22-VOGLIO TE.

95 11 0
                                    

JOSH

Passarono cinque lunghi giorni, da quando avevamo avuto quel piccolo battibecco, se così potevamo definirlo. Cinque giorni in cui andava a mangiare fuori pur di non vedermi o parlarmi. Non avevo insistito così tanto nel cercare di avere un qualsiasi contatto con lei, credevo che avesse bisogno di tempo, ma ero stufo di aspettare e restare nel dubbio, così decisi, tornando da scuola, che le avrei parlato, a costo di provarci l'intero giorno. Come avevo previsto, dopo mangiato andò dritta nella camera degli ospiti che per il momento era la sua stanza, e si chiuse dentro. Bussai alla porta, fece finta di non sentire niente, non aveva proprio voglia di interagire con me, era stato così brutto per lei? <<Possiamo parlare?>>, le chiesi restando fuori la camera, anche se non era chiusa a chiave, non avrei aperto la porta se non me l'avrebbe detto lei di farlo. <<Lasciami in pace Josh>>, mi avvicinai così tanto alla porta che avrei potuto fondermi con essa, avvertii un sospiro dall'altra parte. <<Non fin quando non parleremo>>, <<non ho nulla da dirti>>, <<bene, allora facciamo una cosa. Fin quando non esci dalla stanza e mi parli, io mi apposto qui fuori>>, sapevo che la sua coscienza non avrebbe voluto farmi dormire sul pavimento, in casa mia, per un suo capriccio; infatti, aprì la porta dopo pochi istanti. <<Cosa vuoi?>>, mi chiese, notai che si era cambiata, indossava un pigiama con un disegno di un coniglietto, le stava bene anche se era da bambina, quel pigiama. <<Parlare, con te, di tutto>>, le dissi ma Elisabeth decise di tornare in camera sua, questa volta non gliel'avrei fatta buona. Mi avvicinai al letto, si era distesa a pancia in giù, l'afferrai e la presi come un sacco di patate sulle mie spalle, mi avrebbe parlato ad ogni costo. <<Mettimi giù brutto stronzo egoista>>, <<puoi dirmi le peggio cose bellezza, non ti metterò giù fin quando non ti avrò portata in un posto>>, <<dove mi porti conciata così? Non ti permettere Josh, giuro che, quando mi fai scendere vado a denunciarti ai carabinieri>>, questa non l'avevo mai sentita. <<Ah sì? E cosa ci scrivi sulla dichiarazione?>>, sorrisi prendendomi gioco di lei, era impossibile non farlo insomma, chi ti avrebbe denunciato solo per averla presa in braccio? Sembrò rifletterci prima di rispondermi, <<non lo so ma troverò un buon motivo>>, <<bene pensaci mentre arriviamo>>, le diedi uno schiaffo sul sedere, non potevo non farlo, era in bella vista e mi stava chiamando. 

Presi le chiavi della macchina e la portai fuori, la lasciai solo quando era già seduta sul sediolino con la cintura allacciata, dopodiché mi misi alla guida e sfrecciai, volevo arrivarci il prima possibile. <<Dove stiamo andando?>>, mi chiese con tono calmo, forse non era così tanto arrabbiata con me come voleva farmi credere, probabilmente, era solo apparenza. <<Stai tranquilla non ti porto in nessun bosco abbandonato per ucciderti>>, tirò un sospiro di sollievo molto teatrale, poteva farla l'attrice in effetti, la bellezza non le mancava affatto e avrebbero richiesto in tanti la sua presenza. <<Menomale>>, <<forse>>, aggiunsi successivamente, ricevendo un occhiataccia in risposta, come poteva essere così sexy, anche se era arrabbiata con me e indossava un pigiama ridicolo? <<Stiamo andando al parco, rilassati>>, le dissi dopo qualche secondo passato a guardarla in silenzio, aveva dei lineamenti delicati, sottili, sembravano quasi accarezzarla e renderla perfetta. <<Perché? Non potevamo parlare semplicemente a casa tua?>>, <<no, preferisco farlo al parco, dolcezza>>, le feci l'occhiolino e lei scosse il capo per il doppio senso che aveva capito, anche se in realtà potevo risultare un cretino. <<Benvenuta nel mio posto sicuro, dolcezza>>, arrivammo poco dopo, non era un granché in realtà, nonostante io e Damon l'avessimo sistemato un po', il parco era pur sempre abbandonato. <<La smetti di chiamarmi così?>>, <<si in effetti tu più che dolce sei acida tesoro>>, mi fece una linguaccia mentre l'aiutavo a scavalcare il piccolo buco che avevamo creato nel cancello per entrare, e la condussi nel posto che più mi piaceva di quel parco. Mi piaceva perché aveva la vista più bella del mondo, c'era una piscina di medie dimensioni, che era collegata ad una invece molto piccola. Ovviamente, con il passare degli anni, era ridotta male, sporca e scorticata, ma era sempre bella. Dietro la piscina, c'erano delle scale che portavano sullo scivolo, e dietro ancora, c'era una terrazza, da cui c'era la vista mozzafiato.

Nothing is lost🌝Onde histórias criam vida. Descubra agora