30-L'IRLANDA E LA SUA ACCOGLIENZA.

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DAMON
Avrei voluto continuare quella storia, ma non potevo farlo perché sarei andato troppo oltre e non potevo permettermi mosse azzardate con lei. La verità è che, per quanto già fosse scontata come cosa, non partirei per l'Irlanda del Nord per proteggere una qualsiasi, non l'avrei mai fatto ma quando si tratta di Hope io sembro un'altra persona e questo spesso mi spaventa. Quando scoprii che Robin era davvero vivo in me scattò una molla, soprattutto quando mi riferirono che si era fatto vedere per chiedere informazioni su Hope, informazioni che per ora non possedeva. Degli uomini fidati che conosceva Philip, gli fecero giungere voce che Robin era alla ricerca di informazioni su dove abitava, chi frequentasse e cose così, fortunatamente per ora non era riuscito a scoprire nulla, avevamo messo a tacere tutti. Perciò decisi che la cosa migliore era portarla via da Los Angeles, ero stato sicuramente impulsivo ad acquistare in fretta e furia due biglietti sola andata, ma quando si trattava di lei, non ero per niente lucido. Forse somigliava troppo a mia sorella, aveva la stessa innocenza e curiosità, forse era questo il motivo per il quale ero irrazionale con lei. O forse, semplicemente, mi stavo prendendo in giro da solo. La verità era che non volevo ammetterlo, perché sarebbe diventato troppo reale il fatto che stia iniziando a provare qualcosa per lei, per quella ragazzina che adesso era assorta nel leggere uno dei suoi dannati libri, almeno la tenevano occupata e potevo starmene buono. Avevo notato che ci era rimasta male, magari lei voleva quel qualcosa in più che in quel momento non ero in grado di darle, non ero partito per farmi la storia d'amore, ma per proteggerla e tenerla lontana dal pericolo per quanto bastava. <<Quanto tempo ci vuole?>>, eravamo in volo solo da un'ora scarsa, ma Hope non aveva una qualità importante, la pazienza, <<ci vogliono ancora 14 ore puoi rilassarti e dormire>> spalancò gli occhi, ecco ora farà una delle sue scenate, <<14 ore? Perché cazzo non mi hai detto che sarebbe stato così lungo il viaggio?>>, era esattamente quello il motivo per cui non le avevo accennato niente sulla durata del volo. <<Perché avresti rifiutato a priori e non potevo permettertelo>>, <<vai a fare in culo! Ti odio>>, perché sapeva essere così tanto melodrammatica? <<Il sentimento è reciproco ragazzina>>, non commentò e mentalmente le fui grato, ero già abbastanza incazzato per cose mie, non mi ci voleva anche lei.

14 ore dopo...


Eravamo appena atterrati, dovetti chiamare almeno dieci volte Hope per svegliarla dal suo riposino, aveva davvero il sonno pesante. Eravamo appena usciti dall'aeroporto, con lo sguardo cercai il fratello di Philip, non lo conoscevo ma mi aveva detto che avrebbe indossato un berretto blu, che poco dopo individuai. Mi diressi verso l'uomo che ci avrebbe ospitati per due mesi, e dopo essermi assicurato che Hope mi stia seguendo, aumentai il passo sgomitando qua e là, era davvero un casino quest'aeroporto. <<Benvenuti a Belfast ragazzi!>>, sembrava un tipo apposto e non mi aspettavo che venisse proprio lui, insomma sapevo che comandasse lui le cose da queste parti; quindi, credevo che avrebbe inviato uno dei suoi uomini o chiunque altro a prenderci. Dopo avermi salutato con una stretta di mano, la brutta copia di Philip squadrò dalla testa ai piedi la ragazza al mio fianco, non mi piaceva il modo in cui indugiava con lo sguardo. <<Non pensavo venissi proprio tu a prenderci Robert>>, distolse lo sguardo da Hope che non disse una parola, sembrava intimorita. Effettivamente, era un uomo che incuteva una certa inquietudine, con la sua barba grigiastra ma ben curata, gli occhi coperti da lenti scure, capelli brizzolati e grigiastri, sembrava quasi il nonno di Heidi, solo più cattivo. <<E perché non avrei dovuto farlo ragazzo?>>, mi sorrise mettendo i mostra la sua dentatura perfetta, anche meglio della mia, <<be' da quel che so, qui è lei a comandare e pensavo che mandaste qualcuno di fidato>>, <<si comando io ma mai fidarsi di nessuno, per queste cose delicate preferisco agire io e da solo, tanto come hai detto sono il capo e qui nessuno osa sfidarmi tantomeno toccarmi>>, buono a sapersi, così non mi sarei dovuto preoccupare di qualcuno, tranne che di Robin, di lui mi sarei preoccupato sempre. Non risposi e lui si avvicinò a un'auto totalmente scura, anche i finestrini erano oscurati, prese le valigie e le mise nel portabagagli, aprii lo sportello ad Hope, che silenziosa più che mai, salì in macchina e mi sedetti accanto a lei, mentre Robert si mise alla guida. <<Perché sei così silenziosa piccola Hope?>>, aveva passato più di nove ore a parlare interrottamente di qualsiasi cosa, e adesso se ne stava zitta e muta. 

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