma era assorto in qualche suo pensiero oscuro, cosa accadrà adesso?

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